la storia
L’ergastolano catanese che racconta la sua vita con le lettere dal carcere
Il rapporto epistolare diventa un libro: la volontaria che segue da Catania un ex picciotto
Il rapporto epistolare può trasformarsi in un ponte invisibile che unisce mondi altrimenti separati, creando una connessione profonda tra le persone. Un esempio vivido di questo fenomeno è il legame tra Carmela Cosentino, volontaria nel carcere di Catania, e Carmelo Guidotto, un detenuto che sta scontando una condanna all’ergastolo senza possibilità di rilascio. Le loro lettere non sono solo uno scambio di parole, ma un modo per colmare il vuoto della solitudine e scoprire nuovi orizzonti di umanità e riflessione.Carmelo Guidotto, classe 1957, sconta la pena nella Casa Circondariale di Tempio Pausania, ma le sue radici restano a Catania, la città in cui è nato e cresciuto. Nonostante la detenzione, nonostante i ricordi di sangue che lo accompagnano.
Le prime lettere nel 2007
La sua corrispondenza con Carmela Cosentino è iniziata nel 2007, quando i due si sono incontrati durante un laboratorio di attività espressive organizzato nel carcere di Catania. «Carmelo chiese un libro di teatro siciliano, e così iniziò la nostra corrispondenza epistolare», racconta Carmela Cosentino, che è anche docente universitaria.
Il nuovo mondo di Carmelo
Carmelo, un uomo che ha affrontato scelte difficili nella sua vita, ha trovato nella lettura e nella scrittura il mezzo per esprimere la sua sensibilità e riflettere sul mondo. In una delle sue lettere di ringraziamento, Carmelo scrisse: «Ho ancora fresco il ricordo dell’unico incontro fatto a Catania con il gruppo del laboratorio, una cosa che mi ha aperto un nuovo modo di vedere le cose e più di tutto le persone. Mi piace leggere, solo leggendo si va fuori di qua e si vivono vite che aiutano a continuare a vivere».Attraverso le lettere, Carmelo e Carmela hanno esplorato una vasta gamma di temi, dai dettagli della quotidianità ai grandi quesiti sociali e attuali. Questa ricca corrispondenza ha dato vita al libro “La Luce della Finestra. Riflessi di Umanità dal Carcere”, scritto a quattro mani e pubblicato da “Ancora” nella collana “Fuori collana”. Il libro raccoglie le lettere più significative di Carmelo, selezionate da Carmela Cosentino a partire dal 2010, in cui affronta argomenti come famiglia, amicizia, lettura, musica, e il valore delle appartenenze culturali.
Il viaggio con le parole
«Le sue parole diventano l’aggancio per nuovi invii di libri e successivi commenti, da cui colgo la capacità di “viaggiare” poeticamente tra le parole, con leggerezza e intensità», spiega Carmela.Nelle sue lettere, Carmelo trova un modo per costruire un ponte con il resto del mondo, superando le barriere fisiche della prigione. «Detenuto e libero allo stesso tempo», Carmelo porta avanti un percorso di rielaborazione della sua esperienza, arrivando a sostenere che «poco vale il pentimento senza cambiamento».Le sue riflessioni dimostrano una crescente consapevolezza di sé e del desiderio innato di libertà, nonostante la dolorosa esperienza carceraria.
La pasta al forno dei ricordi
Una delle lettere più evocative di Carmelo è dedicata ai ricordi dell’infanzia, un viaggio nostalgico che illustra la sua capacità di evocare dettagli vividi attraverso le parole. In uno stralcio di questa lettera, Carmelo descrive una giornata estiva trascorsa in famiglia: «… La pasta al forno è pronta. Le cotolette pure. La parmigiana sprigiona profumi che parlano. Due belle angurie accompagnate da alcune bottiglie di seltz ai vari gusti e, dulcis in fundo, un bottiglione di vino per i grandi. Arriva il carretto di buon mattino guidato dal “palermitano”, un monumento all’obesità. Si va al mare. I più grandi aiutano i più piccoli a salirvi sopra. Il cocchiere non si sposta di un millimetro, non potrebbe. Tutte le pietanze dentro quei grandi piatti di ceramica e avvolti in mappine ben legate. Si va a fare Ferragosto».Questa descrizione trasporta il lettore in un viaggio attraverso i ricordi d’infanzia di Carmelo, una celebrazione della semplicità e delle piccole gioie della vita familiare. «Il carretto attraversa via Sturiale, passa per il cortile della banca ed entra in strada Ottanta Palmi che è la via Concordia. Poi un’ombra cala sui visi dei bambini: come mai gira a destra verso il camposanto e non verso il Tondicello della Playa? L’arcano viene subito svelato: ci si ferma nel chiosco tra via Scaldara e via Testulla per comprare il ghiaccio. Il blocco viene infilato in un imbuto e con rumore assordante scende giù a cubetti. Il capofamiglia porge un sacco di yuta dove viene messo il ghiaccio, che a sua volta viene messo nella vasca di zinco e su cui, di sopra, vengono adagiati bottiglie, bottiglioni e angurie».Carmelo descrive il viaggio nei minimi dettagli. L’arrivo, i tuffi… «Si fanno le 13, mamma comincia a stendere la tovaglia, mette i piatti sopra con le posate. Tira fuori la teglia di maccheroni al forno e con la paletta d’alluminio fa le porzioni. Inizia a riempire il piatto dov’è seduto papà e gira fino a finire sul suo piatto. Le cotolette non arrivano nemmeno nel piatto, le mangiamo con le mani. Già sazi, riprendiamo a giocare. Facciamo amicizia con altri ragazzi, si gioca a nascondino o ad acchiappa acchiappa. Si fanno le 16 e 30. La fame ritorna imperiosa. Mamma tira fuori il pane e la parmigiana, fa dei panini che il solo profumo ti sazia. Bicchieroni di seltz con rutto libero finale. Poi papà tira fuori l’anguria e mamma tira fuori il coltello dalla borsa e comincia a tagliare. Ogni fetta è più lunga di 50 centimetri. Ci piace partire da una punta e finire nell’altra, è come una corsa a chi finisce prima.Si torna a giocare non prima che abbiamo ripulito ammonticchiando tutte le scorze ai piedi di un albero. Giochiamo fino allo sfinimento. Le ore passano veloci, si fanno le 19, arriva di nuovo il carretto…».
Un mondo nuovo
Il rapporto epistolare tra Carmelo e Carmela è molto più di uno scambio di parole; è un esempio di come le relazioni umane possano superare le barriere fisiche e le limitazioni sociali. Attraverso le loro lettere, Carmelo ha trovato un modo per esprimere la sua umanità e continuare a crescere come persona, mentre Carmela ha avuto l’opportunità di scoprire e apprezzare le sfumature di un’anima complessa e riflessiva.Carmela Cosentino riflette sull’importanza di questa esperienza: «Gli stessi legami familiari mantengono viva tutta l’intensità dei rapporti con quest’uomo che è stato capace di restare significativo e presente pur nella sua assenza fisica». Le lettere di Carmelo non solo hanno colmato la sua fame di notizie e connessione, ma hanno anche aperto una finestra su un mondo interiore ricco di colori, odori e sapori.
Chi è Carmelo Guidotto
Carmelo Guidotto, catanese classe ’57, sconta a Tempo Pausania una condanna “con fine pena mai”. A Catania è tornato per assistere ai processi che lo riguardavano. «Sono nato a San Cristoforo – racconta -. Nelle sue strade non ancora asfaltate ho trascorso la mia fanciullezza. Le mie scuole sono state la “Cesare Battisti”, fino alla seconda elementare, e l’istituto salesiano che ho frequentato fino alla prima media, abbandonata per motivi futili. Da allora, anche se lavoravo, ho intrapreso nuove vie, che non sono quelle consone per la convivenza civile…Ho avuto comunque la fortuna di avere avuto a venti anni l’incontro della mia vita, mia moglie, con cui ho avuto cinque figli, e oggi sono pure nonno».Le cronache si sono occupate di lui nell’ambito dell’operazione antimafia “Ariete 5”, uno dei procedimenti troncone relativi a quattordici omicidi compiuti negli anni tra l’87 e il ’93, con una condanna all’ergastolo.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA