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L'intervista
Le priorità politiche della segretaria del Pd Schlein: «Unica battaglia per lavoro e lotta alla mafia»
La segretaria Dem: «Scioccata dai racconti nel quartiere di Catania»
Elly Schlein arriva a La Sicilia via Librino. Dove ha toccato con mano, per l’ennesima volta, la cruda realtà delle periferie siciliane. L’incontro con due colorite signore catanesi, Grazia e Rita. «Parlavano in splendido dialetto siciliano, ma ormai lo capisco: chiedevano un centro per gli anziani e un luogo ricreativo per i ragazzi». E dal confronto in redazione parte subito l’invito a Giorgia Meloni: «Esca dal Palazzo, venga in mezzo alla sofferenza delle persone che non si riescono a curare mentre lei taglia la sanità pubblica, che non riescono a sopravvivere perché lei sta bloccando il salario minimo». La segretaria del Pd lancia il rush finale della campagna elettorale con la centesima tappa del “Viaggio in Italia per l’Europa che vogliamo”, «partito il Primo Maggio a Portella della Ginestra», che ha già toccato più volte l’Isola. «Nessun segretario del Pd era mai stato tante volte in Sicilia», certifica Anthony Barbagallo che l’accompagna.
Ponte: i perché del no
I dirigenti dem siciliani hanno accolto la leader a Messina, dopo il viaggio sullo Stretto in traghetto. «Ci ho impiegato 13 minuti, volevo raccontare agli italiani quanto le due sponde in realtà sono vicine: i collegamenti che possono anche essere intensificati, resi più veloci». E poi, subito, le ragioni del No: «Noi pensiamo che gli investimenti servirebbero per delle opere più urgenti, per migliorare la mobilità. Anche sulla Palermo-Catania che io ho percorso diverse volte: il segretario Barbagallo sa che mi fa piacere “vivere” la fatica che i siciliani fanno per spostarsi».
Ma non è “benaltrismo”: «Noi siamo preoccupati anche dal fatto che il progetto è vetusto, perché hanno riesumato quello del 2012: lo abbiamo denunciato con un esposto. E persino i ministeri hanno fatto centinaia di rilievi, sulle prove del vento per esempio. In consiglio comunale di Villa San Giovanni è emerso uno studio che direbbe che il Ponte ha dei piloni in aree che sono inedificabili per legge perché corrispondono a delle faglie attive». Ma è un no a “questo” Ponte o una pietra tombale sull’idea dell’attraversamento stabile nello Stretto? «Questo è l’unico progetto che c’è sul tavolo e noi lo stiamo contrastando con ogni forza», taglia corto, precisando, a scanso d’equivoci, che «il partito è assolutamente compatto su questa linea». E l’effetto-traino degli investimenti annunciati? «Nel 2023 la Sicilia si è confermata come la regione italiana con il numero più alto di opere incompiute. I progetti che risultano arenati sono 138, il 38% del totale nazionale. E a Messina spetta la maglia nera in assoluto, con 36 progetti incompiuti. L’impressione è che con tanta demagogia fatta negli ultimi venti anni sul Ponte, alla fine abbiano tenuto a freno le infrastrutture che servivano di più alla mobilità. Mi sembra un grande spot elettorale».
L’alternativa green
L’Italia del No contro l’Italia del Sì, nella dicotomia salviniana. Dalla quale Schlein si tira fuori: «È chiaro che c’è un’esigenza di fare ripartire gli investimenti ed è per questo che mi preoccupo di una destra che è alleata in Europa con tutti quelli che vogliono bloccare gli investimenti comuni, fondamentali per l’Italia e per la Sicilia. Noi ci siamo battuti per il Next Generation Eu che per noi deve continuare, deve diventare strutturale. Il rapporto Draghi dice che almeno 500 miliardi di investimenti europei servirebbero ogni anno per transizione digitale e conversione ecologica». E il modello c’è già: «Gli Usa hanno messo in campo corposi investimenti che stanno facendo ripartire i loro Stati del Sud con incentivi mirati. Perché non immaginiamo lo stesso nel Mezzogiorno? Io sono capolista in Sicilia, ma anche in Sardegna dove si sta affrontando un’emergenza. Se non hai programmazione regionale, perché la destra non ne aveva fatta, succede che le multinazionali arrivano dai nostri piccoli agricoltori e con una bella valigia di soldi dicono: “Sapete che c’è, occupiamo noi il vostro suolo coltivabile con una distesa di pannelli”».
