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IL CASO

Prima la ministra Roccella, poi Filippo Facci: è polemica sulle parole a difesa di La Russa jr

Non di placa la bufera politica sul caso di Leonardo Apache La Russa, denunciato nei giorni scorsi per una violenza sessuale che sarebbe stata commessa nella notte tra il 18 e il 19 maggio a Milano

Di Federica Zaniboni) |

Non di placa la bufera politica sul caso di Leonardo Apache La Russa, denunciato nei giorni scorsi per una violenza sessuale che sarebbe stata commessa nella notte tra il 18 e il 19 maggio a Milano. A finire al centro della polemica, è stato il ministro della Famiglia e delle Pari opportunità Eugenia Roccella, sabato sera interpellata dai cronisti a Polignano sulle parole dette dal presidente del Senato Ignazio La Russa sul figlio. «La Russa è un padre – ha detto la ministra – ricordo che è stato colui che ha proposto una manifestazione di soli uomini contro la violenza sulle donne», prima di aver paragonato il caso della ministra Daniela Santanchè con quello di Enzo Tortora.

Polemica anche su una frase uscita ieri su Libero del giornalista Filippo Facci: «una ragazza di 22 anni era indubbiamente fatta di cocaina prima di essere fatta anche da Leonardo Apache La Russa». «Conviene alla Rai, al servizio pubblico affidare un programma» all’opinionista «che si esprime così sul giornale? Può la tv pubblica essere affidata a chi fa vittimizzazione secondaria?», si è domandato Sandro Ruotolo responsabile informazione del Partito Democratico, raccogliendo una serie di consensi da parte di altri esponenti del Pd e del Movimento 5 stelle. Da parte sua, Facci ha dichiarato all’ANSA che non riscriverebbe quelle parole.

Le contestazioni

Le prime reazioni contro Roccella, oltre a una piccola contestazione durante l’intervento, sono arrivate in mattinata. «Roccella dovrebbe difendere tutte le famiglie di questo Paese – scrive su Twitter il deputato del Pd Alessandro Zan -, non solo quelle dei colleghi di partito».

«Meloni tace. Roccella liquida tutto come le reazioni di un padre. Non posso credere che due donne, una Presidente del Consiglio e l’altra ministra alle Pari opportunità, non sentano il dovere di dire che una donna che denuncia violenza non può essere vittima una seconda volta», ha aggiunto la capogruppo Pd alla Camera Chiara Braga. Dello stesso avviso è anche il co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi-Sinistra Angelo Bonelli: «La contestazione alla ministra Roccella è doverosa e legittima. Inopportuna è invece la difesa della ministra nei confronti di La Russa, utilizzando il fatto che sarebbe stato il primo che ha proposto una manifestazione di soli uomini contro la violenza sulle donne, ma dimenticando che il Presidente del Senato è anche il primo che, da seconda carica dello Stato, interroga il figlio accusato di stupro, lo assolve e attacca la ragazza vittima».

La potenza politica

La ragazza di 22 anni che denuncia il terzogenito del presidente del Senato sarà sentita dai pm in settimana. «Da quella notte mia figlia è devastata», ha detto il padre della giovane intervistato da Repubblica, augurandosi che nelle indagini non influisca il peso politico della seconda carica dello Stato. «Spero che chi deve indagare e giudicare – ha spiegato – sappia valutare oggettivamente i fatti, indipendentemente dalla potenza politica del padre».

Il legale che assiste la ragazza, Stefano Benvenuto, ha assicurato che «l’attenzione è massima» perché lui stesso ha fatto «in prima persona una promessa alla famiglia coinvolta: non si lascerà nulla al caso».

I testimoni

Proseguono, intanto, anche da parte del legale, le ricerche di ulteriori testimoni ed eventuali altre persone coinvolte, come il dj che, secondo la denuncia, avrebbe partecipato agli abusi.

Tre amiche della presunta vittima, oltre allo stesso Ignazio La Russa che ha dichiarato di aver visto la 22enne la mattina del 19 maggio nel letto del figlio, sono al momento i testimoni primari dell’avvocato che assiste la ragazza.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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