REGIONE
Sicilia, l’Ars è in stallo: a sei mesi dalle elezioni zero leggi e nessuna riforma
L'immobilismo del parlamento più antico del mondo: commissioni al palo e pochi disegni d'iniziativa governativa
Parafrasando il titolo del giallo “cult” di metà anni Ottanta “Sotto il vestito niente”, la versione meno thriller, ma molto più desolante, indolente e in salsa sicula, potrebbe diventare “Dentro il pantano nulla”. Anzi, a dirla tutta, al momento, a Sala d’Ercole, manca anche il pantano. Il campo non è impraticabile, è semplicemente vuoto e inutilizzato. Quel magma silenzioso, fatto di marcature fitte, di partenze in contropiede, di uscita dai blocchi per strappare all’avversario del territorio l’emendamento sulla sagra, o sull’ex Tabella H. Si è perso per strada persino il dl Stralcio che profumava tanto di “collegato”.
Dopo la maratona di quasi dieci ore che ha partorito la Finanziaria, poi in parte, smontata dall’impugnativa romana, l’attività legislativa è parsa quasi paralizzato. L’impegno più che accettabile dei primi cento giorni non ha poi trovato corso e continuità nelle settimane successive.
Le audizioni
Non mancano, è vero, le audizioni. Il più attivo e con fare anche stakanovista in tal senso, è il presidente della commissione Salute Pippo Laccoto. Il leghista ha utilizzato con grande fervore questo strumento «anche troppo», va malignando qualche collega di maggioranza, “sciarriato con la cuntintizza” come direbbe il “dem” Antonello Cracolici. A proposito di audizioni e di confronti tra commissioni e parlamento, spicca oggi quella prevista in commissione Cultura e lavoro. Il tema, tornato caldo e di recente attualità, dopo la bocciatura della Consulta, è quello degli Asu.
L’assessore Nuccia Albano, titolare della delega per le Politiche sociali dovrà fare un primo punto con il presidente della commissione Fabrizio Ferrara e con i deputati per capire se e in che modo poter ripristinare il testo di legge approvato due anni fa all’Ars e poi cancellato da Governo e Corte costuzionale. Già si profila in tal senso una prima scelta tra chi vuole ripartire da zero e chi proporrà di replicare la parte sana dello schema sacrificato dalla bocciatura, sostituendolo con una versione, possibilmente concordata o comunque supervisionata dalla stessa burocrazia che la bocciò. Tanto per non lasciare spazio agli alibi. Per legare il primo tema con il secondo, tra produttività da far ripartire e Asu da piazzare con la stabilizzazione, non manca chi suggerisce di fare un nuovo testo di legge a tamburo battente.
Asfissia
Il vero baricentro però che si sta rivelando asfittico è quello delle riforme di legislatura. In questo senso la commissione Ambiente era quella attesa al varco con più attenzione di altre. È vero infatti che il governo Schifani ha detto con chiarezza che utilizzerà i prossimi anni per avviare e portare avanti il percorso dei termovalorizzatori, ma nessuna parola è arrivata sulla riforma di settore, sull’assetto della governance dei territori e sulle norme di complemento e di raccordo. È nata invece la sottocommissione che si dovrà occupare dell’avanzamento e della verifica dell’impiantistica e delle opere pubbliche legate ai rifiuti. Processi lunghissimi portati avanti dal governo Musumeci al tempo in cui l’assessore era Alberto Pierobon.
La commissione in questione invece ha in cantiere un ddl sull’idrogeno per iniziativa del leghista Vincenzo Figuccia. Si tratta di individuare la aree più idonee a fare nascere questo tipo di impianti. Un primo passo verso un’accelerazione che è ritenuta dovuto nel campo delle fonti alternative. Nel corso di questa settimana dovrebbe proseguire l’esame del ddl che individua nuovi cave, mentre a più riprese, si è discusso di ritoccare anche lo schema della commissione Vas che si occupa del rilascio di importanti autorizzazioni.
Ex Province
Sullo sfondo la legge da un colpo secco dovrebbe essere quella che riattiva le ex Province. La dizione di Liberi consorzi non ha fatto in tempo neanche ad arrivare nell’immaginario collettivo della metà dei comuni siciliani.
Adesso il colpaccio che Schifani vuole realizzare, facendo l’antiCrocetta, colui che le chiuse per primo in Italia, è quello di riattivare non solo gli enti di area vasta, ma anche il meccanismo di rappresentanza con tanto di elezione diretta nei territori. Si aspetta l’abrogazione della Delrio per lanciare lo sprint. Lo schema è stato già esitato dal governo regionale.
Tutto qua? In effetti, non sarebbe male che la coalizione che ha vinto le ultime Regionali spremesse un poco le meningi mettendo sul tappeto una serie compiuta di proposte. Quanto a realizzarle poi, è un’altra cosa. Tanto alla fine il voto segreto aiuta e la colpa è sempre di qualcun altro.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA