Un nuovo colpo di scena irrompe nella già intricata vicenda delle Camere di commercio siciliane, snodo strategico attorno al quale si muovono pezzi importanti dello sviluppo, a cominciare dall’aeroporto di Fontanarossa. E’ una nota a firma del direttore generale per il Mercato e la Concorrenza del Ministero dello Sviluppo Economico con cui rimanda alla decisione della Corte Costituzionale le indicazioni operative che consentano ai due commissari nominati dallo stesso Mise il compimento delle attività di insediamento e successione. La nota, firmata dal dirigente Gianfrancesco Romeo, è stata trasmessa nella tarda mattinata di ieri dopo il reinsediamento dei commissari della camera di commercio di Catania e di quella che accorpa Ragusa, Siracusa, Caltanissetta, Agrigento e Trapani.
Giuseppe Giuffrida e Massimo Conigliaro avevano già annunciato di volere riprendere le redini dei due enti camerali dopo la sentenza del Cga del 30 marzo che, nel demandare alla Corte Costituzionale la questione di legittimità costituzionale, a loro giudizio aveva rigettato la richiesta di sospensiva del decreto del Mise del marzo dello scorso anno.
Se già c’era confusione attorno alle CamCom, adesso la situazione si fa ancora più complicata perché, c’è da ricordare, che è tuttora in carica il commissario della camera di commercio del Sud Est, Antonino Belcuore, nominato nel mese di gennaio con decreto del presidente della Regione siciliana del 11 gennaio, ponendo il problema del conflitto e dell’incompatibilità delle attività. Belcuore, assistito dall’avvocato Agatino Cariola, ha proposto ricorso al Cga per l’ottemperanza della sentenza di fine marzo sostenendo che «rimane fermo il motivo di ricorso che fa discendere l’invalidità della nomina dei commissari straordinari dalla questione di legittimità costituzionale della stessa norma».
Belcuore ha chiesto la sospensione cautelare del provvedimento ponendo alla base del ricorso una serie di quesiti: se la sentenza del Cga del 30 marzo, nel momento in cui ha sollevato questione di legittimità costituzionale, debba intendersi aver sospeso l’efficacia del decreto del Mise del 30 marzo 2022 di nomina dei commissari Giuffrida e Conigliaro; se il decreto del Mise sia da intendere divenuto inefficace o comunque superato dall’intervento del Decreto Presidente Regione siciliana dell’11 gennaio 2023, che ha nominato il commissario straordinario alla Camera di commercio di Catania, Siracusa e Ragusa; quali sarebbero i rapporti tra i Commissari Giuffrida e Conigliaro, per procedere alla liquidazione della Camcom del Sud Est Sicilia, ed il Commissario Belcuore per procedere al rinnovo degli organi di amministrazione ordinaria della medesima Camera: concretamente il quesito si riferisce al conflitto (non tra le persone) tra le rispettive attività, le quali paiono essere del tutto incompatibili. Per il ricorrente, «l’unica soluzione (…) è quella di sospendere l’efficacia del decreto del Mise del 30 marzo 2022 e, comunque. quella di impedire il reinsediamento dei commissari nominati da quel decreto».
Giuffrida e Conigliaro sono intervenuti in giudizio e, con il patrocinio dell’avvocato Carmelo Barreca, hanno depositato una memoria con la quale ritengono che, a seguito della recente sentenza del Cga, la loro nomina sia ridivenuta efficace e hanno, quindi, chiesto l’emissione di un decreto presidenziale cautelare partendo dall’assunto che la presenza del commissario della CamCom del Sud Est sia «ininfluente e irrilevante rispetto ai ripristinati diritti e obblighi di attuazione del decreto del 30 marzo 2022». Il Consiglio di giustizia amministrativa ha, quindi, fissato la camera di consiglio per l’11 maggio nella quale dovrà decidere sulla richiesta di misure cautelari con l’annullamento, previa sospensione del decreto del Ministero dello Sviluppo economico, con cui sono stati nominati i due commissari. Fra qualche settimana, quindi, si scriverà un nuovo capitolo, e non sarà l’ultimo, di questa vicenda che promette di andare avanti a colpi di carta bollata fino a che, non prima del mese di dicembre, la Consulta emetterà il verdetto che dovrebbe porre la parola fine.