Il Tribunale di Catania, Prima Sezione Penale, in composizione monocratica, ha assolto 34 persone accusate di interruzione di pubblico servizio ed attentato alla sicurezza dei trasporti per l’occupazione dei binari della stazione ferroviaria di Giarre-Riposto avvenuta la sera del 23 maggio 2015. La protesta era nata spontaneamente come atto di indignazione per la morte di Maria Mercurio, una donna di 53 anni di Giarre, deceduta a causa di un presunto caso di malasanità. In quella tragica circostanza centinaia di persone si erano radunate in piazza Duomo e poi si erano dirette alla stazione ferroviaria, occupando i binari e bloccando un treno.
Tra gli imputati, che hanno dovuto affrontare un processo durato quasi nove anni, figuravano l’ex coordinatore del comitato “Rivogliamo l’ospedale Angelo La Rosa”, gli ex consiglieri comunali Tania Spitaleri, Gabriele Di Grazia e Giovanni Barbagallo, rappresentanti di diverse associazioni, tra cui l’ex presidente della Confcommercio di Giarre, Francesco Candido, e numerosi cittadini giarresi. Il Tribunale, dopo aver ascoltato numerosi testimoni, ha ritenuto che non vi fosse alcun intento criminoso da parte degli imputati, che avevano agito mossi dal dolore e dalla rabbia per la morte di Maria Mercurio e senza la volontà di arrecare danni o mettere a rischio la sicurezza pubblica. La donna, residente in via Romagna, nel quartiere popolare Jungo, era stata colta da malore ed era poi morta, poco dopo, per un presunto arresto cardiaco mentre era in ambulanza. In quella drammatica circostanza, dopo la richiesta dei familiari, era intervenuta una ambulanza del 118 non medicalizzata e priva delle strumentazioni adeguate; quando il quadro clinico è diventato critico la donna, ormai gravissima, era stata accompagnata d’urgenza nell’elipista dello stadio di atletica leggera dove, nel frattempo, è atterrato l’elisoccorso. Una corsa disperata quanto vana. La donna sarebbe infatti deceduta durante il trasferimento da via Romagna all’eliporto, provocando la durissima reazione dei parenti.
L’avv. Salvo Sorbello che assiste numerosi componenti della famiglia Mercurio, esprime “soddisfazione per l’esito della sentenza che compensa, in parte, il sentimento di frustrazione che, all’epoca dei fatti ha travolto la famiglia dei propri assistiti per la morte della signora Maria Mercurio. In quella circostanza – continua l’avv. Sorbello – in occasione dell’incontro con l’allora assessore regionale ala Salute Lucia Borsellino, constatai la scarsa volontà nel risolvere il problema della chiusura del pronto soccorso, da cui derivarono numerosi casi di malasanità per ultimo quello della Mercurio che ha dato vita alla manifestazione”.