Quindi, «la filiera delle rinnovabili potrebbe vedere nel Sud d’Italia veramente la via del rilancio europeo, non solo italiano». Del resto, ricorda, «qui a Catania c’è una delle più grandi fabbriche di pannelli solari d’Europa: non lasciamola sola». Anche perché «l’Italia e la Sicilia hanno bisogno di più Europa che investa insieme: chi dice “meno Europa” sta calpestando le prospettive di riscatto di questa terra e l’interesse nazionale».
Le vere priorità “pubbliche”
Si riparte da Librino. «Siamo rimasti scioccati – confessa Schlein – da quello che abbiamo visto, dalla difficoltà di queste famiglie che dal 1996, quando io avevo 11 anni, stanno ancora aspettando interventi di manutenzione. Ci sono pezzi di palazzi che vengono giù, infiltrazioni di acqua in casa, problemi di salute con l’umidità che peggiora la situazione e c’è una rampa che va verso i parcheggi, mai utilizzata perché mai completata. È evidente che sulla casa questo governo in un anno e mezzo non ha fatto nulla».L’idea del governo di centrodestra sulla casa è diversa. «Ecco, questo mi offende ancora di più: che non solo il centrodestra non ha fatto nulla per le case popolari, ma dopo avere annunciato un tavolo sulla casa che non è mai stato fatto, arrivano sotto elezioni con il diciannovesimo condono, in questo caso edilizio. E forse la cosa peggiore che hanno fatto è il non avere rinnovato il fondo per l’affitto che i governi precedenti avevano messo: 330 milioni fondamentali per aiutare le Regioni e per rispondere a decine di migliaia di famiglie che tra pandemia, crisi energetica e inflazione devono decidere se fare saltare il pagamento dell’affitto o delle bollette. Per noi si tratta di mettere al centro la questione sociale».
Il segretario regionale Barbagallo solleva il problema del trasporto pubblico locale, con la crisi Ast che lascia a piedi soprattutto migliaia di studenti, e Schlein raccoglie l’assist: «Nel recente rapporto Istat la Sicilia è l’ultima regione con la minore percentuale di scuole raggiungibili con un sistema di trasporto pubblico: il ministro cos’ha fatto in quest’anno e mezzo?».E il «colpo di grazia» a trasporti, scuola e sanità rischia di darlo «l’autonomia differenziata fatta senza un euro», una riforma del governo, in cui «non hanno nemmeno fatto finta che non fosse l’antico progetto secessionista della Lega».
E poi il paradosso. «Mentre questa destra è ossessionata dall’immigrazione, noi ci occupiamo dell’emigrazione, di tanti giovani siciliani che, se non hanno un salario e un lavoro dignitoso ed hanno solo contratti precari, non credono più che la scuola sia un elemento di emancipazione sociale. Per noi la scuola pubblica, gli asili nido da moltiplicare in Italia, sono il primo luogo dove contrastare le diseguaglianze e sbloccare l’ascensore sociale».
Ma il Pd pre Schlein sul Reddito di cittadinanza di marca grillina era piuttosto timido. «Io non sono gelosa delle battaglie che ho fatto per una vita. C’è la necessità di contrastare la povertà in tutte le sue forme e invece il governo ha cancellato l’unico strumento che potevamo migliorare insieme».
