IL CASO
Incendi Sicilia, Roma non riconosce lo stato d’emergenza per l’estate di fuoco: «Carenza di documenti». Schifani sbotta e l’opposizione insorge
Il governatore: «Non è lo stato in cui mi riconosco». E il ministro Musumeci cerca di correre ai ripari convocando un tavolo nel tentativo di trovare una possibile soluzione. L'opposizione insorge
Che beffa per la Sicilia che sebbene la scorsa estate sia stata dai roghi fino a ottobre scorso non si vede riconosciuto da parte del dipartimento nazionale di Protezione civile (che dipende dal ministro siciliano Nello Musumeci) lo stato di emergenza che era stato richiesto dalla Regione per gli incendi che hanno colpito l’Isola.
Non sono bastati quindi i cinque morti causati dall’inferno di fuoco (tra loro due operai della forestali deceduti nel corso delle operazioni di spegnimento), le migliaia di ettari di bosco andati in fumo, le centinaia di edifici distrutti o danneggiati, le infrastrutture e gli impianti di servizi generali (viari, elettrici, telefonici, fognari e di rifiuti) letteralmente liquefatti dal fuoco (chi non ricorda i blackout della scorsa estate), le migliaia le persone evacuate in sistemazioni alternative.
Rimarrà a lungo il ricordo dei giorni 24 e 25 e 26 luglio della scorsa estate quando Palermo è stata circondata dalle fiamme, con una temperatura che si aggirava intorno ai 47 gradi, quando in tutta l’Isola sono scoppiati oltre 1.000 roghi che hanno visto impiegati 4.585 uomini e donne tra personale in divisa e lavoratori forestali, con 748 mezzi antincendio utilizzati, 26 interventi di velivoli nazionali e 53 di elicotteri regionali.
Divampa la polemica
Nonostante questo infermo per la Protezione civile nazionale la Sicilia non ha diritto a vedersi riconosciuto lo stato di emergenza. E così ora divampa il fuoco della polemica.
«Non è lo Stato in cui mi riconosco», tuona il presidente della Regione Sicilia Renato Schifani. Il suo governo il 26 luglio scorso aveva lo stato di crisi e di emergenza regionale e richiesto al governo nazionale il riconoscimento dello stato di emergenza per gli incendi e l’eccezionale ondata di calore in Sicilia. Ma «uno Stato che nega ai cittadini il risarcimento di un danno di pubblico dominio, subito per colpe o eventi altrui, e lo fa sulla base di cavilli procedurali non applicati prima – spiega Schifani – non è lo Stato in cui mi riconosco, uno Stato che viene meno al principio della leale collaborazione dei suoi vari livelli, così come previsto dall’articolo 120 della Costituzione, non è lo Stato in cui mi riconosco».
«Contrasteremo – prosegue Schifani – questo ingiusto provvedimento in ogni sede amministrativa, giudiziaria, istituzionale e politica. Ma assicuro i siciliani danneggiati dagli incendi estivi che se lo Stato centrale li vorrà abbandonare, non lo farà la Regione da me guidata, perché la tutela della collettività di un popolo e la sua tenuta sociale costituiscono un principio sacro e irrinunciabile. Mi accingo a convocare per la giornata di domani una seduta straordinaria della giunta di governo per le determinazioni del caso».
La spiegazione di Musumeci
Il ministro per la Protezione civile Nello Musumeci, a proposito del mancato riconoscimento da parte del dipartimento guidato da Fabrizio Curcio dello stato di emergenza nazionale alla Sicilia per gli incendi dell’estate 2023, ha detto di aver convocato per mercoledì a Roma i direttori dei dipartimenti della Protezione civile nazionale e regionale per un riesame della pratica, nel tentativo di trovare una possibile soluzione. I due direttori, Fabrizio Curcio e Salvo Cocina, già da agosto si confrontano sul tema, ma senza trovare una intesa – mi riferiscono gli uffici romani – per carenza di documentazione da parte della Regione. Diverso invece il discorso sulle altre calamità: solo nel 2023, infatti, all’Isola sono state destinate da Roma risorse per circa 94 milioni di euro. Il difetto sta nella relativa norma del Codice di Protezione civile, che va rivista, assieme ad altri adeguamenti. Ci stiamo lavorando e presto la cambieremo».
