IL CASO
Catania, processo alla “ladra di letterine”: smascherata dalle telecamere, è la segretaria dello studio legale vicino
Penalista denuncia furto di posta dalla cassetta. «Un tentativo di danneggiare l’attività professionale»
Una vicenda quasi diabolica. E a tratti inquietante. Una storia perfetta per la sceneggiatura da film poliziesco. O, se preferite, da trama di un romanzo di Camilleri. Protagonista è una penalista che l’anno scorso ha notato la strana sparizione della sua corrispondenza. Una caso anche un po’ vintage contando sul fatto che siamo in un’epoca in cui a rischio sono soprattutto dati informatici. E invece nella zona di piazza Verga è tornato in voga il furto di posta cartacea. Non dimentichiamo che il diritto alla privacy delle lettere è sancito dalla Costituzione.
I fatti. Desirée Platania, una mattina, deve andare in Tribunale per un’udienza guarda la sua cassetta della posta e si accorge che è arrivata corrispondenza dal suo operatore telefonico. Nulla di urgente. E quindi decide di rinviare a pranzo l’apertura con la chiave e il prelievo della busta. Peccato però che quando torna dal Tribunale la letterina si è volatilizzata.
Le “esche”
Le strane sparizioni, anche di atti professionali molto importanti, proseguono per giorni. L’avvocato lancia delle esche a cui il ladro di lettere abbocca. A quel punto Platania decide di sporgere querela contro ignoti. La Procura, anche in considerazione dell’estrema gravità dei fatti (sottrazione della corrispondenza professionale di un avvocato penalista), delega le indagini alla Squadra mobile.
Le telecamere
I poliziotti installano delle telecamere nascoste che incastrano il responsabile. Anzi: la responsabile. Infatti gli investigatori scoprono che con cadenza quasi quotidiana la segretaria di un noto studio legale dello stesso palazzo prelevava la corrispondenza professionale di Platania. I video immortalano (un frame nella foto sotto) la signora che si impossessa della posta dell’avvocato per ben tre volte in tre diversi giorni.
Il pm Carmine Luca Volino ha chiesto il rinvio a giudizio per l’imputata accusata di atti persecutori, violazione, sottrazione e soppressione di corrispondenza e furto in abitazione. A settembre si svolgerà l’udienza preliminare davanti al gup Luca Lorenzetti in quanto la donna ha chiesto l’abbreviato condizionato all’audizione del suo datore di lavoro (e in subordine l’abbreviato “secco”).
L’avvocato, con il suo difensore Luca Mirone, si è già costituita parte civile nel processo penale e inoltre ha deciso di «coinvolgere nella vicenda il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Catania affinché – come già avvenuto per un’aggressione patita da una collega penalista – eserciti autonomamente l’azione civilistica nel processo penale».
Attentato all’esercizio della professione
E non solo. «I fatti patiti dalla collega sono di una gravità inaudita. L’obiettivo dell’imputata – dichiara il difensore Mirone – era chiaramente quello di danneggiare l’attività professionale dell’avvocato Platania in quanto avvocato, un chiaro attentato all’esercizio della professione forense, semplicemente inaccettabile. Oltre alle specifiche violazioni penali concretamente contestate, esiste una copertura costituzionale specifica del diritto alla libertà e segretezza della corrispondenza che l’articolo 15 della Carta definisce inviolabili. I diritti e le prerogative dell’avvocato, violati con le pervicaci e continue condotte illecite, saranno oggetto di una difesa tecnica rigorosa».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA