Palermo
Covid, lo sfogo di Leoluca Orlando: «Noi sindaci in prima linea, lo Stato ci aiuti»
Dopo il primo periodo, che qui in Sicilia è stato certamente meno grave che altrove sul fronte sanitario, sono rimaste le macerie di un sistema economico che era già fragile prima della pandemia e che è stato letteralmente massacrato. Migliaia di famiglie hanno perso di punto in bianco ogni fonte di reddito, centinaia di aziende e professionisti hanno dovuto fermare la propria attività, è esplosa la dimensione numerica e la diffusione dei cosiddetti “nuovi poveri”. Ma pur fra mille difficoltà e incertezze, con gli strumenti che lo Stato e la Regione hanno messo a disposizione, i Sindaci hanno cercato di venir incontro a tutti, di fare in modo che nessuno fosse lasciato da solo utilizzando i propri servizi sociali e lo straordinario impegno del terzo settore. In Sicilia sono state centinaia di migliaia le persone che nel periodo del lockdown sono state aiutate dai Comuni a sopravvivere, letteralmente a sopravvivere di fronte all’improvvisa perdita del lavoro e di ogni reddito. Ma, lasciatemelo dire, durante e dopo la prima fase della pandemia qui in Sicilia non abbiamo dovuto affrontare quello che è avvenuto nel nord del Paese, dove le morti sono state migliaia. Siamo rimasti con un numero di contagi e vittime più basso che nel resto del Paese e questo non ha posto noi amministratori, non ha posto i nostri medici, non ha posto le famiglie di fronte al dilemma che invece sempre più spesso si presenta in questi giorni. Quello di dover bilanciare il diritto e il dovere alla tutela della salute e della vita con altri diritti e doveri. Quello allo studio, quello al lavoro, quello al tempo libero, quello all’esercizio della propria professione ed anche quello del diritto alla salute di malati non Covid posti di fronte alla progressiva chiusura di reparti anche specialistici per dotare la Regione di un sempre più alto numero di posti di degenza e di terapia intensiva per malati Covid.
Oggi noi sindaci siamo ancor più di prima chiamati a trovare il punto di equilibrio fra interessi, tutti legittimi ma a volte contrastanti, sapendo, avendo scelto di dare la priorità assoluta e indiscutibile alla tutela della salute, che è tutela della vita. Noi sindaci siamo chiamati ad assumere decisioni che possono a volte essere o apparire impopolari, ma dobbiamo farlo perché in quadro di insieme abbiamo scelto, credo che dobbiamo scegliere la vita, la tutela della vita prima di qualsiasi altro diritto. Oggi, di fronte ad un sistema sanitario che sempre più si mostra in affanno tanto nelle strutture ospedaliere quanto in modo preoccupante nella medicina territoriale nonostante l’impegno estenuante e ciò nonostante e con mortificazione dell’impegno del personale sanitario, noi Sindaci siamo chiamati a fare la nostra parte per ridurre quanto più possibile la pressione sugli ospedali e sulle strutture di pronto soccorso, adottando ogni provvedimento utile a ridurre il contagio. Questo i cittadini devono capire, questo spero e credo comprendano: oggi ogni scelta fatta è dettata dalla volontà di salvare vite umane di fronte a una pandemia di dimensioni e gravità tali che mai l’umanità ha in passato affrontato.
Purtroppo spesso i Sindaci sono stati lasciati con armi spuntate di fronte a questo loro impegno che riguarda attenzione alla cura dei malati, la prevenzione della malattia con azioni di contrasto al contagio e la cura del tessuto sociale ed economico. Ne è simbolo il fatto che di fronte alla (giusta) indicazione di non riscuotere le tasse da chi ha subito un danno economico a causa del Covid, gli interventi compensativi promessi e programmati tardano ad arrivare, lasciando le casse dei Comuni in condizioni critiche, tali da rischiare l’interruzione di servizi essenziali. Ne è ancor di più simbolo il fatto che mentre l’Europa ha sospeso il cosiddetto “patto di stabilità” permettendo quindi una straordinaria elasticità nei conti dello Stato per far fronte all’emergenza, la stessa elasticità non è stata data ai Comuni, che spesso, anche quando hanno degli avanzi, sono costretti a vincolare i propri bilanci e le proprie spese per centinaia di milioni di euro. È un paradosso – l’Europa ha sospeso da mesi il patto di stabilità ma esso opera ancora in Italia ! – che ho denunciato direttamente e ripetutamente al Presidente del Consiglio, ai Ministri Gualtieri e Lamorgese oltre ad altri Ministri e a tutte le rappresentanze parlamentari. I Sindaci hanno complessivamente e in larghissima maggioranza assunto un ruolo di alto profilo istituzionale, ma di fronte all’emergenza, di fronte alla necessità di dover sostenere le nostre comunità così gravemente ferite, è necessario riconoscere che i Sindaci, proprio perché “faccia dello Stato” e quindi baluardo del sistema democratico, devono avere strumenti adeguati per dare il loro contributo a far sì che i cittadini ritrovino lo spirito di unità e responsabilità che ha caratterizzato la prima parte di questa crisi.
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