Nei dettagli, anche a prima vista più insignificanti, si trovano alcuni retroscena. In una parentesi delle quasi 200 pagine delle motivazioni della sentenza Picaneddu la gup Marina Rizza fornisce un pezzetto di mosaico per un delitto ancora irrisolto. Descrivendo il profilo del collaboratore di giustizia Dario Caruana, killer e gregario di Cosa nostra per diversi decenni, accenna ad alcuni omicidi di cui ha fatto dichiarazione ai magistrati. E tra questi cita quello di Alessandro Ponzo, una nuova leva del traffico di droga che fu ammazzato in via Capo Passero nel 2012. Ma i verbali del pentito confluiti negli atti del processo Picaneddu, che ha disarticolato la cellula criminale dei Santapaola, sono omissati nella parte in cui rivela particolari dell’agguato. Ma a questo punto è facile pensare che potrebbero esserci novità sull’assassinio ancora senza colpevoli. Anche perché già alcuni anni fa, leggendo sempre tra le pieghe di alcune passate ordinanze, si è scoperto che altri avevano fornito assist. Ma alcuni segreti dell’omicidio di Alessandro Ponzo le potrebbe custodire proprio il teste chiave dell’inchiesta Picaneddu. E cioè Antonio D’Arrigo, che ha cominciato a vuotare il sacco con la magistratura dopo il blitz Orfeo del 2017. Anche in questo caso i verbali sono top secret. Ma come si arriva al nome del collaboratore? Lo fa un altro pentito. Si tratta dell’ex reggente di Aci Catena, Gaetano Vinciguerra, che quando parla di D’Arrigo lo collega immediatamente all’omicidio.
«Lo conosco come “Gennarino. – si legge nei verbali – Fa parte del gruppo di Picanello e mi è stato presentato da Lorenzo Pavone. Ne ho già parlato come l’esecutore dell’omicidio del genero di Marco Battaglia». Alessandro Ponzo era proprio il genero del trafficante di Trappeto Nord, che da tempo ha lasciato la sua residenza in via Capo Passero. «Tale informazione mi è stata riportata da Giuseppe Tringale mentre ero in carcere», ha detto il collaboratore acese.
Ma chi era Ponzo? E perché è stato ammazzato? In un vecchio verbale il collaboratore (ex esponente dei Cursoti Milanesi) Michele Musumeci ha raccontato: «Ponzo era il responsabile della piazza di spaccio». I tasselli portano a pensare a un omicidio compiuto per il controllo dello spaccio di droga. Ma come mai sarebbe coinvolto D’Arrigo che all’epoca era un militare ai servigi dei Santapaola? Sono ancora tanti gli interrogativi a cui le indagini devono dare risposte.
Quando nella notte tra il 4 e 5 agosto 2012 i sicari colpivano a morte Alessandro Ponzo (nella foto sopra la scena del crimine) i carabinieri stavano lavorando alle indagini che poi culmineranno nell’operazione Leo 121, il civico di via Capo Passero dove operava il gruppo di spaccio di Ponzo . I militari avevano piazzato nella zona delle telecamere e così filmarono i funerali organizzati per Fonzo. Il feretro fu accolto tra flotte di scooter, fuochi d’artificio e una gigantografia con la scritta “Alessandro il nostro piccolo Re”. Un inquietante tributo mafioso.