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Agricoltura, l’innovazione dei fratelli Palazzolo: non solo frutti esotici ma anche caffè dall’aroma siculo

Di Maria Ausilia Boemi |

Una Sicilia esotica, generosa di frutti inediti a queste latitudini: Rosolino e Benedetto Palazzolo, rispettivamente 41 e 43 anni, figli d’arte di Antonino – già innovatore all’epoca con la scelta del biologico sin dal 1994 nel suo agrumeto a Terrasini – hanno trasformato le distese di agrumi dapprima in campi di ortaggi e poi, recuperando in parte l’agrumeto, hanno creato un paradiso siciliano di frutti esotici biologici: papaya, mango, avocado, banane per lo più, ma anche altri meno noti come platano, maracuja, canna da zucchero, lime, ananas, carambola, zapote, pitanga, lichi, guava, pitaya, tamarindo, black sapote e annona muricata. Frutti inediti (o quasi) per una Sicilia coinvolta come tutto il Pianeta nei cambiamenti climatici, in parte coltivati in serra e in parte in pieno campo assieme alle più tradizionali albicocche, angurie, arance, cantalupi, cachi, cedri, clementine, fragole, pompelmi, susine e uva. E, non contenti, si stanno lanciando – probabilmente primi in Sicilia – nella produzione del caffè. Sempre con un’attenzione all’innovazione, non solo dei prodotti, ma anche delle tecniche di coltivazione.

«Verso il 2000-2002 – racconta Rosolino Palazzolo, geometra convertito all’agricoltura (il fratello Benedetto è invece perito agronomo) -, vista la crisi legata alla vendita degli agrumi siciliani, abbiamo iniziato a convertire l’azienda costruendo le serre (oggi l’azienda ha 11mila metri quadri di serre, 10 ettari di pieno campo per gli ortaggi, 5 ettari di agrumeto e 2 ettari di frutteto misto tra frutta classica ed esotica, ai quali badano i due fratelli con altre 4 persone) e dedicandoci alla coltivazione degli ortaggi in biologico. Esportavamo al Nord Italia e all’estero, ma non ci uscivamo con le spese. Abbiamo allora iniziato con la vendita diretta, inizialmente ai locali nel 2006, diversificando di conseguenza la produzione per adeguarla alle esigenze dei clienti. Dopo un anno o due, per curiosità, abbiamo iniziato anche con qualche pianta di papaya e pian piano abbiamo allargato e diversificato la produzione esotica. Oggi il grosso è costituito da papaya, mango, avocado e banane».

 

Da 4 anni, i fratelli Palazzolo hanno avviato l’esperimento col caffè, un inedito per la Sicilia: «Avevamo 2-3 piante, comprate per caso in un vivaio, ma tutti mi dicevano che qui non si può produrre il caffè. Ho iniziato allora a capire come cresceva la pianta e quali erano le sue esigenze e tre anni fa sono riuscito a ottenere in un mese e mezzo ben tre fioriture. Spinti dalla curiosità, abbiamo quindi ottenuto la prima produzione, con quantità minime ma ottimi risultati. Da lì, avendo il seme fresco, abbiamo iniziato a produrre piante nostre (il caffè che arriva in Italia crudo è già fermentato e quindi non germina) e produciamo – a quanto mi risulta dovremmo essere gli unici in Sicilia – la varietà caturra, una delle sottovarietà dell’arabica. Ma ho già recuperato semi di altre sottospecie dell’arabica e ho così altre varietà che stanno crescendo nel vivaio».

E il caffè che producono sembra proprio essere buono: «Piace molto a chi lo assaggia. Per questo ho iniziato la produzione: abbiamo già a dimora nelle serre, nelle interfile delle banane, 150-180 piante. E in primavera ne metterò altre a dimora. In più quest’anno farò anche la prova di piantare il caffè in campo aperto».

Insomma, innovazione è la parola d’ordine. E Rosolino Palazzolo non teme neanche che quella dei frutti esotici possa essere solo una moda effimera: «Alcuni di questi frutti – spiega – hanno delle proprietà salutari che i nostri classici non possiedono. Ad esempio, la papaya è tutta medicina: la polpa è ricca di betacarotene, vitamina C, antiossidanti, regolarizza l’intestino contro la stitichezza, alcuni dicono che fa bene agli occhi, altre ricerche hanno confermato che i semi riducono la progressione dell’Alzheimer e del Parkinson, riducono anche la fertilità e l’assimilo dei grassi e l’estratto di foglie verdi aumenta il numero di piastrine».

