Anno giudiziario, Frasca: «Dopo Riina, mafia sempre attiva ma pacificata»

Di Redazione / 26 Gennaio 2019

PALERMO – Dalla relazione del presidente della Corte d’appello di Palermo Matteo Frasca si evince che dopo la morte di Totò Riina le dinamiche interne a Cosa nostra rivelano un patto di pacificazione tra le cosche e di riorganizzazione nelle quali Matteo Messina Denaro è quasi ininfluente. Frasca sottolinea che è ormai accertata la «pacifica convivenza dei corleonesi, anche i più intransigenti, con i perdenti, ormai tornati da qualche tempo sul territorio di origine, che gestiscono indisturbati i loro affari illeciti anche di un certo rilievo». Il segno di una ritrovata convivenza viene colto nel fatto che nelle indagini più recenti «non vi è traccia di ideazione, anche generica, di fatti di sangue o, in ogni caso, di violenza da una parte o dall’altra». Le principali fonti di arricchimento e di accumulazione restano sempre il traffico di stupefacenti, il pizzo che è ancora «lo strumento più semplice da adottare in tempi brevi», le scommesse soprattutto on line. La mafia è sempre attiva, con articolazioni che arrivano nel mondo delle professioni, nel campo degli appalti, ma la gestione e la turbativa riguardano quasi esclusivamente quelli degli enti locali di piccole e medie dimensioni. 

CATANIA. Uno dei dati che più fa riflettere dopo la relazione del presidente di Corte d’Appello Giuseppe Meliadò è quello che riguarda i reati che vedono come vittime le donne: «Si conferma l’allarmante e costante sopravvenienza dei reati contro la persona e, in particolare, nei confronti delle donne: 2498 procedimenti nell’anno decorso a fronte di 1898 iscrizioni nel periodo precedente». «Tali dati, tuttavia, confermano – ha aggiunto il presidente – la maggiore consapevolezza maturata dalle vittime circa la necessità della denuncia al fine di interrompere il circuito della violenza domestica e, al tempo stesso, l’efficacia della risposta giudiziaria rispetto alla richiesta di tutela, con l’adozione in tempi ristretti delle misure cautelari necessarie (ben 530 nel periodo) e l’inserimento della vittima nella rete istituzionale di sostegno e di tutela». A Catania riflettori puntati anche sul fenomeno immigrazione e gli eventuali reati ad esso legati: «La collaborazione instaurata con le associazioni internazionali – ha continuato Meliadò – e i soggetti istituzionali (anche stranieri) coinvolti nel fenomeno degli sbarchi ha consentito, in particolare, nell’anno decorso di iscrivere sul registro noti per il reato di tratta ben 25 procedimenti, gettando luce su un cono d’ombra particolarmente inquietante per le prospettive stesse di protezione umanitaria, fortemente attenzionate nel distretto, per come dimostra l’intensa ed encomiabile attività di collaborazione interistituzionale promossa dal Tribunale per i minorenni in favore dei migranti minorenni soli e delle migranti di sesso femminile, provenienti dalla Nigeria e vittime di tratta e di sfruttamento della prostituzione, con esiti assolutamente positivi riguardo ai percorsi di integrazione e di tutela».  

MESSINA. «Si registrano a Messina vacanze degli organici, ben 12 posti di giudice, presso i Tribunali di Messina, Barcellona Pozzo di Gotto e Patti, per altro ridotti, in conseguenza della esplicitata scelta di politica giudiziaria». A dirlo il presidente della Corte di Appello di Messina Michele Galluccio. «Per sopperire alle esigenze di sviluppo del nord, – prosegue Galluccio – si sono sottratte risorse al sud, invece di promuoverne lo sviluppo, anche attraverso una giustizia efficiente, unanimemente ritenuto fattore di crescita; e tanto è avvenuto in presenza di una produttività media dei magistrati del distretto che si colloca nella fascia più alta tra i tribunali italiani e del dato, relativo al numero di procedimenti pendenti, in media, a carico di ciascun magistrato, che è, anch’esso, tra i più alti d’Italia, quale inevitabile conseguenza del pesante arretrato che condiziona il rendimento della giustizia nel distretto». «Alla carenza del personale di magistratura- ha aggiunto Galluccio -, si è cercato di sopperire, facendo appello alla magistratura onoraria, mentre l’unico magistrato distrettuale assegnato alla Corte, appare assolutamente insufficiente a fronteggiare le frequenti vacanze di fatto, per malattia e per gravidanze e maternità. A ciò si aggiungano i vuoti di organico del personale di cancelleria, al cui fabbisogno si sopperisce, oltre che con i comandi e i distacchi e le applicazioni, con acquisizione di personale proveniente da altre amministrazioni». 

