PALERMO – Insonnia, poi in piedi all’alba, molta noia. L’isolamento volontario ha questo effetto sui 28 cinesi rientrati a Palermo a fine gennaio e che da una decina di giorni si trovano «reclusi» in appartamenti affittati dall’ associazione Cinesi d’Oltremare che attuano i consigli dell’ambasciata. L’associazione non appena è scattata l’emergenza Coronavirus ha aperto le porte della quarantena per chi è andato in Cina per il capodanno, poi annullato, ed è tornato in città. Han Bin Bin, 31 anni, sposato con due figli, venditore di abbigliamento (la moglie lavora in un altro negozio) è uno di loro. Da dieci giorni è in una delle «gabbie dorate». Conta le ore per il ritorno alla vita di ogni giorno: per lui mancano tre giorni.
«A fine gennaio – dice – sono arrivato in aereo via Roma e ho indossato la mascherina. Sto bene, tutti noi stiamo bene. Al mio arrivo era tutto organizzato, ho trovato i miei amici dell’associazione che hanno pianificato il trasferimento nell’appartamento per l’auto-isolamento. Ormai manca poco e potrò fare ritorno a casa, dalla mia famiglia». Ognuno dei ventotto cinesi arrivati dal proprio Paese un appartamento a disposizione, dove il tempo scorre lento. “A volte mi sveglio molto presto e non so cosa fare. La notte soffro di insonnia – spiega Han – Vedo molta televisione e c’è il telefonino per il contatto con l’esterno. Gioco con la playstation e sto nella Woochat, il nostro social preferito, che mi permette di stare in collegamento con i miei amici. Leggo molto. L’associazione pensa a tutto ciò che potrebbe servirmi. Il cibo fresco e le bevande arrivano ogni due giorni, ma per qualsiasi esigenza c’è la solidarietà della comunità. E’ tutto molto noioso – confessa Han – troppo silenzio, mi manca la famiglia. Per fortuna sta per finire».
La comunità ha anche un consulente che sbriga pratiche burocratiche o paga bollette e e altre scadenze mentre i “reclusi» sono impossibilitati farlo. Han non ha dubbi sulla finalità dell’isolamento: «E’ giusto che tra di noi ci sia autoregolamentazione in casi così importanti. E’ una garanzia per tutti. Su questi aspetti siamo molto precisi. A noi interessa il benessere della nostra comunità e della comunità della città dove ci sono le nostre imprese, le nostre famiglie. E’ una dimostrazione di rispetto verso tutti». E fra tre giorni? «Sarà passato tutto. Ho fatto ciò che andava fatto. Qual è la prima cosa che farò non appena sarò fuori? Lavorare è questo quello che farò, lavorare», conclude.