«Capirei e accetterei se voi voleste dimenticarmi e rinnegarmi come figlio, vi ho già causato troppo dolore e sarebbe probabilmente la scelta migliore. Non so se ho ancora il coraggio di guardarvi in faccia». Sono le parole che Filippo Turetta reo confesso dell’omicidio di Giulia Cecchettin, ha scritto in una lettera ai genitori – allegata agli atti del processo – pubblicata oggi dal sito del Corriere della Sera.
Uno scritto inviato mentre era ancora nel carcere di Halle, dopo la cattura in Germania, a fine novembre 2023. E di Giulia scrive: «Ho perso la persona più importante della mia vita, e questo per colpa mia. Mi merito tutto questo».
Ieri intanto si è apertoil processo a Filippo Turetta. E sarà un processo lampo. A favorire l’iter, dopo la prima udienza tecnica di oggi in Corte d’Assise a Venezia, la scelta del rito immediato, decisa dall’avvocato difensore Giovanni Caruso e il successivo accordo tra le parti, avvallato dal collegio presieduto da Stefano Manduzio, che – salvo inciampi – porterà alla sentenza il 3 dicembre prossimo.
La difesa di Turetta voleva evitare la spettacolarizzazione mediatica del dibattimento. La tragica fine di Giulia è assurta nell’opinione pubblica a simbolo della lotta ai femminicidi e, per converso, Turetta è divenuto oggetto della curiosità morbosa dei media. Non c’è stato atto dell’inchiesta, degli interrogatori, degli accertamenti forensi che non sia finito in un modo o nell’altro su giornali, social e contenitori pomeridiani della tv. Così ieri, come previsto, Filippo non si è fatto vedere in aula, su consiglio del suo avvocato, Giovanni Caruso.
Anche il procuratore di Venezia, Bruno Cherchi, ha varcato la soglia dell’aula per seguire una prima fase dell’udienza. «Il processo è sulle responsabilità personali – ha detto – E’ un processo non al femminicidio, ma a Filippo Turetta. Non è uno studio sociologico, ma un accertamento delle responsabilità». «Il processo – ha concluso Cherchi – si deve svolgere nelle aule di Tribunale, nel rispetto anche dell’imputato”
Assente Turetta, l’attenzione di pubblico e giornalisti è stata catalizzata quindi dalla presenza di Gino Cecchettin, il papà di Giulia, che ha detto di attendersi «una sentenza giusta» e di aver piena fiducia nelle decisioni della Corte. L’appuntamento con Turetta, ha chiarito l’avvocato Caruso, è però solo rinviato: «Mi attiverò – ha detto – affinché venga in aula per rispondere ai giudici. Certo, non oggi, ma quando sarà il momento».
Filippo quindi arriverà in Assise in una delle prossime udienze per essere interrogato. Nel frattempo Caruso ha rinunciato all’unico teste presentato, il consulente di parte, un’anatomopatologa, che aveva partecipato all’effettuazione dell’autopsia sul corpo di Giulia. Questa mossa ha portato a cascata alla rinuncia della ventina di testimoni da parte del Pm Andrea Petroni, con il placet dei legali dei familiari della ragazza.