CALTANISSETTA.  Due relazioni importanti per l’inaugurazione dell’anno giudiziario a Caltanissetta: quella del procuratore capo, Amedeo Bertone e quella del Pg Lia Sava. «I processi che qui si celebrano, non hanno uguali anche per il loro valore altamente simbolico. La strage di Capaci e la strage di via D’Amelio, per citarne solo alcuni, richiederebbero l’apporto di ben altro e numeroso organico di magistrati e personale amministrativo. Non perché questa attenzione sia dovuta alle nostre persone, ma come segno di rispetto per i morti. Perché è in queste aule che si sono celebrati e si celebrano ancora i più gravi processi per le stragi di mafia che hanno sconvolto il nostro Paese». Così il Pg Lia Sava che ha dunque rimarcato l’esigenza di «colmare i vuoti in organico». Il Pg ha lanciato l’allarme su una «Cosa nostra in piena attività» contro cui «non si può abbassare la guardia». «E’ una mafia fluida – ribadisce – le nuove generazioni di mafiosi non hanno più la coppola e lupara, non mangiano più cicoria selvatica (come Provenzano durante la sua latitanza), ma sfruttano gli strumenti tecnologici e le nuove possibilità di investimenti rapidi per insinuarsi, come un liquido, in ogni settore che produce guadagni» E dalle statistiche dell’ultimo anno emerge che sono in aumento i reati di spaccio e traffico di stupefacenti realizzati per conto della mafia e i riciclaggi». «Cosa nostra fluida e silente è pericolosissima – conferma il Pg Sava – i segni minacciosi degli ultimi mesi, diversi e particolarmente inquietanti, hanno imposto di elevare anche i livelli di sicurezza standard di questo palazzo di giustizia. Nel distretto di Caltanissetta la mafia continua a coinvolgere minorenni nella commissione di reati tipici delle organizzazioni criminali e sempre fra i minori sono in aumento bullismo e pornografia minorile. Fra i minori stranieri non accompagnati ci sono giovani donne vittime di stupri e di conseguenti gravidanze indesiderate».

«E’ un dato grave quello della carenza di personale non soltanto di magistrati, ma anche di personale amministrativo. Un ufficio come quello nostro chiamato a occuparsi di numerosi e delicati procedimenti, certamente è un freno che ci auguriamo che nel breve tempo possibile le autorità competenti ministeriali e il Consiglio superiore della magistratura intervengano per rimuovere questo ostacolo», ha dichiarato il procuratore di Caltanissetta Amedeo Bertone. In merito alle inchieste antimafia condotte dalla procura nissena, il procuratore Bertone sottolinea come «l’ufficio ha lanciato segnali finalizzati a rimuovere tutte le incrostazioni di illegalità che hanno operato nel distretto». «Ci auguriamo che questa attività – aggiunge – possa ulteriormente continuare anche attraverso il contributo delle varie autorità che nettano a disposizione dell’ufficio di Caltanissetta i mezzi necessari per realizzare questi obiettivi». Sull’arresto di alcuni esponenti delle forze dell’ordine nell’ambito di inchieste del suo ufficio il procuratore Bertone spiega che «non è un fatto positivo, ma che via sia sempre la capacità di reagire e cogliere questi vuoti di legalità è una sicura garanzia che deve far sperare nella capacità di controllo dell’autorità giudiziaria».

Foto di Orietta Scardino
 

   
 


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Tag: anno giudiziario caltanissetta catania messina