Il corpo di Aldo Naro, il giovane medico morto in un pestaggio avvenuto in una discoteca di Palermo, sarà riesumato e sottoposto a nuova autopsia. Lo ha stabilito il gip del Tribunale di Palermo Filippo Serio che ha affidato l’incarico a un collegio peritale composto dai professori Pietrantonio Ricci, Domenico Laganà e Umberto Sabatini (ordinari all’università Magna Grecia di Catanzaro).
All’udienza del 24 luglio, i periti hanno prestato giuramento e illustrato le modalità di svolgimento delle operazioni che inizieranno all’inizio di settembre. Dopo la riesumazione, il cadavere del giovane sarà sottoposto a esame diagnostico mediante il moderno metodo della «virtopsy» in formato 3D. Il giudice ha chiesto ai periti di accertare le cause e la modalità della morte di Aldo Naro, oltreché una precisa mappatura delle lesioni riportate dal ragazzo in conseguenza del pestaggio subito la notte tra il 14 e il 15 febbraio 2015 all’interno della discoteca Goa di Palermo.
La svolta nasce a seguito della battaglia condotta da parte dei legali della famiglia Naro, gli avvocati Salvatore e Antonino Falzone, i quali hanno anche depositato una consulenza di parte che sconfessa la tesi sostenuta dal prof. Paolo Procaccianti secondo cui Aldo Naro sarebbe morto a causa di un solo calcio alla nuca. La consulenza della famiglia Naro è firmata dai medici catanesi Giuseppe Ragazzi e Salvatore Cicero.
«Grazie a questa consulenza – spiegano gli avvocati Falzone – siamo riusciti a ottenere da parte del Gip di Palermo l’iscrizione nel registro degli indagati per il reato di omicidio volontario in concorso di tre buttafuori in servizio al Goa. Dunque ricominciano le indagini. Si tratta di un primo passo importante in questa oscura e per certi versi inquietante vicenda».
I genitori di Aldo Naro, Rosario e Anna Maria, da sempre convinti che a uccidere il proprio figlio non sia stato il minorenne reo confesso ma anche più soggetti maggiorenni, continuano con tenacia la ricerca della verità sull’omicidio del figlio. «Accettare che il corpo di Aldo venga riesumato, trasportato a Catanzaro e sottoposto a una nuova autopsia – affermano – è per noi l’ennesimo insopportabile dolore. Speriamo soltanto che questo esame riesca a fornire elementi utili per dimostrare processualmente ciò di cui siamo da sempre convinti. Ciò anche in considerazione del fatto che il professore Procaccianti non ha mai depositato la prima Tac in Procura e che il Policlinico Giaccone non ha inspiegabilmente conservato il dischetto». Si tornerà in aula per sentire i periti sull’esito dei loro accertamenti il 15 gennaio 2021.