IL BORSINO
Democrazia partecipata: in Sicilia inadempienti 2 Comuni su 3, Enna e Ragusa le città più “attente”
L’area messinese risulta quella più virtuosa con il 50% degli enti che ha già attivato il processo
Una corsa a ostacoli, tra diffidenza, ignoranza – nel senso che si ignora una norma vigente – incoerenza. È il percorso della legge siciliana sulla democrazia partecipata. Lo dicono i numeri. A quattro mesi dalla fine dell’anno hanno avviato i processi appena 143 Comuni su 391. Devono ancora partire, quindi, quasi due terzi dei Municipi. Mentre ad avere concluso l’iter, con l’assegnazione dei fondi al progetto o ai progetti vincitori, sono in tutto 52 città, ovvero il 13,2% del totale.
Anche l’andamento degli anni scorsi racconta il concentrarsi delle attività dopo l’estate. Anche per questo – per vedere se si muoverà qualcosa in più rispetto al passato, se qualcuno dei Comuni finora assenti sarà in grado di impegnarsi – il gruppo di lavoro di “Spendiamoli Insieme” (www.spendiamolinsieme.it), progetto dedicato alla democrazia partecipata siciliana, fa il punto sulla situazione.
Le performance migliore e peggiore si registrano nella Sicilia orientale. L’area messinese risulta quella più virtuosa con il 50% degli enti che ha già attivato il processo. Quelle più in ritardo sono invece le aree etnea e siracusana, nelle quali a dover ancora partire è il 76% dei Municipi. In mezzo ci sono l’Ennese, il Nisseno e il Ragusano, dove mancano all’appello rispettivamente il 75%, il 71% e il 66% dei Comuni.
Tra le “capitali” tempestive sono state Enna (26.368 abitanti) e Ragusa (71.438 abitanti), che hanno pubblicato gli avvisi per la presentazione delle proposte abbondantemente entro la scadenza del 30 giugno fissata dalla legge per i Comuni con più di 10 milaeuro. Mentre a Caltanissetta (60.294 abitanti) la presentazione delle proposte si è conclusa nello scorso fine settimana e a Messina (227.424 abitanti) si concluderà il 30 settembre. Siracusa (119.056 abitanti) sta per avviare il processo 2022 mentre completa quello del 2021.
Gli stessi analisti definiscono una “svolta” quella che arriva da Catania (297.499 abitanti). Intanto fino all’anno scorso i catanesi venivano chiamati a votare e a scegliere su progetti presentati dallo stesso Comune. Si “saltava” cioè un passaggio fondamentale, quello della presentazione di proposte e idee da parte dei cittadini. «Un passaggio che è chiaramente previsto dalla legge, ha valore culturale e simbolico, ma anche di incoraggiamento a un protagonismo attivo e operativo da parte della cittadinanza, e – soprattutto – è stato ideato per favorire l’emersione di bisogni, istanze, aspettative e desiderata nell’ambito della comunità», sottolineano quelli di “Spendiamoli insieme”. Da quest’anno questa tappa fondamentale è invece rispettata. «Tutte le persone fisiche, residenti nel territorio comunale e che abbiano compiuto il diciottesimo anno di età, nonché le associazioni, i comitati e tutti gli organismi di rappresentazione collettiva che abbiano sede legale e/o operativa nel territorio di questo Comune» sono infatti invitati «a elaborare e presentare proposte e idee progettuali per la realizzazione di azioni e interventi specifici, cui destinare l'utilizzo delle risorse».
Tra le curiosità rilevate dai ricercatori anche i casi in cui “l’erba del vicino” risulta davvero più verde. Nel Catanese succede, per esempio a Paternò (46.202 abitanti), che perde ogni anno i suoi 20mila euro annui e Belpasso (27.390 abitanti) che ha messo in piedi un bel po’ di cose grazie a circa 10mila euro all’anno ai quali il Comune ogni tanto ha aggiunto qualcosa, a Zafferana Etnea (9.440 abitanti) che restituisce alla Regione circa 13mila euro ogni anno e Nicolosi (7.416 abitanti) che con i suoi 7/8mila euro annui ha fatto viaggiare un po’ di suoi giovani all’estero in vacanze studio a Berlino, Monaco, Amsterdam.
Nell’Ennese dinamica simile tra Piazza Armerina (21.043 abitanti) e Barrafranca (12.126 abitanti). La prima perde attorno ai 10mila euro all’anno, la seconda utilizza circa 5mila euro all’anno e con questa somma così piccola riesce a fare un bel po’ di cose, compreso, negli anni del Covid, supporto all’assistenza sanitaria e agli hub vaccinali, ma anche manifestazioni culturali, progetti educativi, feste. Nel 2022 ha approvato 10 progetti. Nel Nisseno si contrappongono la città di Butera (4.364 abitanti) per la quale non ci sono notizie a parte l’adozione del regolamento nel 2021 e la città di Mazzarino (11.316 abitanti) con i suoi 7/8mila euro annui e i suoi processi pienamente compiuti.
Nel Siracusano si tratta, per esempio, di Noto (23.694 abitanti, fondi per circa 15mila euro annui) che spesso non riesce a sviluppare gli iter, tanto che non si hanno notizie per il processo dell’anno scorso né, finora, per quello di quest’anno, e di Avola (30.667 abitanti, risorse annue attorno ai 30mila euro) che fa quasi tutto come si deve (l’unica nota dolente è che sembra che non si proceda a votazione sulle proposte presentate dai cittadini, sulle quali decide un tavolo tecnico).
Nel Ragusano si può guardare ai “dirimpettai” di Vittoria (62.524 abitanti), che è ancora senza regolamento e ha perso molte “annualità” di circa 40mila euro ciascuna, e Acate (10.898 abitanti) che dal 2020, anno in cui adotta il regolamento, riesce a sviluppare l’iter e a spendere i suoi 9mila euro annui. Il Messinese con i suoi 108 Comuni offre un’ampia casistica. Novara di Sicilia e Fondachelli Fantina si comportano all’opposto nonostante siano appiccicate, abbiano la stessa popolazione (rispettivamente 1.242 e 1.009 abitanti) e dispongano di somme simili (6/7 mila euro annui). La prima da anni perde i suoi fondi mentre la seconda spende e realizza interventi come la manutenzione del campo sportivo, le decorazioni natalizie, contributi al trasporto scolastico. Idem Pace del Mela (6.197 abitanti) e Torregrotta (7.410 abitanti): la prima da anni rimanda alla Regione i suoi 5/7 mila euro mentre la seconda ha usato ogni anno i suoi 7/9 mila euro, ha fatto pulizie straordinarie, manifestazioni ed eventi e quest’anno ha scelto di dotare di oltre 500 nuovi libri la biblioteca.
Per non parlare dei tre Comuni che si contendono la piccola isola di Salina nell’arcipelago delle Eolie. Leni (686 abitanti) si è attivata solo nel 2017, spendendo circa 11mila euro, e poi basta più. Malfa (989 abitanti) e Santa Marina Salina (899 abitanti), invece, riescono a spendere ogni anno attorno ai 13mila euro ciascuna (ma a Malfa le proposte sono fatte dal Comune e i cittadini possono solo scegliere quella che preferiscono, mentre a Santa Marina Salina sono i cittadini a presentare proposte, come impone la legge). Con questi fondi l’una ha ristrutturato lo spogliatoio del campo di calcio, migliorato la cartellonistica stradale, creato guide virtuali e l’altra ha impiantato un museo, dato vita a interventi sociali, fatto manutenzione straordinaria del sito archeologico. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA