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L'OMAGGIO

Il doodle di Google dedicato a Quino: chi è e perché è famoso in tutto il mondo

Di Redazione |

 Ironica, arrabbiata, in continua polemica con gli adulti e la loro gestione del mondo,  critica ed intelligente, odiava la minestra, ma soprattutto le ingiustizie e la guerra. Questa è Mafalda, la creatura di Quino, nome d'arte del fumettista argentino Joaqui' n Salvador Lavado Tejo' n, origini andaluse,  che oggi Google celbra con un doodle nel giorno della sua nascita, il 17 luglio.  Quinio è stato tradotto in 35 lingue, è presente tra i libri di un argentino su due ma è conosciuto in tutto il mondo per quelle sue strisce con protagonista quella bambina sveglia, ironica, a tratti irriverente ma sempre unica e indimenticabile. 

Quell'amore per le matite e i fumetti nacque quando era piccolissimo e il Clarin ha raccontato di come sopportò  di andare alle elementari solo perché  per realizzarli serviva saper scrivere e leggere e con la madre si accordò  per poter disegnare ogni giorno tutto il tavolo di pioppo della cucina a patto che poi lo spazzolasse per bene.

Rimase orfano presto e, dopo aver studiato all'Accademia di belle arti della sua città natale Mendoza, esordì  nel 1954 in Dibujantes e trovò  posto con le sue creazioni nelle riviste Aguado, Rico Tipo e quindi in Tia Vicenta chiusa dai militari nel 1966. Nel 1958 sbarcò  sul quotidiano Democracia e poi in Vea e lea.

Mafalda, inizialmente creata per una pubblicità  di lavatrici che non piacque al committente, fu rimessa in un cassetto e rispuntò appunto il 29 settembre del 1964 sulla rivista argentina Primera Plana e poi su El Mundo: fino al 1973 illuminò  con il suo sarcasmo e la sua indimenticabile visione del mondo il suo pubblico circondata oltre al papà  impiegato e alla mamma casalinga, da una serie di amichetti storici: il romantico Felipe (che è la caricatura di un amico di Quino, il poeta Jorge Timossi), la borghese Susanita, il capitalista Manolito.  A questi si sono poi aggiunti Guille (Nando per gli italiani) il fratellino di Mafalda, per il quale Quino si è ispirato a un nipotino diventato flautista, il fantasioso Miguelito e la minuscola Libertad, disegnata piccolissima '«perche'  la libertò in Argentina e'  sempre stata poca».

«Mafalda – scrive Umberto Eco nel 1969 nella prefazione al volume Mafalda la contestataria (Bompiani) – è  un'eroina arrabbiata che rifiuta il mondo così  com'è . Vive in una continua dialettica col mondo adulto, che non stima, non rispetta, avversa, umilia e respinge, rivendicando il suo diritto a rimanere una bambina che non vuole gestire un universo adulterato dai genitori».

Arrivò  anche sul grande schermo con un film argentino di 75 minuti, che non lasciò  soddisfatto Quino, e fu protagonista di due serie d'animazione. Al momento del golpe (1976), Quino si trasferì  in Italia, tornando nel suo paese dal 1979 prima per brevi periodi, poi sempre più  frequentemente.

Su quel periodo oscuro dell'Argentina non nascose le sue idee. «"Se Mafalda fosse vissuta durante gli anni della dittatura militare sarebbe forse stata una "desaparecida" in piu' . – disse in un'intervista all'ANSA – Non sarebbe sopravvissuta per il semplice fatto che aveva un cervello critico. Molta gente è  scomparsa solo per questo e tra di loro moltissimi sono stati i giornalisti». 

Memorabili molte sue battute pacifiste e contro la guerra e quindi più attuali che mai. Seduta sulla sua seggiolina dichiara: «Oggi mi sento una pacifista in guerra contro chi non vuole la pace», Oppure ascoltando la radio: «Orchestre! Se invece che si eserciti il mondo fosse pieno di orchestre sarebbe una meraviglia!». Ed ancora, rivolgendosi a due uomini armati: «Insomma, andate a dire ai vostri presidente, perchè  non smettono di darci fastidio e firmano la pace?». Aggiungendo: «E se mancasse la penna, gliela presto io!». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA