La Sicilia, connessa al Continente europeo dal Ponte sullo Stretto di Messina e da infrastrutture portuali e cargo aeree adeguate, sarà il centro nevralgico del progetto della Commissione europea di creare il terzo blocco economico mondiale: l’AfroEurAsia. Il futuro si gioca sulla capacità di produrre più energia green e idrogeno, più batterie e auto elettriche, più semiconduttori per l’industria. Ed è necessario stringere alleanze con le aree idonee a questo sviluppo, cioè l’Africa, i Balcani e i Paesi dell’Est, ricche di materie prime e di condizioni favorevoli per le rinnovabili e i poli produttivi. Per fare concorrenza agli Usa e al blocco “Brics” di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, l’Europa ha avviato una strategia, chiamata “Global Gateway”, che mette in campo diplomazia e investimenti e stringe accordi bilaterali paritari per favorire attività economiche e scambi commerciali e allo stesso tempo sviluppare i territori locali contribuendo ad alleviare l’emergenza migranti. L’obiettivo, quindi, è fare nascere l’AfroEurAsia, con la Sicilia al centro. La Commissione Ue, guidata da Ursula von der Leyen, lavora sin dal 2021 a creare le condizioni affinché la Sicilia diventi cuore e hub strategico per l’energia e i traffici commerciali del Mediterraneo, la testa di ponte dell’Europa tra Africa e Balcani.
Una strategia precisa, disegnata da atti ufficiali, che un colloquio in esclusiva con una fonte anonima della Commissione, un alto funzionario che lavora ai dossier più “caldi” che si trovano sul tavolo della presidente von der Leyen e della commissaria ai Trasporti, Adina-Ioana Vălean, ci aiuta a comprendere.
A partire dal “Global Gateway”, alternativa alla “Belt and Road Initiative” cinese e che prevede investimenti per 300 miliardi di euro. «L’1 dicembre 2021 – spiega la fonte – il Collegio dei Commissari ha adottato una nuova strategia di connettività con i Paesi oltre i confini dell’Ue, il “Global Gateway”. Prevede un approccio globale, sostenibile, basato sulle regole e incentrato sulle persone, che la Commissione ha definito nella “Strategia Ue” del 2019 per collegare l’Europa e l’Asia. Ciò va oltre le semplici infrastrutture fisiche: in questi mesi si stanno esaminando anche misure di “connettività soft”, come la convergenza delle norme, la standardizzazione e la promozione delle best practice, lo scambio di esperienze».
Il “Global Gateway” si occupa di digitale, clima ed energia, salute, istruzione e ricerca, trasporti. Il finanziamento di 300 miliardi, attraverso le iniziative del “Team Europe” che prevedono non solo contributi dal bilancio della Commissione, vedrà l’aggiunta di risorse degli Stati membri, dei privati e delle istituzioni finanziarie europee come la Bei e la Bers. Uno degli obiettivi principali sarà quello di «investire in infrastrutture fisiche, come i corridoi di trasporto, per rafforzare le reti di trasporto, digitali ed energetiche. “Global Gateway” investirà nello sviluppo di infrastrutture resistenti al clima e coerenti con i percorsi verso le emissioni nette zero. Promuoverà investimenti infrastrutturali a livello mondiale che creino reti di trasporto sostenibili, intelligenti e resilienti come parte di un sistema multimodale, privilegiando valori fondamentali come democrazia, Stato di diritto, elevati standard di diritti umani, sociali e dei lavoratori, buon governo, trasparenza, appalti pubblici aperti, sostenibilità ambientale ma anche fiscale, partenariati paritari».
Cioè, “Global Gateway” si propone di adottare un approccio etico in modo che i progetti infrastrutturali non creino debiti insostenibili o dipendenze indesiderate, a differenza di ciò che fa la Cina con i Paesi africani.
Cambierà la visione europea dei trasporti, ampliando le Reti dei corridoi Ten-T. «Si rafforzerà la posizione dell’Ue come hub mondiale dei trasporti, in linea con la “Strategia Ue per la mobilità sostenibile e intelligente” adottata nel dicembre 2020». Cioè, sarà «completata l’estensione della Rete Ten-T secondo quanto già concordato con successo nei Balcani occidentali, in Turchia e nelle regioni del Partenariato orientale, e intensificheremo gli sforzi per farlo con l’area del Mediterraneo, rafforzando al contempo i collegamenti sostenibili con l’Africa subsahariana e l’Asia centrale e i collegamenti aerei e marittimi con i partner chiave più lontani. Una delle azioni chiave mira a individuare la rete più sostenibile di collegamenti di trasporto tra la Ten-T estesa dell’Ue e l’Asia centrale attraverso il Mar Caspio».
