IL REPORTAGE
Bidoni, fontanelle e autobotti: benvenuti ad Agrigento
Popolazione esasperata, prezzi alle stelle per le forniture da privati e disdette dei turisti
Ad Agrigento tutti hanno nella rubrica del telefono il numero della mamma, del papà e quello dell’autobottista di fiducia. Basta questo per farsi un’idea di quanto pesi nella vita di tutti i giorni la questione acqua da queste parti – e non solo ad Agrigento città, ma anche in larga parte della provincia – e che ruolo hanno coloro che possono disporre dell’oro blu.
E dire che all’ombra dei templi con l’emergenza ci si è nati: l’acqua non è mai stata corrente – avete letto bene: mai – e quindi i tetti dei palazzi costruiti negli anni Settanta, i cosidetti tolli, hanno una teoria orrenda di vasche sui tetti che caratterizzano la skyline. Quelli costruiti più recentemente sono realizzati con un concetto di architettura unico e caratteristico: prima si scava sotto per creare una vasca supercapiente, sopra la quale poi si può edificare un palazzo. Non è un caso infatti se uno studio dell’anno scorso che rivelava come a Milano per lavarsi i denti si arrivi a consumare più di trenta litri d’acqua sia stato accolto col sorriso: qui, quando l’acqua non c’è, basta un bicchiere da 125 ml per fare tutto, risciacquo dello spazzolino compreso.
E infatti – sempre per spiegare quanto la capacità di approvvigionamento abbia una importanza vitale da queste parti – anche il mercato immobiliare ne risente. Per paradosso, nemmeno troppo arrischiato: la reggia di Versailles senza vasca capiente varrebbe meno rispetto ad una casa dignitosa ma con una vasca bella grande. E dunque Agrigento, da sempre abituata all’emergenza idrica, in queste settimane sta vivendo una emergenza nell’emergenza. Nelle case l’acqua arriva per poche ore ogni dieci giorni se va bene e trovare l’autobottista è pure diventata una impresa. E qui ci va di mezzo la scelta, sulla carta sacrosanta, ma nei fatti folle, di imporre – ora e solo ora – a tutti gli autobottisti una serie di prescrizioni ed autorizzazioni sulla potabilità dell’acqua, come se non si sapesse che nessuno berrebbe mai l’acqua del rubinetto. L’acqua da bere qui si compra al supermercato da sempre. Ma tant’è.
I prezzi
Ma se in un momento in cui la domanda cresce a dismisura (tra turni lunghi e irregolari, il caldo, il mare) si taglia l’offerta (il numero degli autobottisti è ridotto a forse un terzo del “normale”) la dinamica sui prezzi è scontata: raddoppiano. Ad Agrigento ci vogliono 25 euro per un metro cubo d’acqua («U sapi quantu spinnivu pi mettimi in regola?» spiega il signore che maneggia il grosso tubo che riempie le cisterne), a Canicattì invece 2 metri cubi che in tempi normali si pagavano 20 euro ora costano 35 euro.E l’impressione che si dà alla popolazione è quella del Titanic che va dritto verso l’iceberg senza che al timone vi sia nessuno in grado di virare per evitarlo. Il sindaco Franco Miccichè dà la sensazione di avere puntato anima e corpo su Agrigento Capitale della Cultura. E infatti al termine di un concerto di piazza è stato sonoramente contestato dalla folla: «Vogliamo l’acqua!». Il dissalatore realizzato nel 2005 a Porto Empedocle è fermo da troppo tempo (è stato dismesso nel 2008) e per rimetterlo in sesto servono milioni e soprattutto tempo.
Le soluzioni
Gli invasi sono quasi vuoti e gridare al cambiamento climatico e basta – o dare la colpa ai predecessori – è diventata l’ultima carta degli amministratori. Persino il recupero (forse) del finanziamento di 40 milioni per rifare la rete idrica, in un primo tempo perduto per i ritardi della burocrazia, diventa un “regalo”.
Intanto le condotte di Agrigento continuano a perdere più del 50 per cento dell’acqua e del progetto per la nuova rete idrica non c’è ancora traccia. Di dissalatore invece si “parlicchia” ma è roba a medio se non a lungo termine e dunque al momento le uniche soluzioni sono la nave cisterna dell’Esercito ancorata al porto di Licata con 1,2 milioni di litri (Licata ha 35 mila abitanti, significa una trentina di litri a persona…) mentre i fondi per l’emergenza sono finiti nell’acquisto e nella riparazione di autobotti. Senza contare quei Comuni montani che non intendono mettere a disposizione degli altri le loro fonti. Risultato: lì acqua sostanzialmente corrente, gli altri con turni di 10 o 15 giorni. Equità zero e problemi che si sommano.Una bella botta anche alle velleità di Agrigento Capitale della Cultura del 2025 ora alle prese con qualche disdetta di troppo dei turisti e con i gestori dei B&B del centro storico disperati perché non riescono a rifornire le loro strutture.
Turismo
Negli scorsi giorni sul sito della Cnn – il celebre network americano – è apparso proprio un reportage su questo tema che raccontava di come i turisti siano scoraggiati a venire e a restare da queste parti dove la Valle dei Templi sembra un posto incantato. Il presidente di Aica, Settimio Cantone, uomo dell’apparato, da venti anni in campo, prima da assessore provinciale, poi da consulente del sindaco Miccichè (ora a capo di Aica ma senza alcuna esperienza specifica sulla gestione di una azienda che si occupa di acqua) ha rassicurato che almeno gli alberghi non hanno problemi e che dunque i turisti possono tranquillamente prenotare e godersi il mare e i monumenti di Agrigento.
Solo che in città non ci sono solo i turisti, perché ci sarebbero pure gli agrigentini e hanno sete pure loro. A Bonamorone – la fontana dove da sempre i giurgintani riempiono i bidoni, presenti in tutte le case – si vedono ad esempio già al mattino presto persone intente ad approvvigionarsi. «Abito nel centro storico – spiega Calogero, un signore sulla settantina ma ancora bello vigoroso – e acqua non se ne vede da dieci giorni e da me l’autobotte non arriva perché non passa tra le viuzze». Parla mentre riempie la sua Panda bianca con il sedile posteriore reclinato dove con maniacale precisione ha sistemato tre file con cinque bidoni da 20 litri ciascuno: trecento litri che potranno bastare per un paio di giorni. Per quanto ancora gli agrigentini avranno pazienza?COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA