«Ieri (sul set) raccontavo a dei miei colleghi che, prima di Miss Italia, avevo partecipato ad un concorso di bellezza ad Acireale. E lì, incontrai Fioretta Mari, a cui devo tantissimo. Lei mi disse che avrei dovuto fare l’attrice, che ero portata per fare l’attrice. Io, prima di quell’incontro, non avevo mai pensato al mondo dello spettacolo. Fioretta mi consigliò di partecipare a Miss Italia. Mi disse vai a Miss Italia, non vinci però magari qualcuno ti nota, però una cosa che devi fare è un corso di dizione. Ai tempi, avevo un accento siciliano molto stretto e marcato. Lei mi disse di frequentare (nella sua scuola di recitazione) un corso di dizione. Così, i miei genitori per dieci lunedì mi accompagnarono da Menfi a Catania per fare dizione, dalle otto alle dieci di sera. La dizione mi aiuta tantissimo nel mio lavoro. Una considerazione bellissima che sto facendo in questi giorni è che i primi anni di lavoro è come se io mi fossi vergognata del mio dialetto, e come se parlando in dizione io mi fossi tolta un ambito provinciale che mi portavo dietro. Oggi, dopo 10 anni, grazie anche a dei ruoli che sto facendo dove mi viene chiesto di recitare in siciliano, sto riscoprendo il valore del dialetto, la bellezza del dialetto, la bellezza della lingua. Il dialetto è raccontare una storia, anche la mia, del mio paese, di quello che ho vissuto. È cambiato il mio rapporto con il dialetto tant’è che c’ho fatto pure una tesi!»
Giusy Buscemi, classe 1993, attrice di Mazara del Vallo, interpreterà il vicequestore Vanina Guarrasi nella serie televisiva (di cui ancora il nome non è noto) prodotta da Palomar con il sostegno della Sicilia Film Commission e tratta dai romanzi (ormai bestseller) di Maria Cristina Cassar Scalia. Le riprese della tanto attesa serie sono cominciate qualche settimana fa a Catania.
Dalle Dolomiti per interpretare Manuela Nappi in un Passo Dal Cielo 7 all’Etna per interpretare Vanina Guarrasi?
Posso dire che sto girando la serie nel ruolo di Vanina Guarrasi. Sono tornata in Sicilia e sarò tutta l’estate in Sicilia per interpretare questo nuovo personaggio. Nel periodo di promozione, sarò felice di parlarvene.
Lei, per lavoro, è tornata nella sua tanto amata terra che profuma d’amore, tradizioni e famiglia. Com’è stata la sua infanzia a Menfi?
L’infanzia a Menfi è stata un’oasi felice. Siamo una famiglia numerosissima. Ho tanti cugini, ci sono più Giusy e più Antonino (il nome di mio fratello) Buscemi. Ci identifichiamo con Giusy la grande, Antonino il grande, il mezzano e il piccolo. Passo da questi ricordi, ai ricordi di campagna. Mio papà e miei zii hanno dei piccoli terreni e, per anni, insieme ai miei cugini abbiamo partecipato alla raccolta delle olive e alle vendemmie. Ricordo, ancora che con i miei cugini giocavamo a vendere le cose al mercato (asparagi, meloni…) Avevamo un rapporto diretto con la terra. Tutte le cose che hanno una cura poi portano frutto. È stato un insegnamento che mi ha accompagnato per tutta la vita.
Poi, dopo la vittoria della 73esima edizione di Miss Italia nel 2012, si è trasferita a Roma dove è sbocciata la sua carriera artistica. Ritiene che per i giovani siciliani che sognano di emergere nel mondo dello spettacolo, emigrare sia un passaggio obbligatorio?
Ad oggi sì, in futuro potrebbe non esserlo. La Sicilia Film Commission si sta attivando (ultimamente) per sostenere tantissime produzioni siciliane. Se la Sicilia Film Commission finanzia un progetto significa che almeno un tot di siciliani possono lavorare a quel progetto. Ciò significa poter fare il proprio mestiere nella proprietà terra e questo è un gran privilegio.
E la Città Eterna cosa le ha insegnato?
Il voler fare sempre di più me l’hanno insegnato questi ultimi 10 anni che ho trascorso a Roma. Le ricchezze della mia terra le ho apprezzate ancor di più andando via.
L’amore per la sua terra traspare dai suoi occhi e dalle sue parole, c’è qualcosa che cambierebbe?
La procrastinazione, cioè il rimandare sempre. Perché è una cosa che mi porto anch’io dietro e la condivido con la mia terra. Se dovessi cambiare una cosa mia e della Sicilia è la procrastinazione, cosa che abbiamo in comune.
Lei è moglie e madre di tre bimbi, ha trasmesso alla sua famiglia lo stesso legame che lei ha con la Sicilia?
Assolutamente sì. Per me è importante che i miei figli abbiano lo stesso legame che io ho con la mia terra. Andiamo spesso in Sicilia con mio marito, la cosa bellissima è che mio marito si è innamorato di una terra che mi ha cresciuta. Tante volte lui va anche da solo quando io non posso andare. Anche perché stiamo continuando a coltivare dei terreni, attualmente d’avocado. Per i miei bimbi andare in Sicilia è andare al mare, in spiaggia, raccogliere la frutta nell’agrumeto del nonno, sono i piatti prelibati di nonna Lina.
La sua carriera televisiva e filmografica è vasta, ricordiamo solo alcune delle serie tv e dei film in cui ha recitato come Arrivano i prof, Fratelli Unici, Smetto quando voglio, Baci salati, Un passo dal cielo, Doc nelle tue mani, il giovane Montalbano, il paradiso delle signore… qual è il personaggio che ha interpretato che più le è rimasto nel cuore?
Un ruolo che è stato un po’ da spartiacque è stato quello di Teresa Iorio, nel Paradiso delle Signore. Dopo tanti anni di studio di dizione, è stato il mio primo ruolo da protagonista in cui mi è stato chiesto di recitare in siciliano, per ironia della sorte. È stata l’occasione per mettermi in gioco, per raccontare un personaggio che (come me) partiva dalla Sicilia e andava fuori a Milano per lavorare in una grande magazzino, verso una ricerca d’emancipazione. Portando con sé tutta la bellezza che caratterizzava la sua terra. Il punto di forza di Teresa era il suo essere siciliana. Ancora, a distanza di anni, nonostante la serie si sia trasformata (ormai va in onda il pomeriggio e non più in prima serata) la gente mi ferma per strada e mi chiede quando torni a interpretare Teresa Iorio.
Lei è la protagonista femminile di Un passo dal cielo 7 che è stato in onda su Rai uno sino all’otto maggio, com’è cambiata la sua Manuela Nappi?
Mi sono divertita a raccontare una Manuela che è cresciuta, che è diversa perché le sono capitate delle cose che l’hanno fatta crescere, e pian piano si deve assumere delle responsabilità. È stato bello dare la maternità ad un personaggio che, pur non essendo madre, lo è diventata del bimbo che è rimasto orfano.
E in futuro si vede come regista?
Non lo escludo. Non voglio partire dalla fine, per me la cosa fondamentale è partire dal voler raccontare una storia. È la stessa risposta che do quando mi chiedono se voglio scrivere un libro. Il voler raccontare una storia. Ancora devo imparare tanto per scrivere e per dirigere.