La rivoluzionaria Swinging London e il Flower Power rivivono in Italia grazie alla mostra “Mr&Mrs Clark. Ossie Clark and Celia Birtwell | Fashion and Prints 1965-74” appena inauguratasi al Museo del Tessuto di Prato, scrigno prezioso che splende in un monumento di archeologia industriale: l'ex “Cimatoria Campolmi Leopoldo e C.”, unica grande fabbrica ottocentesca all'interno delle mura medievali della città.
Con il patrocinio della Camera Nazionale della Moda Italiana, il progetto a cura di Federico Poletti, condiviso tra il Museo del Tessuto di Prato e la Fondazione Sozzani di Milano che ospiterà la mostra da gennaio 2023, propone il percorso del duo creativo, unito anche nella vita, mediante abiti provenienti dalla preziosa collezione di Massimo Cantini Parrini, celebre e pluripremiato costumista, dalla collezione privata di Lauren Lepire, fondatrice della boutique di moda vintage Timeless Vixen a Los Angeles (suo il completo giallo di Ossie Clark indossato da Sharon Tate/Margot Robbie al party alla Playboy Mansion del film “Once Upon a Time in… Hollywood” di Quentin Tarantino), dagli archivi di Celia Birtwell e dalla famiglia Clark.
”Per la prima volta il lavoro di Celia Birtwell e Ossie Clark viene presentato insieme, perché le forme e i tagli di Ossie non avrebbero avuto lo stesso impatto senza le stampe di Celia. Grazie ai prestatori, che generosamente hanno donato in prestito materiali rari e di grande valore storico-artistico, abbiamo potuto realizzare una mostra unica anche per le diverse tipologie di materiali esposti. Sono 40 gli abiti iconici del loro momento di massima notorietà (1965-74), 10 gli abiti di carta, 7 i preziosi taccuini di Ossie e Celia, numerosi i disegni inediti, gli editoriali scattati da importanti fotografi internazionali, oltre a rari memorabilia, fino ai video con le incredibili performance/sfilate di moda di Ossie Clark”, afferma Poletti.
“Il re delle forbici”, così amava definirsi Ossie Clark, con una passione per la couture francese degli 20-30, per Madeleine Vionnet e Charles James in particolare, sosteneva: “Con il taglio in sbieco si possono ottenere i modelli più straordinari”.
Ossie “forgiava” i disegni di Celia ispirati da un repertorio che spazia dai costumi di Léon Bakst e Sergej Djagilev per i Balletti Russi, all’arte delle avanguardie storiche, alla natura.
Presente in sala la riproduzione di uno dei famosi dipinti di David Hockney in cui Celia indossa un abito floreale presentato in mostra unitamente a un campione di tessuto originale dell’epoca stampato nel laboratorio Ivo Prints di Londra, manifattura che attirò l'élite della moda dell'epoca, come Biba, Celia Birtwell/Ossie Clark, Zandra Rhodes, solo per citarne alcuni.
Ossie Clark è stato anche il primo a immaginare la sfilata come uno show introducendo la colonna sonora nella sua prima presentazione al Royal Court Theatre di Londra nel 1971, che vanta il contributo musicale di David Gilmour, uno dei fondatori dei Pink Floyd.
Abiti in etereo chiffon “inventavano” il “nude look”.
Adatti a veicolare messaggi politici e culturali del tempo, infine, i “paper dress”, qui presenti quelli della collezione Massimo Cantini Parrini, rappresentavano l’espressione perfetta di quel senso di rinnovamento culturale e sociale delle giovani generazioni degli anni Sessanta che divennero voraci consumatori di questi abiti bidimensionali, coloratissimi ed economici.
“Nell’arte e nella moda si incontra spesso il ruolo della musa: Celia Birtwell e Ossie Clark fanno parte delle coppie celebri dove non si saprà mai dire dove finiva la creatività di uno e iniziava quella dell’altro. Gli abiti Botticelliani dell’uno e le stampe oniriche dell’altra, insieme hanno vissuto una complicità creativa che ha dato vita a una rivoluzione del vestire e a una magia che ha definito un’era della moda”, dichiara Carla Sozzani, Presidente Fondazione Sozzani, mentre Francesco Nicola Marini, Presidente della Fondazione Museo del Tessuto di Prato, conclude: “La collaborazione inaugurata con la Fondazione Sozzani per realizzare questa mostra si pone anche l’obiettivo di creare un ponte, un collegamento culturale tra Prato e Milano, rispettivamente capitali internazionali del tessuto e della moda, e sono convinto che questa mostra fornirà molti punti di ispirazione per tutti coloro che studiano o lavorano in questo settore, fondamentale per l’economia del nostro Paese, ma anche per i tanti appassionati di abbigliamento vintage, design e moda contemporanea”.