ROMA – Addio alle tariffe superscontate di Ryanair. I voli a 0,99 o a 9,99 euro sono destinati a scomparire per il caro energia scoppiato con la guerra in Ucraina e che pesa anche sul settore aereo. Lo ha detto l’amministratore delegato del gruppo, Michael O'Leary intervistato da BBC Radio 4.
In un discorso molto ampio sull'inflazione, O'Leary ha spiegato che il settore delle low cost – che pure resisterà perché le persone continueranno a volare «frequentemente» – è inevitabilmente influenzato dagli aumenti del petrolio. «Non credo che ci saranno più voli a 10 euro. La nostra tariffa media è stata l’anno scorso di 40 euro, andremo verso i 50 nei prossimi cinque anni. Le nostre tariffe promozionali superscontate, quelle a 1 euro, a 0,99 o anche a 9,99, penso che non si vedranno per un certo numero di anni». Ryanair continuerà comunque ad avere «milioni di posti a 19,99 euro, 24,99 e 29,99». .
Rincari a tre cifre per i voli all’estero, la corsa della benzina che non si arresta, il caro-vacanze che non risparmia nemmeno le pensioncine o la serata in pizzeria. L’inflazione alle stelle rende ancora più rovente l’estate degli italiani andando ad abbattersi anche sulle tanto attese ferie: sia che si scelga l’hotel o il b&b, sia che si opti per il ristorante o la cena a casa, i rincari non risparmiano praticamente nulla. E se si considerano anche le spese obbligate come le bollette, che non accennano a sgonfiarsi, l’effetto per le famiglie è di una vera e propria stangata.
La classifica dei 30 maggiori rincari, elaborata dall’Unione nazionale consumatori sulla base del dato diffuso ieri dall’Istat (che ha confermato un’inflazione a luglio al +7,9%, con il carrello della spesa al +9,1%, ai massimi dal 1984), mostra un podio dominato dall’aumento a tre cifre dei biglietti aerei. I voli europei segnano infatti un’impennata annua del 168,4%, seguiti dai viaggi intercontinentali (+125,7%). Non va tanto meglio per chi sceglie di muoversi in aereo all’interno dell’Italia, con i voli nazionali che si piazzano all’11esimo posto con un aumento comunque a doppia cifra che sfiora il 27%. Costa caro anche muoversi in automobile, qualunque sia il tipo di alimentazione: si va dal +38,6% per Gpl, metano e ricariche elettriche al +30,9% del diesel al +22,3% della benzina.
Guardando alla top 10 delle sole voci legate alle vacanze, guidano la classifica dei rincari alberghi e motel, con un aumento del 16,6%, seguiti dalle pensioni (+9,4%) e dai pacchetti vacanza in Italia (+5,7%). Il caro-prezzi non risparmia nemmeno chi sceglie di andare a pranzo o cena fuori: costa di più mangiare al ristorante (+4,8%), ma anche optare per un pasto in pizzeria (+5,4%) o un hamburger al fast food o take away (+5,2%). Spesa più cara anche se si sceglie di cucinare tutto in casa (ritorna il pranzo al sacco in spiaggia, con l'insalata di riso o pollo o mare in cima alle preferenze, evidenzia Coldiretti): gli aumenti a doppia cifra colpiscono infatti un pò tutti i prodotti alimentari. Sul podio ci sono gli oli diversi da quello di oliva (+65,8%), burro (+32,3%) e pasta (+26,3%), ma non si salva nulla, dalle carni al pane, dall’insalata allo yogurt. Si deve sborsare di più anche per un gelato o un dolcetto in pasticceria o una bibita ghiacciata al bar. Gli aumenti più contenuti – magra consolazione – sono per un biglietto al museo (+3,6%), manifestazioni sportive e cinema (+2,4%).
Registra un rincaro a tre cifre, con tanto di terzo posto nella top30 di tutti gli aumenti, l’energia elettrica sul mercato libero (+109,2%) che batte il Mercato tutelato fermo al quinto posto con un ben più basso +57,3%. Una «differenza abissale» che dimostra come non sia ancora ora di abbandonare il mercato tutelato, evidenzia il presidente dell’Unione consumatori Massimiliano Dona, e che si traduce per una famiglia in una «stangata media di 690 euro su base annua per il libero, contro i 362 euro del tutelato».
Vacanze a parte, dunque, la preoccupazione resta alta. Il tasso di inflazione al 7,9% «si traduce a parità di consumi in una maggiore spesa di 2.427 euro annui per la famiglia 'tipò, che sale a 3.152 euro annui per un nucleo con due figli», calcola il Codacons, che stima complessivamente un aggravio di spesa annuo per gli italiani di 53,5 miliardi per l’acquisto di beni e servizi rispetto al 2021. E’ una «vera e propria emergenza nazionale», sostiene il presidente Carlo Rienzi, che chiede interventi per contenere i prezzi. Finora è intervenuto il governo Draghi; ora toccherà al prossimo governo.