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L'intervista
A Termini Imerese nascerà un polo “mediterraneo” per food, energia e biotecnologie
L’ad Caniglia del gruppo Pelligra: «Selezioniamo gruppi esteri che vogliono produrre in Ue»
Non è il solito “zio d’America”. Rosario “Ross” Pelligra è un oculato imprenditore italo-australiano di terza generazione. Il nonno cominciò nel 1958 nell’edilizia e nella produzione in Australia e oggi il core business del gruppo è rappresentato dalle riqualificazioni di ex siti industriali per favorirvi l’insediamento di nuove attività. Lo ha fatto nel Paese dei canguri con due ex fabbriche della Ford e una della Gm. Poi, attratto in Sicilia dall’avventura del Catania calcio, si è imbattuto nel sito dell’ex Fiat di Termini ed è stato “amore a prima vista”, perché ne ha intravisto potenzialità e punti deboli.
La storia
A differenza dei precedenti tentativi di rilancio, Pelligra ha ben presente che qui una sola attività manifatturiera che deve farsi carico del bacino ex Fiat ora ex Blutec e che sconta le carenze di trasporti e logistica, non può essere competitiva e non ha speranze di attecchire. È anche per questo che il suo progetto è risultato vincente e ha convinto tutte le istituzioni, compresi i sindacati, che lunedì hanno sottoscritto l’accordo dando il via libera all’operazione. Che ora procederà con un preciso timing, che ci spiega l’ad della Pelligra Italia Holding, Giovanni Caniglia: «Vogliamo realizzare un significativo investimento per creare a Termini un importantissimo polo produttivo e logistico “green” nel Mediterraneo, che creerà fino a 1.500 posti di lavoro a regime. A ottobre prenderemo possesso del sito, quindi procederemo con le stime tecniche degli interventi edilizi da realizzare in base alle esigenze degli investitori terzi che vi si insedieranno. Dal primo novembre faremo i colloqui con i 350 operai e li avvieremo ai percorsi di riconversione professionale e di riqualificazione nelle competenze nel settore edile che ci serviranno per eseguire i lavori».
Quindi voi vi limiterete a fare gli immobiliaristi?«Assolutamente no. Anzitutto baseremo a Termini Imerese il nostro quartier generale per l’Italia, una porzione dello stabilimento sarà riservata alle nostre attività tecniche per i vari progetti in Italia e anche alla costruzione dei prefabbricati. Quanto alle altre aree, noi saremo attrattori di investimenti, facilitatori di insediamenti, partner delle loro attività, promotori commerciali all’estero dei prodotti».
In che senso?«Stiamo trattando con primarie aziende regionali, nazionali e internazionali, e quest’ultime sono di Australia, Asia, Europa e Usa. Realizzeremo un “centro di trasformazione” che, anche in forma di consorzio, metterà a disposizione dei piccoli produttori locali delle eccellenze food&beverage della Sicilia i macchinari e la rete logistica e di marketing per confezionare ed esportare i prodotti dell’Isola. Poi ci sono operatori esteri impegnati come noi a realizzare ristrutturazioni industriali e a veicolare investitori in questi siti. E ancora gruppi imprenditoriali interessati, per le ragioni della nuova geopolitica, a produrre nel territorio dell’Ue e che sono invogliati dalla nostra presenza a venire a Termini: adatteremo alle loro esigenze parti del sito e, o gliele affitteremo o, meglio, saremo partner dei loro business, quindi investiremo con loro».
Può dirci qualcosa di più?«Devo rispettare gli accordi di riservatezza. Tuttavia, ad esempio, posso dirle che, come settori, si parte dalle energie rinnovabili, di cui c’è tanto bisogno, per spostarsi allo storage a freddo, alla ricerca e sviluppo di biotecnologie, alle nuove energie innovative sostenibili a lungo termine».
Quando parla di rinnovabili, che intende?«Gli operatori con i quali trattiamo stanno valutando se sia più conveniente sfruttare i 150mila mq di tetti per installarvi pannelli fotovoltaici o se utilizzare i 750mila mq di aree libere per altre fonti, dall’eolico alle biomasse fino alle nuove biotecnologie che possono utilizzare l’acqua o il gas disponibili in abbondanza nei pressi».
Converrà che Termini presenta due punti critici: la necessaria forza degli investitori a resistere in un ambiente difficile come è un’Isola e il nodo dei trasporti…«Non sono problemi: noi selezioniamo attentamente i nostri partner, ci devono dimostrare di avere capacità e anche sostenibilità a lungo termine. Inoltre, abbiamo già parlato con primarie aziende logistiche siciliane e, in più, quando completeremo i progetti i lavori al porto di Termini e per l’interporto saranno ultimati: quindi, il nostro polo produttivo “green” per il Mediterraneo avrà aperta l’autostrada del mare».