Le opposizioni
«Incredibile ma vero, Schifani chiede a Roma lo stato di emergenza dopo i morti e gli infiniti danni a seguito degli incendi e Roma sbatte la porta in faccia – il deputato regionale Ismaele La Vardera di Sud chiama nord -. Il documento che sono in grado di mostrarvi prova ciò, e la beffa è che la risposta arriva dalla Protezione Civile che fa riferimento proprio a Nello Musumeci, ex governatore siciliano. Una bocciatura che dimostra come lo stesso Governo si sia lavato le mani e abbia lasciato sola la Sicilia».
Secondo La Vardera i soldi stanziati nella Finanziaria sono «troppo pochi per arrivare ad aiutare tutti, solo con l’intervento di Roma si potevano ristorare tutte le famiglie che hanno perso la loro casa, e che da mesi non hanno più nulla, come la famiglia Meli. Siamo di fronte ad una crisi conclamata con Roma, Schifani prenda atto che il Governo centrale ha dimenticato la Sicilia e i siciliani».
I ritardi
Anche secondo i parlamentari del Pd Anthony Barbagallo e Antonio Nicita, «la Sicilia ed i siciliani non trovano spazio nell’agenda del governo. Da luglio solo comunicati e promesse di intervento ma nessun atto concreto. Anzi il governo Meloni bocciava a più riprese le nostre proposte per intervenire finanziariamente. Che differenza con la solerzia, giusta, per ristorare i danni nelle altre regioni».
«Solo oggi, cioè 6 mesi dopo i roghi, Musumeci convoca un tavolo tra gli uffici di Roma e Palermo – aggiungono – Solo oggi, ripetiamo 6 mesi dopo i roghi, Schifani si indigna e si ricorda di essere al governo della Sicilia. C’è da sperare che, una volta svegliatosi, il governatore non conceda il bis rispetto alla vicenda dello scippo per i fondi del fsc e che, dopo le bellicose dichiarazioni, non si appiattisca ubbidiente ai desiderata di Roma e del governo centrale. Intanto da sei mesi la Sicilia aspetta. Aspettano le aziende danneggiate, aspettano i comuni, aspettano le famiglie che hanno perso la casa».
Il tradimento
«L’ennesimo schiaffo alla Sicilia da parte di un governo nazionale che, con l’inerzia complice di Schifani, sta distruggendo al Sicilia. La verità è che le vere calamità per la nostra isola non sono solo gli incendi e le alluvioni, quanto gli esecutivi che ci governano a livello regionale e nazionale. Stanno distruggendo la Sicilia, se non vanno a casa per noi sarà la fine», affermano il capogruppo del M5S all’Ars Antonio De Luca e il coordinatore regionale Nuccio Di Paola.
«Questo ennesimo colpo a tradimento nei confronti della Sicilia – dicono i due deputati – non fa che confermare quanto realmente conta la parola di Schifani a Roma: zero. Lo si è visto anche nelle passate occasioni, non ultima la vicenda del furto dei fondi fsc per lo sviluppo dell’isola per destinarli al ponte, con tanto di finta protesta di Schifani cui è seguito il nulla. Il copione anche oggi sembra ripetersi: Roma colpisce a morte la Sicilia e Schifani fa finta di indignarsi, ma c’è da giurare che anche in quest’occasione fra qualche giorno tornerà a tacere senza che nulla sia cambiato».
«Indigna particolarmente – conclude Antonio De Luca – il comportamento di Musumeci che quando era presidente della Regione scaricava sul governo nazionale la colpa dei suoi insuccessi e ora che è ministro la scarica sul governo regionale e segnatamente sul direttore Cocina, al quale proprio lui assegnò la responsabilità di dirigere la protezione civile regionale».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA