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mimmorapisarda.it, ovvero Catania e “u’ sbaddu del web”
La sua “mission” è far innamorare di Catania, anche a costo di mettersi qualche bella fetta di prosciutto sugli occhi. Lo sa bene “mister 120 mila contatti”, al secolo Mimmo Rapisarda, meglio conosciuto come “mimmorapisarda.it”, dal sito che porta il suo nome. Uno “sbaddu del web”, come lo definisce lui stesso, da 14 anni il suo “malucchiffari” quotidiano. Chi mette piede nella home page del suo sito ci si perde. Un guazzabuglio creativo pieno di notizie, dalla storia della città alla mappa degli autobus, fino all’elenco infinito del “Sei catanese se…”, una lista in continuo allestimento comprensibile solo a chi è nato all’ombra dell’Etna.
Com’è nata l’idea di mimmorapisarda.it?«È iniziato tutto nell’aprile del 2004. Doveva essere solo un sito personale, per passare il tempo, per condividere delle cose con i miei amici, poi, siccome sono molto innamorato della mia città, ho cominciato ad inserire delle cose riguardo Catania e poiché per mia natura non sono una persona banale, ho cercato un po’ di metterle a modo mio. Man mano mi sono accorto che venivo cliccato continuamente con messaggi anche dai miei concittadini all’estero, mi scrivevano dalla Germania e dall’Australia per farmi i complimenti».
Ad oggi sono 120 mila le visite in 14 anni…. «Lo stadio di San Siro…. Sì, mi sono inventato tante cose, l’autobus virtuale con tutte le zone della città, l’aereo che atterra in piazza Duomo, queste cose colpiscono il visitatore».
Nel sito c’è tanta roba, quasi un secondo lavoro… quando dorme? «(Ride ndr)… Sono solo a fare tutto, anche se devo ringraziare pubblicamente tre miei amici fotografi che mi forniscono il materiale, Francesco Raciti, Andrea Mirabella, Salvo Puccio, e poi c’è Milena Palermo che gira per la città come cronista. Loro mi forniscono le foto sulle quali io, poi, mi invento sempre qualcosa, quando sul sito si nota una fase di stanca, vuol dire che mi sto ingegnando per tirare fuori delle novità. Per esempio, la storia della Scogliera, o i consigli sui prodotti agroalimentari della provincia di Catania».
In parte Frate Indovino, in parte almanacco di storia, settimana enigmistica, guida turistica, diario personale, come lo definirebbe il sito? «Non saprei, io lo chiamo “la cosa”. Per quanto riguarda la guida turistica, una turista spagnola mi ha confessato di aver scelto Catania come meta per le sue vacanze dopo aver girato con il mio autobus virtuale e questo, per me, è stato motivo di orgoglio, mi porta a pensare che faccio qualcosa di utile per la mia città».
Però la turista spagnola non sa che rischia di attendere un bus alla fermata per un’ora…. Anche le foto sono delle bellissime “cartoline” senza traffico, senza rifiuti, non è un’immagine un po’ troppo edulcorata? «Certo, da catanese lo so, lo sappiamo tutti. Anch’io non sopporto l’insolenza dei miei concittadini che fanno inversione ad U sulla doppia striscia continua o che buttano lo scontrino per terra. Però come si dice, ‘mpare semu a Catania. Catania per me è come una donna bellissima sdraiata sulla riviera, magari anche zozzona e maleducata, che però più tratta male la gente e più la gente se ne innamora. Per questo poi le si perdona tutto».
Quali sono le sue fonti di documentazione? «Mi aiutano gli amici, mi documento su libri antichi, giornali, internet, in questo caso cito sempre il link, per una forma di correttezza».
A nessuno fanno gola questi 120 mila contatti? «Sì certo, alcuni gestori di siti inglesi mi hanno chiamato, ma io preferisco così, voglio lasciare libero il visitatore e non assillarlo con la pubblicità. Un po’ di pubblicità c’è, ma se cito un ristorante è perché l’ho provato personalmente, i link che metto sono di persone che se lo meritano. Mi sono inventato il ristorante virtuale “Norma” e una volta mi ha scritto uno che voleva prenotare un tavolo».
