Palermo
Anniversario eccidio Dalla Chiesa, Palermo ricorda il prefetto dei 100 giorni
PALERMO – Fecero a gara a chi sparava più colpi. «Me li avete fatti trovare morti», disse ai complici Pino Greco Scarpa, killer del gruppo di fuoco di Cosa nostra rammaricato di essere arrivato quando il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, prefetto di Palermo per 100 giorni, e la moglie, Emanuela Setti Carraro, erano già morti. Respirava ancora, agonizzante, l’autista, Domenico Russo. Lo finì Greco. Era il 3 settembre del 1982 e la guerra che la mafia aveva dichiarato allo Stato segnò uno dei momenti più tragici. Palermo e le più alte cariche dello Stato, oggi, hanno voluto ricordare con diverse cerimonie il sacrificio del generale che sconfisse il terrorismo e pagò con la vita la sua sfida ai clan.
«Nella lotta alle organizzazioni terroristiche e mafiose, condotta con inflessibile vigore e nella consapevolezza del rischio estremo cui essa lo esponeva, il generale Dalla Chiesa ha dato esempio eccezionale di fedeltà ai valori della democrazia, di difesa della legalità e dello stato di diritto, sino al prezzo della vita», ha detto il capo dello Stato Sergio Mattarella in un messaggio. Il 36esimo anniversario dell’eccidio è stato commemorato stamane in via Isidoro Carini a Palermo. «La sua morte fu un gravissimo colpo per lo Stato che non riuscì a proteggere uno dei suoi uomini migliori. Nella battaglia contro la mafia, Dalla Chiesa aveva ben chiara la fragilità di ampie zone del nostro Paese rispetto alla pervasiva capacità di infiltrazione e di condizionamento criminale», ha spiegato il presidente della Camera Roberto Fico.
Sotto una pioggia di piombo cadde dunque un simbolo delle istituzioni, costretto, negli ultimi giorni della sua vita, ad affidare al giornalista Giorgio Bocca l’amaro sfogo di chi ha capito di essere solo. «Un uomo viene colpito quando viene lasciato solo», disse. Parole che descrivevano le condizioni difficili in cui il generale svolgeva il compito di superprefetto contro la mafia. Dal giorno del suo insediamento erano passati poco più di 3 mesi, 100 giorni. Il 30 aprile 1982 Dalla Chiesa era giunto in Prefettura a bordo di un anonimo taxi. Durante i giorni che precedettero la strage di via Carini cercò di rispondere allo strapotere delle cosche e di spezzare il legame tra mafia e politica. Le iniziative di Dalla Chiesa furono frenate da ostilità politiche ambientali e da una ridotta capacità di intervento. Il prefetto reclamò continuamente la concessione di poteri di coordinamento che solo dopo la sua morte, però, vennero formalizzati. Il comandante generale dell’Arma dei carabinieri che ha partecipato alla commemorazione ha sottolineato che il generale Dalla Chiesa ha impostato la sua vita nel cercare di dare «l’esempio agli altri. Quel 3 settembre 1982, la violenza cieca, proterva, è stata sconfitta da un esempio». Il perfetto è stato ricordato anche con numerosi appuntamenti alla festa dell’Onestà. Petali di rose sono stati lanciati sulla lapide che lo ricorda sul Cassaro Alto. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA