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La (pessima) sanità pubblica ai siciliani costa quanto la Germania

La Regione spende il 10% del Pil: ben più della media Ue. Maglia nera su posti-letto, dimissioni e Lea

Di Leandro Perrotta |

In Sicilia per la sanità pubblica si spende quanto la Germania. Ovvero, più del 10% del Pil. Sono infatti dieci miliardi e mezzo gli euro di spese sanitarie complessive inserite nel bilancio di previsione regionale per il 2024, a fronte di un prodotto interno lordo che nelle migliori delle previsioni possibili potrebbe sfiorare – sarebbe la prima volta nella storia dell’Isola – quota 100 miliardi, visti gli ottimi dati di incremento registrati da Banca d’Italia e Svimez (oltre il 2% di crescita, migliore performance nazionale). Il dato, pur trattandosi di una semplificazione utile solo per un confronto, porta a un 10,5% di spesa sanitaria sul Pil: per la Germania, prima in Europa, è il 10,1%.

L’Italia è invece al 6,2%, fanalino di coda tra i grandi Paesi dell’Ocse. Come calcolato dalla Fondazione Gimbe la media Ocse 2023 vede una spesa del 6,9%, mentre quella europea è del 6,8%. Più del bel Paese spendono anche gli Stati Uniti, che anche per via del sistema sanitario basato sulle assicurazioni private raggiungono una spesa sul Pil stratosferica vicina al 14%, ma anche Francia, Svezia, regno Unito, Spagna e persino la Repubblica Ceca. Rapportando la spesa in dollari e a parità di potere d’acquisto, la ex repubblica socialista spende 3.900 dollari per cittadino in Sanità, quasi 500 euro in più dell’Italia a quota 3.574. La media Ocse è di 4.174 dollari, con la Germania che arriva a quota 7.253. Gli Usa sorpassano di slancio i 10 mila dollari pro-capite.

Numero di medici

Al 2022 Germania e Sicilia hanno inoltre lo stesso numero di medici ogni mille abitanti, 4,5, più della media italiana che si ferma a 4,2. Regioni italiane “virtuose” per la Sanità, come Lombardia e Piemonte che hanno ottime performance per i Livelli essenziali di assistenza (in breve Lea), hanno un rapporto ben più basso, rispettivamente di 3,8 e 3.9. L’Emilia-Romagna, prima nei Lea, ne ha 4,6. Ma le buone notizie finiscono qui. Il numero di dimissioni ospedaliere, dato che per Ocse è il maggior indicatore della performance del sistema ospedaliero, al 2022 vede in Sicilia solo 9.387 dimissioni per 100mila abitanti, contro una media italiana di 10.139 e gli 11.578 dell’Emilia-Romagna. La Germania raggiunge quota 21.800 (dati però riferiti al 2020), mentre la Repubblica Ceca supera le 18.100.

Posti letto

La differenza di posti letto è del resto enorme: in Sicilia sono solo 2,8 per mille abitanti, contro una media italiana di 3,1. I posti letto salgono a 4,8 in Repubblica Ceca e la Germania ancora una volta spicca in Europa con 5,8 posti. La Sicilia non brilla nemmeno per quanto riguarda il personale. Medici a parte, come detto in numero ben superiore alla media italiana, gli infermieri attivi in servizio sono solo 5,8 ogni mille abitanti. La media italiana è di 6,5, e solo una regione ha un dato più basso, la Calabria, con 5,6.Si tratta di carenze che hanno avuto anche un riscontro nel calcolo annuale dei fabbisogni stabilito dalla conferenza Stato-Regioni.

Il mondo universitario

Le università siciliane per il 2024-2025 mettono a bando posti per 2.200 nuovi infermieri. Secondo Ocse, al 2022 il numero di infermieri attivi in Sicilia è di 28 mila unità: un ricambio di quasi il 10% annuo. E non è così scontato trovarli, i nuovi infermieri. Secondo i dati raccolti da Angelo Mastrillo, docente di Organizzazione delle professioni sanitarie dell’Università di Bologna, e diffusi dal Sole 24 ore, ai corsi di infermieristica in tutta Italia gli iscritti ai test sono 21.350, ma a fronte di 20.174 posti. Ovvero: c’è un posto disponibile quasi per ogni iscritto ai test.Una situazione molto più frequente al Nord, dove il caso di Treviso – 527 candidati per 423 posti – è stato pubblicamente citato dal presidente del veneto Luca Zaia. Ma anche in Sicilia i numeri sono in calo: secondo i dati fornitici dall’Università di Catania, il numero di iscritti per i test d’ingresso ai propri corsi nelle professioni sanitarie, che si terranno come nel resto d’Italia il prossimo 5 settembre, è di 2.021 candidati, a fronte però di 975 posti disponibili. Un rapporto di 2 candidati per posto: solo dieci anni fa il rapporto era di quattro a uno. Ai nuovi aspiranti infermieri del resto potrebbe convenire tentare il salto di qualità: il fabbisogno stabilito dalla conferenza Stato-Regioni mette a bando 2.400 posti per medicina in Sicilia, 200 in più che per gli infermieri.

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