Questo perché chiunque cerchi informazioni su Catania prima o poi incappa in “mimmorapisarda.it.” «A volte c’incappo pure io, mi è capitato di vedere delle bellissime foto su Catania e di scoprire che provenivano dal mio sito».
Altre fonti di ispirazione?«La città stessa. Mentre guido penso a quello che posso fare e poi mi piace girare a piedi per le vie popolari come via Plebiscito, è a San Cristoforo che si vede il vero catanese».
E com’è il vero catanese?«Fa parte della città, può essere anche maleducato però la città senza di lui non può esistere. Il catanese ha nelle vene questo magma che scende dalla montagna, ce l’abbiamo un po’ nel dna. Qualcuno dice “Catania è bellissima peccato ci siano i catanesi”, io non sono d’accordo. Se non ci fossero loro non si potrebbe dire che questa città è bella».
Lo ammetta, un po’ di prosciutto negli occhi c’è.…«Mah, lo devo avere, perché ho tanta voglia di promuovere la mia terra e cercare di rendere un po’ felici anche i miei concittadini all’estero che attraverso il mio sito si sentono un po’ a casa».
“Sei catanese se” chi l’ha inventato?«All’inizio un amico mio mi ha mandato qualcosa di simile, esiste anche in altre città ma il nostro è sicuramente quello più “liscio”».
La sua definizione preferita?«Ce ne sono tante, potrei dire “sei catanese se sai che la parola golf a Catania significa un maglione, una baia o un’autovettura”. Questa è una di quelle che mi piacciono di più».
Dica la verità, voleva fare la guida turistica?«Molti me lo dicono, sprechi tempo all’Università, dovevi fare qualcos’altro…»
Ma ‘u pani è pani….«Esatto, e poi io amo il mio lavoro».
Dodici pagine dedicate a S. Agata non ci sono nemmeno nel sito della Diocesi….«Se è per questo ci sono pagine dedicate ai Beatles e a De Gregori, le mi grandi passioni musicali, all’Inter, al Catania, alla Nazionale, in fondo resta sempre un sito personale».
È devoto di S. Agata?«No, sono catanese».
E quindi?«Ci vado a parlare, le do del tu. Certe volte mi dice: “Gioia mia, ma sei ancora qui?”».
Chi entra nel sito un po’ si confonde per le tante “sollecitazioni” visive della grafica, ha mai pensato ad una home page meno barocca?«Sì in effetti è vero anche se ormai c’è gente che si muove bene anche nella confusione, soprattutto nella pagina “malucchiffari”».
Il quartiere che le piace di più?«Mi affascina molto l’incrocio tra via Belfiore e via Plebiscito dove ci sono le bancarelle con la frutta, i carciofi arrostiti per strada…. Sembra un quadro di Guttuso stile “Vucciria di casa nostra” ed è molto bello».
Un giorno sarà solo una cartolina per turisti come la Pescheria dove ormai le botteghe stanno scomparendo?«Sì, e questo mi dispiace, c’è un proliferare di locali che cercano solo il favore dei turisti. Un giorno sono andato a mangiare una pasta al nero di seppia che sembrava uno strano sugo alla liquirizia. Quando il proprietario mi ha chiesto se ero rimasto soddisfatto ho risposto che non ero un giapponese».
Catania nel futuro?«Migliorata? Spero di raccontare nel sito come la politica sia riuscita a far decollare questa città, ma ogni volta perdono sempre l’occasione per farla diventare l’ufficio di collocamento della gioventù catanese. Eppure potremmo vivere solo con le bellezze naturali che ci ha donato la natura, dalla Plaia all’Etna. Da ragazzo leggevo sul giornale di bellissimi progetti. Ma non sono stati mai realizzati a partire dal corso dei Martiri. Per smantellare un paio di chilometri di rotaie in corso delle Province ci sono voluti 30 anni. Qui è tutto così».
Il complimento più bello?«Più che altro una soddisfazione. Quando la Federazione calcio a 5 dovendo fare un poster, mi chiese una foto. Invece dei soldi chiesi che fornisse i completini da calcio a 11 ragazzini di San Cristoforo e mi hanno accontentato».
Twitter: @carmengreco612
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