La Corte di Cassazione ha annullato le condanne inflitte dalla Corte d’assise d’appello di Caltanissetta per cinque persone accusate, a vario titolo, di aver progettato ed eseguito il delitto di Filippo Marchì avvenuto nel luglio del 2017 a Pietraperzia.
L’ergastolo era stato inflitto sia dalla Corte d’assise nissena che in secondo grado ai fratelli Giovanni e Vincenzo Monachino – storici appartenenti a Cosa Nostra di Pietraperzia e ritenuti dalla procura distrettuale di Caltanissetta i mandanti del delitto – e poi ancora a Vincenzo Di Calogero e Gaetano Curatolo, mentre 30 anni di reclusione erano stati inflitti ad Angelo Di Dio. Per i cinque imputati assistiti dagli avvocati da Giuseppe Dacquì, Giovanni Palermo, Antonio Impellizzeri, Valerio Vianello e Alfredo Gaito.
I cinque imputati, ora, attendono le motivazioni della Corte di Cassazione per poi avere un nuovo processo. Questa volta dinnanzi alla Corte d’assise di Catania. Un nuovo dibattimento d’appello per stabilire ruoli e dinamiche all’interno della criminalità organizzata pietrina che avrebbero indotto a stabilire il delitto di Filippo Marchì, rivenditore d’auto di 48 anni ammazzato nella sua proprietà di contrada Friddani.
Secondo le investigazioni effettuate dal Ros con l’indagine “Kaulonia” su coordinamento della Dda nissena il delitto sarebbe avvenuto per una vendetta nei confronti della famiglia storica di Barrafranca che sarebbe stata capeggiata dai Saitta. Una vendetta che sarebbe stata pianificata in un ovile. Mentre un filone processuale ritorna in Appello le indagini sull’omicidio del rivenditore di auto non sono ancora concluse.