Il filo lavoro-antimafia
Parliamo dei morti “di” lavoro. Un 33enne, lunedì sera, è rimasto schiacciato da un macchinario in una fabbrica nel Pesarese. E, ieri mattina, altri due operai hanno perso la vita a Modena e in provincia di Cosenza. Ricordando Casteldaccia e le altre vittime siciliane. «Non possiamo accettare che questo sia un Paese in cui si esce la mattina per andare a lavorare e non si sa se di sera si torna». È una strage quotidiana, su questo tema mi sono rivolta in modo collaborativo alla maggioranza: deve diventare una priorità di tutte le istituzioni». La segretaria dem non tralascia il dato siciliano, ovvero «poco più di una settantina di ispettori del lavoro, che potrebbero garantire maggiori controlli sulla sicurezza e sulla tutela, a fronte di tanti che hanno fatto il concorso». Per Barbagallo «la specialità, in questo caso, è stata un danno, perché la Regione non ha potuto coprire i posti e s’è accumulata questa evidente carenza d’organico».
E la “dedica” del 23 maggio della Fondazione Falcone alle vittime di Casteldaccia è «un bel segnale», che ispira una riflessione: «Quando il lavoro è meno sicuro e più precario, nella filiera dei subappalti a cascata favoriti dal nuovo Codice di questo governo, è più facile l’infiltrazione criminale». Per questo «le battaglie contro le mafie e per un lavoro sicuro e dignotoso s’incrociano, fino a diventare la stessa».Pd, “icone” e trasformisti.
Stavolta il Pd, incassato l’addio di Caterina Chinnici, non schiera icone antimafia alle Europee. Perché non ne ha trovate? «Il Pd assume su di sé il presupposto che si debba essere antimafia. Il contrasto alla criminalità in ogni sua forma è in cima alle nostre priorità. Ma si deve combattere anche il pregiudizio di chi, come alcuni amministratori di destra, ritiene, sbagliando, che sia un problema soltanto del Sud: la mafia segue i soldi». Un impegno da portare in Europa: esportare «il valore aggiunto della nostra legislazione antimafia, che è all’avanguardia» per altri passi avanti, come «l’utilizzo sociale dei beni confiscati», in uno scenario di «contrasto europeo alle mafie in tutti i Paesi».
Ma, visti i recenti casi di cronaca sulle inchieste che – dalla Puglia alla Sicilia – hanno coinvolto gli acchiappavoti con le valigie, c’è un nesso fra il trasformismo e la corruzione? «Io sono andata a Bari, a chiederlo ai nostri amministratori, iscritti e militanti, e lo ripeto qui a chiare lettere: loro sono le nostre sentinelle. noi sosteniamo il lavoro, sempre prezioso della magistratura, a prescindere da chi è coinvolto nelle indagini. Ma io, ai nostri, ho chiesto qualcosa di più: di provare ad arrivare prima, che non è facile. Al primo sentore di un pacchetto di voti che non si capisce da dove arriva, lasciatelo lì. Basta trasformismi, basta transfughi (e Barbagallo sottolinea che «all’Ars c’è il record dei cambiacasacche») e soprattutto quelli che stanno un po’ di qua e un po’ di là, lasciateli di là, che noi stiamo meglio senza. Ed è questo l’impegno che chiedo al Pd in tutte le sue articolazioni: alzare la guardia». Ma non significa che «ogni formazione civica nasconda trasformisti o peggio casi opachi: c’è anche un civismo puro, vero».Eppure, rivendica Schlein, «mi fa impressione che ci siano due pesi e due misure: quando in Puglia c’è stata un’indagine su un nostro assessore, di cui abbiamo chiesto le dimissioni immediate, senza nemmeno sfiorare il presidente Emiliano, per settimane TeleMeloni ha fatto cinque servizi al giorno, quando viene arrestato un presidente di Regione della destra, con un quadro d’indagine fra corruzione e coinvolgimento della mafia, invece abbiamo i ministri che fanno gli avvocati d’ufficio di Toti e la presidente del Consiglio che si dimentica di chiedere le dimissioni, dicendo che “la decisione spetta a lui”. E non sono stupita della scarsa sensibilità della Meloni rispetto al fatto che vengono prima le istituzioni di chi le ricopre. Lo dico perché stiamo ancora aspettando le dimissioni di Daniela Santanchè».