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Pippo Arcidiacono, ultimo dei moicani di FdI che ha piazzato moglie e figlia con incarichi cuciti “su misura”

Il medico ed ex assessore del Comune di Catania è uno dei quattro arrestati nell'inchiesta con cui la Procura etnea ha svelato un sistema di bandi e incarichi pilotati nella sanità catanese

Di Redazione |

È stato l’ultimo dei moicani-meloniani ad arrendersi. Non voleva farlo, nemmeno di fronte all’evidenza, quando Enrico Trantino è stato designato dall’alto (anzi: dall’altissimo) candidato sindaco di Fratelli d’Italia a Catania. «Sentirsi escluso è stato umiliante: non mi ritiro», andava dicendo Pippo Arcidiacono anche dopo che il suo ex collega nella giunta Pogliese era stato designato da Giorgia Meloni e Ignazio La Russa e accettato anche dagli altri alleati, col passo indietro anche della leghista Valeria Sudano. «Il mio partito è FdI, ma sono una persona pensante. Ho una mia autonomia. Non posso ritirarmi – diceva con orgogliosa fierezza – quando è il popolo a chiedermi di candidarmi. Non sono in cerca di poltrone, ho una carriera sia professionale che politica lusinghiera, sono un primario, sono stato deputato regionale e per cinque volte – tra cui due come più votato – eletto consigliere al Comune di Catania. Non sono in cerca di visibilità».

Tutto ciò prima di giungere a più miti consigli. «Il mio impegno prosegue, anche se in forma diversa, attraverso i candidati del gruppo “La Sicilia del fare” che saranno presenti nelle liste Fratelli d’Italia e Trantino sindaco», la resa dopo un incontro con l’avvocato-candidato. Ma ora lui, Pippo – Pippuzzo per gli amici, ex Grande Sud e Forza Italia – il cardiologo che a Catania ha salvato centinaia di vite senza guardare alle tessere politiche (curiosità: un anno fa installò un holter cardiaco a Claudio Fava dopo una pericardite), amico di tanti imprenditori potenti, fra cui l’aspirante presidente di Confindustria Catania, Angelo Di Martino, molto stimato anche nel mondo delle costruzioni soprattutto dopo il suo ruolo di assessore ai Lavori pubblici, dovrà arrendersi comunque. Agli arresti domiciliari, nell’inchiesta sul “postificio” nella sanità.

Si candiderà in consiglio? Rinuncerà al posto di assessore chiesto a Trantino? Per il gip che ha disposto la misura cautelare, Arcidiacono è un personaggio-chiave in quella che viene definita «una inquietante trama di intese collusive e altre condotte di turbativa che hanno inquinato sistematicamente la regolarità dei procedimenti di selezione pubblicistica, attuata sostituendo logiche clientelari e familistiche al metodo meritocratico e al principio di imparzialità, che dovrebbero orientare le scelte dell’amministrazione pubblica». E i domiciliari sono motivati da «elementi di fatto accertati nel corso dell’indagine», che «danno contezza di un inquietante contesto criminale».

Emblematico in questo senso è il giudizio su Arcidiacono espresso dai sodali Ezio Campagna e Aldo Missale in una intercettazione agli attui: è uno che va all’«arraffonaggio più totale… nel senso che… quello che può scippare scippa! Minchia… in tutti i posti ci “inficca”qualcuno dei suoi… è pazzesco!».

Arcidiacono è indagato per diversi capi sui bandi pilotati. Quelli che gli stanno più a cuore sono per le donne di casa. La figlia Asia, non indagata, «aggiudicataria dell’incarico dell’importo di 12.500 euro», come segretaria nel progetto “Osas” del Policlicino, in un contesto in cui gli indagati «turbavano la procedura predetta, stabilendo a monte» che la giovane «sarebbe risultata vincitrice unicamente perché raccomandata» dal padre, «concordando l’elaborazione del profilo professionale previsto dal progetto, dei relativi requisiti e l’attribuzione dei punteggi di valutazione». L’altro interesse familiare è per la moglie, Tiziana Ciaramidaro. La donna, non indagata, è stata ammessa con riserva perché, annota il gip, «condannata alla pena di 4 anni e 3 mesi di reclusione per peculato nell’ambito della gestione di appalti socio-sanitari del Comune di Catania».

Ma alla fine lady Arcidiacono vince il bando per un incarico da 20mila euro al Garibaldi come unica candidata. Con una stranezza: nel verbale non sono indicati il nome e il cognome, ma soltanto le iniziali T. C. E, nonostante il tentativo di camuffamento, per il gip «ricorrono in modo palese anche gravi indizi di colpevolezza a carico» di Arcidiacono «quale Responsabile scientifico del Progetto e in conclamato rapporto di coniugio da matrimonio con la predestinata all’incarico». Cucito su misura (laurea in scienze dell’educazione) grazie agli altri complici. Che nel frattempo diventano amici. «C’è qui Tiziana che ti saluta», dice Arcidiacono all’altro arrestato Aldo Missale in una confidenziale telefonata intercettata.Twitter: @MarioBarresiCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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