E, non contenti dell’innovazione dei prodotti, i fratelli Palazzolo sono innovativi anche nei metodi di coltivazione: «Noi da anni seguiamo l’agro-omeopatia, cioè l’omeopatia applicata alle piante. Facendo biologico da una vita, infatti, ci siamo resi conto che alcuni prodotti, pur certificati in biologico, vanno a creare lo stesso squilibrio di quelli chimici. E abbiamo trovato un’alternativa tramite un nostro amico tecnico: si utilizzano prodotti omeopatici dinamizzati che danno informazioni alla pianta con ottimi risultati. E funziona, eccome: l’abbiamo provato su delle papaye che avevano un problema di ragnetto rosso e in sei mesi le piante che stavano morendo sono diventate foreste. L’anno scorso abbiamo fatto una prova sulle fragole e, grazie all’omeopatia, abbiamo prodotto più frutti e per un mese e mezzo in più rispetto agli altri anni. Ancora non esiste la certificazione in Italia, ma ci si sta lavorando. Nell’attesa, noi continuiamo ad operare sempre con la certificazione in biologico».

Certo, fare impresa in Sicilia «è difficile perché i costi sono troppo alti», ma la maggiore difficoltà che l’azienda ha dovuto affrontare, secondo Rosolino Palazzolo, «è stata il dovere sperimentare tecniche di coltivazione nuove, ad esempio quando siamo passati dall’agrumeto alla coltivazione degli ortaggi. E per i primi anni abbiamo avuto batoste: perdita di prodotto e quant’altro». Ma a soccorrere i due fratelli ci sono sempre state l’apertura mentale e l’inventiva, «come quando abbiamo iniziato a coltivare il pomodoro a grappolo mettendo nelle relative serre anche i pulcini e lasciandoveli per 2 mesi finché il pomodoro non diventa rosso. I pulcini, che nel frattempo diventano pollastrelle, mangiano tutta l’erba, mantenendo il terreno pulito, concimano e non toccano assolutamente la pianta di pomodoro perché per loro è amara».

Ed è proprio a questa inventiva, all’apertura mentale all’innovazione che è legata la maggiore soddisfazione, per Rosolino Palazzolo: «Quando le persone ci dicono che una cosa non si può fare, lì noi ci incaponiamo che la dobbiamo fare e, quando ci riusciamo, è una bella soddisfazione. Gli altri ci prendono sempre per pazzi, anche se oggi un po’ meno visto che i risultati ci sono». Perché l’innovazione è sempre necessaria per ottenere successo in qualsiasi tipo di impresa: «Noi ovviamente cerchiamo sempre di inventarci qualcosa e, con la nostra passione, ci riusciamo. Occorre essere sempre un passo avanti rispetto agli altri».

Ecco che così, oltre alla vendita diretta in azienda dal 2006, si sono aggiunte le spedizioni in tutta Italia, il porta a porta a Palermo, due mercatini, il punto vendita aperto a Cinisi due volte alla settimana e, da un anno e mezzo, la ripresa delle spedizioni con qualche grossista. A dimostrazione che l’agricoltura dà opportunità, anche ai giovani: «Certamente, noi viviamo in un’Isola in cui splende il sole quasi tutto l’anno, però bisogna avere passione e ci si deve dedicare con tutta l’anima. Questo in qualunque settore, non solo nell’agricoltura, perché solo se ti impegni, la cosa riesce. Inoltre, soprattutto noi in Sicilia, dobbiamo adattare l’agricoltura al turismo: un turista che viene in Sicilia, oltre a vedere le bellezze della nostra Isola, deve potere assaggiare i nostri prodotti in modo che, unendo il gusto alla vista, il ricordo gli resti più impresso».

Per questo ai giovani Rosolino Palazzolo consiglia, «qualunque cosa facciano, di crederci fino in fondo, anche se tutti dicono che non si può fare: se ci credono, la devono fare, non si devono arrendere mai. Con la consapevolezza che il fallimento è compreso nel prezzo, perché se non si fallisce non si impara». E non ci si deve fermare mai, mai pensare di essere arrivati: tra i progetti dei fratelli Palazzolo c’è infatti quello di «riempire tutte le interlinee delle serre con piante di caffè e poi dedicarci di più alla coltivazione dell’ananas e provare anche con il cacao». Perché al meglio e all’innovazione non c’è mai fine…COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA