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S.Agata chiude con la “rivolta” dei cordoni Condanna di padre Scionti: «Siete delinquenti»
Catania – L’edizione 2019 della festa di Sant’Agata viene archiviata tra polemiche e anomalie. L’epilogo, su tutto, lascia l’amaro in bocca. A devoti e non. La decisione, presa intorno alle 9, del capo vara Claudio Consoli di evitare, per problemi di sicurezza, la salita di via di San Giuliano e la successiva sosta in via Crociferi dalle suore di San Benedetto, ha spaccato, quasi letteralmente, il cordone. In tanti, tra i sacchi bianchi al traino del fercolo, non hanno gradito e pertanto si sono “dissociati” rifiutandosi in un primo tempo di staccarsi dai cordoni, così come era stato loro intimato (perchè erano in troppi).
E’ stato il capo vara, a quel punto, a farli staccare e alcuni di loro, in tutta risposta, hanno continuato a tirare i cordoni, portandoli fino alla Cattedrale senza il fercolo che, frattanto quasi a spinta, ha continuato a percorrere via Etnea fino a raggiungere alle 10, autonomamente e tra le urla di disapprovazione di alcuni devoti, piazza Duomo.
E non è finita qui. Prima di entrare in chiesa, il parroco della Cattedrale Barbaro Scionti, anche nel tentativo di placare la piazza gremita, ha invitato tutti a seguire la preghiera ma non senza risparmiare una reprimenda ai devoti “dissidenti”: «Quello che è successo è un fatto grave. Sant’Agata non è ostaggio di alcuno. Cari delinquenti, siete soli ed isolati e adesso fate silenzio perchè dobbiamo pregare. Questa è la risposta». Monsignor Scionti ha poi voluto ricordare anche “le monache benedettine, che quest’anno – ha detto – non hanno potuto vedere Sant’Agata. Vogliamo ricordarle ed affidare a loro una preghiera”. Al telefono, per seguire gli sviluppi della vicenda, anche l’arcivescovo metropolita di Catania, monsignor Salvatore Gristina. Anche il sindaco di Catania Salvo Pogliese ha manifestato il suo assenso alla decisione del capo vara. «È stata una scelta dolorosa ma doverosa – scrive il primo cittadino sul suo profilo Fb -, quella di monsignor Barbaro Scionti e del capovara Claudio Consoli. La sicurezza e il rispetto delle regole non possono conoscere eccezioni. La festa di Sant’Agata è della stragrande maggioranza dei catanesi che con rispetto, fede e devozione la rendono unica al mondo».
Insomma un caso che a giudicare dai commenti, registrati anche sui social, ha sollevato una grande delusione popolare con posizioni pro e contro. La scelta di “saltare” la salita è stata condivisa da quanti hanno ritenuto, così come ha valutato Consoli, che quella situazione avrebbe potuto presentare dei rischi per l’incolumità dei partecipanti. Per tanti altri, il percorso si sarebbe invece dovuto compiere secondo l’originaria tabella di marcia del giro interno.
La festa già a cominciare dal 3 febbraio, data che segna l’inizio ufficiale dei festeggiamenti agatini con l’uscita della carrozza del Senato e con i fuochi da “Sira o’ tri”, aveva già fatto registrare momenti di tensione quando alle transenne installate nelle vie limitrofe a piazza Duomo per consentire un accesso controllato, in tanti avevano forzato il blocco ritenendo che la capienza della piazza potesse ancora accogliere persone.
La giornata del 4 febbraio, quando subito dopo la messa dell’Aurora, Sant’Agata torna a riabbracciare i suoi fedeli con il giro esterno, era stata in parte rovinata e accelerata da una pioggia che, un paio d’ore dopo l’inizio della processione, era cominciata a cadere con insistenza sul fercolo e sul lungo “serpentone” dei devoti al seguito, che comunque non si erano fatti scoraggiare dalle intemperie nonostante i disagi che inevitabilmente crea il maltempo. A subire, nell’immediato, le conseguenze del meteo erano state le candelore, i cerei in legno portati in spalla, la cui processione, anche in questo caso per motivi di sicurezza, era stata stoppata in piazza dei Martiri. La polemica, in questo caso, era stata sollevata da quanti avevano fatto notare che le 13 candelore non potevano essere lasciate in piazza all’acqua e al vento, anche se protette da teloni di plastica. Polemica risolta in serata con l’intervento del Comitato per la Festa, presieduto da Francesco Marano, che, dopo una serie di valutazioni con tutte le parti interessate, aveva disposto il trasferimento all’interno della Basilica cattedrale.
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Nel corso della giornata poi, tutto si era svolto secondo programma, fatta eccezione per la mancata sosta in piazza Carlo Alberto, ma con tempi insolitamente veloci: la salita dei Cappuccini alle 15 era già finita e a mezzanotte la Santa era già al riparo in cattedrale. La pioggia aveva “spinto” Sant’Agata a correre.
L’attesa per la conclusione della festa, il 5 febbraio, è stata crescente: la speranza era proprio quella di poterla godere con gli ombrelli chiusi. E così è stato. Il meteo ieri ha “graziato” la processione che alle 18 ha cominciato a muovere i primi passi da piazza Duomo sotto un cielo ancora un po’ scuro, ma ormai non più minaccioso. Peccato che poi siano piovute polemiche. Per la prossima edizione auspichiamo, sin d’ora, che su questa festa possa splendere il sole. In tutti i sensi.
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