Nino Frassica e il legame con la Sicilia: «Appartenere ad un’isola significa distinguersi»

Di Francesco Triolo / 10 Luglio 2022
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Il passo lento, quasi adagiato ai ritmi della sua isola. Cappello borsalino e occhiali da “vedo-non vedo” per un Nino Frassica che nella sua Messina appare rilassato anche se l’occasione è quella di salire sul palco della piazza più importante della città, piazza Duomo. C’è da recuperare uno spettacolo saltato per le restrizioni Covid lo scorso Capodanno e lui, attore che del surreale ha fatto il suo motivo di vita, non si smentisce mai. «Cappotto, cappello, vestiti pesanti e sciarpa poi spumante e countdown. Siamo a luglio? Ma lo spettacolo è quello di Capodanno, siamo organizzati per quello. «Lo spettacolo è come l’avevamo pensato. Seguiamo quel copione là, e a mezzanotte festeggiamo, “buon anno, buon anno”».
E la granita? 
«La granita sempre. Anche a Capodanno, quindi…».
È una battuta dietro l’altra il colloquio con Frassica e quando manca ecco il guizzo. «Oh, sta diventando troppo seria questa intervista…». Cerca di smorzare la tensione perché, anche per lui, abituato alle platee e alle telecamere, salire sul palco di Messina è una responsabilità diversa. «Ma sì, perché sai che nel pubblico ci sono molti amici, conoscenti, anche parenti e quindi vuoi dare di più».

Si chiama 2000-3000 il suo spettacolo, con i Plaggers, ed è un chiaro rifiuto di pensionamento… 
«È un messaggio di ottimismo. 2000 è vero, però, perché abbiamo iniziato davvero nel 2000, siamo al ventiduesimo anno. E adesso cercheremo di rispettare il contratto che mi impone di fare i concerti sino al 3000 e quindi dovrò “campare” sino allora». 

Ma la vedremo in giro per la Sicilia?
«Assolutamente. Ho chiesto al mio produttore di fare spettacoli qua vicino, altrimenti mi dò malato e faccio vacanza». Il sorriso sornione del maresciallo Cecchini è un marchio registrato ma già dai suoi esordi a “Quelli della notte” e “Indietro tutta!” la sua caratterizzazione siciliana era ben marcata. Ed è stata la chiave del suo successo. Antonino da Scasazza è diventata, col tempo, più di una parodia. La cadenza messinese fa parte delle sue performance, cordone ombelicale mai staccato con la sua città per lui che sul set porta sempre qualcosa di Messina e della Sicilia. Una volta è la maglia della sua squadra del cuore (della quale è diventato testimonial), un’altra è il calendario della sua città o un dolce tipico. C’è sempre qualcosa di siciliano. «Essere siciliano significa appartenere ad un’isola, appartenere ad un’isola significa anche separarsi dagli altri, distinguersi e avere qualcosa di originale. Gli abitanti della Sicilia hanno di originale che sono siciliani, non sono torinesi. Questa appartenenza ci inorgoglisce». 

E poi c’è sempre il vecchio detto “cu nesci arrinesci”…
«Cu nesci arrinesci però poi ritorna. Non fa rima. Ci vorrebbe un verbo per fare rima. La verità che è che spesso per determinati lavori occorre necessariamente andare via dalla Sicilia, dalla propria città. Ci sono altri lavori, fortunati loro, che possono rimanere».

 

 

Ma la lontananza ha smussato il carattere siciliano di Nino Frassica?
«Io sono rimasto siciliano, parlo in siciliano anche in posti dove non mi capiscono. Mi sento siciliano 24 ore su 24 e continuo ad esserlo». 

E il luogo del cuore, in Sicilia, di Nino Frassica qual è?
«Galati. Galati Marina. Sono nato là. Ho un attaccamento che mi basta il nome, il cartello con la scritta Galati che diventa un antistress. Penso a quello che ho adesso, alla strada che ho percorso, mi fa piacere sentirmi di Galati». 

Si sente un precursore della comicità siciliana?
«Le radici della mia comicità, del surreale, non sono proprio nate in Sicilia, sono più “milanesi”, però il mio modo di porgere la comicità, la base, è strettamente siciliana». 

Non è che ora mi dice che il suo piatto preferito è il risotto alla milanese?

«No no, non scherziamo. Pasta al forno, ’ncaciata, rigorosamente preparata da mia madre». 

Strappa tanti selfie, la versione 2.0 del vecchio autografo, e qualcuno lo vorrebbe anche come sindaco, ma la politica è distante dai suoi pensieri, tanto che per la sua “Scasazza” – anni fa – pensò ad un giovane Alex Polidori…
«Mi occupo di spettacolo non di politica, ma le opportunità sono tante. Servono gli uomini giusti al posto giusto». 

 

 

Il comico siciliano che la fa divertire?
«Mi piace segnalare un giovane ragazzo originario di Nicosia. Michele Foresta. Un giovane di 60 anni che si farà…». Altro non è che il Mago Forest che proprio da “assistente” di Frassica è stato lanciato nel mondo dello spettacolo. Ma il legame con la Sicilia e la sua città è destinato a crescere. Da quest’anno è il testimonial della squadra di calcio, il simbolo della Madonnina è sulla scrivania del maresciallo Cecchini. E il suo sogno è un altro. «Non si vede, purtroppo, ma spesso cerco di dirottare le produzioni qui verso Messina. Ad esempio, la fiction che ho fatto per Canale 5, “I fratelli Caputo”, ho fatto di tutto per girarla a Messina o in zona. Non ci sono riuscito per adesso. Ma sempre dico: “facciamolo a Messina, facciamolo a Messina”».

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Pubblicato da:
Carmela Marino
Tag: comico isola nino frassica sicilia spettacolo