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Il futuro incerto, i social e le crisi adolescenziali: tutto quello che angoscia la generazione Z

Marco Cappadonna, psicologo catanese: «Costruire spazi di dialogo dove l’adolescente può sentirsi ascoltato in assenza di giudizio»

Donatella Turillo

12 Aprile 2025, 20:39

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Un futuro avvolto nella nebbia dell'incertezza, un presente segnato da ansie sottili ma diffuse: è il quadro allarmante che emerge dalle storie dei giovani pazienti di Marco Cappadonna (nella foto qui sotto), psicologo catanese specializzando in psicoterapia sistemico familiare. «Dai racconti dei ragazzi che si rivolgono a me emerge l’angoscia per un futuro troppo incerto». Dichiarazione, la sua, che risuona come un boato notturno che fa male all’anima, che spaventa come un urlo inaspettato. Un concetto indubbio, crudo, non un banale dire, non un semplice campanello d’allarme bensì una realtà sempre più concreta e vissuta nella quotidianità di molti adolescenti.
La generazione Z sembra navigare, a vista, in un maremoto di insicurezze, dove la bussola dei sogni futuri fatica a trovare una direzione, e se trovata talvolta, è quella sbagliata.


Le statistiche parlano chiaro. Troppo spesso, oramai, aumentano i casi di depressione e suicidi tra gli adolescenti. Sintomi come ansia, inadeguatezza, tristezza, incomprensione, mancanza di stimoli, motivazioni, disturbi alimentari, isolamento, forme di autolesionismo sono tra i più comuni che silenziosamente occupano la mente di chi inerme, ed ancora giovane subisce questa società che rispecchia il suo malessere anche nelle varie piattaforme social.

I genitori e gli insegnanti come possono aiutare gli adolescenti a superare questo periodo difficile?

«Offrendo loro la possibilità di condividere le proprie paure o insicurezze -dichiara il dottore Cappadonna - Consapevoli del fatto che coloro che ascoltano sono sufficientemente forti e sensibili da potersene fare carico. Una condivisione che deve essere accolta evitando la squalifica. Talvolta - spiega il terapista - per paura o ingenuità si tende erroneamente, a ridefinire il disagio degli adolescenti con frasi come: “non c’è motivo di essere tristi, vedrai che passerà”».

E’ importante se non vitale, riconoscere per tempo le avvisaglie di questo oscuro malessere.

«Intervenire precocemente - espone Cappadonna - significa prevenire situazioni di disagio più gravi, più profonde e permettere al giovane di affrontare la transizione all’età adulta con maggiore serenità e consapevolezza».

Quali sono le migliori strategie per supportare un adolescente che sta attraversando una crisi

«Costruire spazi di dialogo dove l’adolescente può sentirsi ascoltato in assenza di giudizio. Dove può sentirsi compreso e considerato nella propria peculiare emotività. Offrendo strumenti concreti e interventi specifici che ristabiliscano quella fiducia verso il futuro che stanno perdendo».

La terapia e il supporto psicologico offrono agli adolescenti un luogo sicuro per esplorare sé stessi, affrontare le difficoltà e sviluppare competenze emotive e sociali. Quali strategie possono essere utilizzate per aiutare gli adolescenti a trovare un senso di scopo e significato nella vita?

«I genitori sono sicuramente in prima linea. Il loro ruolo è quello di guida chiara e supporto rassicurante e non giudicante - prosegue - Dopo vengono le istituzioni che hanno il dovere di garantire ai più giovani gli strumenti necessari a poter accedere con serenità nel mondo degli adulti».
Eppure, ogni periodo storico ha riversato il disagio sui propri giovani e viceversa, gli stessi hanno destinato quella irrequietezza alla società. Un ciclo continuo di ruoli, obblighi sogni e ribellioni. La sofferenza, tipica dell’età, il più delle volte, in passato, generava idee, azioni, proposte. Insomma! Si voleva cambiare il mondo affidando alle ideologie il proprio futuro, adesso all’orizzonte si riesce ad intravedere solo il baratro.

Dove ricercare le cause principali di questo senso di vuoto, e come si manifesta?

«Sicuramente la pandemia ha determinato una sofferenza causata dall’interruzione improvvisa del processo di crescita o la slatentizzazione di condizioni di sofferenza latenti. Queste ultime - prosegue Marco Cappadonna - Possono avere origine, prevalentemente, nel sistema famigliare o in quello scolastico. Tale condizione di disagio può manifestarsi in diversi modi: un cambiamento nel rendimento scolastico, ritiro sociale, utilizzo di sostanze o sintomi psichiatrici».

Quindi la crisi adolescenziale nel contesto attuale, segnato dalla pandemia e dalle sue conseguenze è comune a molti adolescenti, bisogna prestare attenzione ai cambiamenti delle loro abitudini, dei loro stati d’animo, senza sottovalutarne i segnali di crisi.

«Nel linguaggio tecnico definiamo con il termine “crisi” qualsiasi processo di cambiamento che caratterizza il passaggio da una fase del ciclo di vita e l’altra. Infatti, la parola deriva dal greco “krisis” che il significato di “scelta/decisione”. In tal senso, bisogna considerare che l’adolescenza rappresenta sempre un momento di crisi per i nostri ragazzi».

L’arresto delle attività di vita quotidiana ha influenzato lo sviluppo e le dinamiche della crisi adolescenziale.

«La pandemia ha complicato un processo che è già delicatissimo di per sé».

A gravare la situazione l’utilizzo improprio ed eccessivo dei social sin dalla tenera età. Troppi bambini “silenziati” davanti al video di uno smartphone, già dal passeggino.

«L’utilizzo dei social e la tecnologia in generale sono sia conseguenza che causa del senso di vuoto – denuncia Cappadonna - Nel primo caso lo schermo di uno smartphone rappresenta un rifugio, un rimedio o una cura che offre solo un sollievo temporaneo e non una vera risoluzione della sofferenza. Nel secondo caso l’uso eccessivo dei dispositivi determina quella sensazione a causa dell’eccessiva esposizione al giudizio, a contenuti iperstimolanti o espliciti che possono alterare l’idea che si ha del mondo».

Un dipinto aberrante dai colori scuri, privo di luce, la stessa che dovrebbe stimolare la vita, ci si domanda quali possano essere le risorse e i servizi disponibili per gli adolescenti che necessitano di aiuto?

«Gli sportelli di ascolto psicologico all’interno degli istituti scolastici giocano un ruolo fondamentale e per tale ragione meriterebbero una sistematizzazione e un maggiore investimento. Poi abbiamo medico di medicina generale che può fare da ponte tra la famiglia e i professionisti del sistema sanitario pubblico o privato, in tal senso si sta lavorando per istituire nei prossimi mesi lo psicologo di base».

Non di meno importanza il valore dello sport.

«Su un altro livello di significato troviamo, invece, le associazioni sportive che possono rappresentare un punto di riferimento e di confronto».
Per concludere un tema che meriterebbe sempre più spazio Cappadonna dichiara: «Se potessi parlare ai genitori direi di non proiettare sui loro figli le proprie paure, permettendo loro di affrontare il mondo affiancandoli con la necessaria cura. Mostrando la bellezza delle cose, le opportunità nascoste e restituendo loro tutte quelle qualità di cui sono provvisti ma di cui spesso non sono consapevoli».