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Attentati Cc Reggio Calabria, Contrada: «Non so nulla di quell’inchiesta»

Di redazione |

PALERMO – «Io non so nulla di questa inchiesta che sta svolgendo la Procura di Reggio Calabria. Posso dire solo che non ho mai prestato servizio in Calabria e non mi sono mai occupato di ‘ndrangheta. Non ne so davvero nulla. Non riesco a capire che cosa vogliono da me». Così, Bruno Contrada, l’ex numero 2 del Sisde che nei giorni scorsi ha subito una perquisizione nella sua abitazione nell’ambito di una inchiesta della Dda reggina sul patto mafia-‘ndrangheta nella stagione delle stragi. Gli investigatori erano a caccia della prova dei rapporti fra Contrada e Giovanni Aiello, ex agente di polizia vicino ai Servizi, soprannominato «faccia da mostro» per la profonda cicatrice che ne deturpa il viso.

«Ho un vago ricordo di circa 40 anni fa, sto parlando degli anni Settanta – dice Contrada – quando c’era un agente alla Squadra mobile e mi sembra di ricordare che rispondesse ai connotati di questo signor Aiello. Ma non ricordo neppure in che sezione fosse. Lo ricordo per i capelli lunghi. Ho chiesto anche ad alcuni vecchi marescialli. Ma non riesco a ricordarmelo». 

«La notte in cui ho subito la perquisizione, ho pensato di morire. Io ho due figli, uno è molto malato di cuore, e l’altro è al momento in vacanza all’estero con la sua famiglia. Quando ho sentito bussare in piena notte al citofono e ho sentito gridare “polizia”, il cuore ha iniziato a battere all’impazzata. Ero convinto che fosse successo qualcosa o ad Antonio o a Guido». Lo racconta Bruno Contrada nel corso della conferenza stampa tenuta con esponenti del Partito Radicale, parlando della perquisizione subita, in piena notte, nei giorni scorsi, nell’ambito di una inchiesta della Dda di Reggio Calabria. «Li ho fatti salire a casa – racconta ancora Contrada – e quando ho visto che si trattava di una perquisizione, mi sono sentito rinascere e ho ringraziato Dio che si trattava di questo e che non che fosse successo qualcosa ai miei figli». «Da tener presente che le perquisizioni non posso essere effettuate dopo le 20 e prima delle sette del mattino – conclude Contrada -. Oltretutto si tratta di fatti di 40 anni fa, quindi non mi pare che fosse una cosa urgente». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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