Diventa, così, protagonista l’area mediterranea: «Il 14 dicembre 2021 la Commissione ha adottato la proposta di revisione del regolamento Ten-T, con i nuovi Corridoi europei di trasporto che subentreranno agli attuali Corridoi della rete centrale. I Corridoi di trasporto europei rafforzeranno ulteriormente la connettività all’interno dell’Ue, ma anche al di fuori, verso i nostri partner dei Balcani occidentali, dell’Ucraina e della Moldavia. La proposta della Commissione è in fase di negoziazione nel “trilogo” da parte del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione, per concludere i negoziati entro la fine del 2023».
La parte più avanzata è verso i Balcani: «Con l’imminente firma degli accordi di alto livello sull’adeguamento della rete indicativa Ten-T per i Balcani occidentali, nonché con l’estensione di un Corridoio di trasporto europeo ai Balcani occidentali, stiamo gettando le basi per una perfetta integrazione della rete di trasporto dei Balcani occidentali con la rete Ten-T. Nel 2020 abbiamo adottato un piano economico e di investimento per i Balcani occidentali, per stimolare la ripresa economica a lungo termine della regione, sostenere una transizione verde e digitale, promuovere l’integrazione regionale e la convergenza con l’Ue. Il Piano definisce un pacchetto di investimenti che mobilita fino a 9 miliardi a fondo perduto per la connettività sostenibile, il capitale umano, la competitività e la crescita inclusiva, nonché la duplice transizione verde e digitale, oltre a garanzie per investimenti fino a 20 miliardi».
«Quanto al Mediterraneo meridionale – sottolinea il funzionario – , alla Conferenza ministeriale dell’Unione per il Mediterraneo sui trasporti del febbraio scorso, i partner dell’UpM hanno approvato il Piano d’azione regionale per i trasporti (Rtap) per il 2014-2020, che mira a guidare il processo di riforma normativa e di convergenza in tutti i settori dei trasporti nell’area euromediterranea, e ad avviare i lavori per la creazione di una Rete Trans-Mediterranea dei Trasporti (Tmn-T), che estenderebbe la Rete Ten-T all’area mediterranea».
Ed ecco perché la Commissione vuole che ci sia il Ponte sullo Stretto: «Il 19 aprile 2023 – racconta la fonte della Commissione – il coordinatore del corridoio Mediterraneo-Scandinavo, Pat Cox, ha incontrato una delegazione italiana guidata dal ministro Matteo Salvini e dai governatori di Sicilia e Calabria, Renato Schifani e Roberto Occhiuto, per discutere le prospettive del progetto Ponte. Il ministro Salvini ha sottolineato l’ampio sostegno al progetto da parte del governo italiano e delle Regioni interessate. Il progetto rientra nella rete Ten-T. Nel preparare il regolamento Ten-T rivisto, la Commissione ha ridefinito – in stretta collaborazione con le autorità italiane – l’allineamento preciso del Ponte e delle sue vie di accesso. Il progetto è ammissibile al finanziamento nell’ambito del “Meccanismo per collegare l’Europa” (Cef). Pertanto, la Commissione sarebbe pronta a sostenere, come primo passo, gli studi per preparare la fase di costruzione, al fine di garantire che il progetto sia pienamente conforme alla legislazione nazionale e comunitaria».
Accanto al Ponte, è importante che i porti siciliani siano adeguatamente collegati alla rete stradale e ferroviaria. «È anche un requisito per la Sicilia – sostiene il funzionario – previsto dal regolamento Ten-T rivisto. Poiché i porti della Sicilia e dell’Italia meridionale si trovano sulla rete Ten-T, possono beneficiare di finanziamenti nell’ambito del Cef. Ad esempio, la Commissione sta cofinanziando un progetto sui porti siciliani per i collegamenti dell’ultimo miglio, con il porto di Napoli per la costruzione di un deposito costiero di Gnl e con Taranto per l’adeguamento della diga foranea principale. Inoltre, in base ai requisiti del nuovo regolamento sulle infrastrutture per i combustibili alternativi, i principali porti del Sud Italia, tra cui Napoli, Gioia Tauro e Brindisi, e della Sicilia, come Messina e Palermo, dovranno fornire elettricità a terra alle navi container e passeggeri a partire dal 2030.
Per questi investimenti è disponibile un sostegno europeo, nell’ambito dell’“Alternative Fuels Infrastructure Facility”. L’Afif può anche fornire sostegno alla costruzione di infrastrutture per rifornire le navi di combustibili alternativi, come idrogeno e Gnl. Questo tema è stato discusso da Pat Cox e Matteo Salvini, in particolare lo sviluppo delle infrastrutture in Sicilia e al Sud, comprese le possibilità di cofinanziamento e finanziamento dei progetti da parte dell’Ue e l’assistenza tecnica per la preparazione dei progetti».