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L'INTERVISTA

L’infettivologo catanese Iacobello: «Il coronavirus? In soggetti sani si riduce a un semplice raffreddore»

Di Giuseppe Bonaccorsi |

Dottore Iacobello voi esperti che idea vi siete fatti sul virus che sta circolando in Italia?

«Che è ad alto livello di contagiosità, ma a bassa percentuale di patogenesi. Nel senso che c’è una buona percentuale di rimanere infettati dal coronavirus, ma il suo livello di virulenza è piuttosto basso. È un virus che colpisce le vie aeree, ma la patologia più frequente si riduce a un semplice e comune raffreddore».

In Italia, però, ci sono già stati 17 morti su poco più di 650 infettati.

«Il problema è che il virus entra in circolo di pazienti che sono fortemente immunocompromessi o che hanno patologie gravi pregresse, per cui anche un microrganismo a bassa patogenicità diventa altamente pericoloso. Infatti noi infettivologi oggi più comunemente diciamo che non si muore in Italia per coronavirus, ma con il coronavirus. In sostanza le persone, che purtroppo sono decedute, già di per sé erano arrivati a fine vita. Un po’ è quello che noi vediamo con i decessi in ospedale per i germi multi resistenti agli antibiotici che ogni anno fanno moltissime vittime. Non colpiscono il soggetto sano, ma diventano pericolosi e mortali se aggrediscono un soggetto debilitato, un paziente di rianimazione che ha già condizioni altamente precarie per cui è più facile avere complicazioni per patogeni che per un soggetto sano sarebbero facilmente superabili».

A questo punto ritenete che l’allarme sia ingiustificato?

«L’allarme sulla base di quelle che sono le informazioni che arrivano dai dati accertati in Italia, va sicuramente smorzato. Le patologie del coronavirus colpiscono soggetti che hanno una aspettativa di vita molto bassa, che hanno patologie gravemente debilitanti e che sono in condizioni immunitarie assai compromesse. E’ bene ribadirlo».

Quindi, ripetiamo, un soggetto sano dovrebbe uscirsene con un niente?

«Su un soggetto sano il virus non provoca quasi nulla. E’ chiaro che il caso complicato anche nel paziente sano può verificarsi perché c’è sempre una interazione tra virus e ospite, ma si tratta di eventi rari».

Vi siete fatti una idea su possibili differenze tra il virus che ha colpito la Cina facendo oltre 2500 morti e quello che circola in Italia?

«C’è uno studio recentissimo, fatto dal prof. Galli al “Sacco” di Milano, in cui è stata fatta la rideterminazione genomica del virus e pare che ci siano delle differenze con quello cinese. Questo può significare che il virus ha effettuato una variante che potrebbe avergli fatto perdere la capacità di aggressione che ha avuto in Cina. In qualche modo avrebbe perso qualche elemento di patogenicità».

Adeguandosi a convivere nel corpo dell’uomo?

«Diventando spesso un comunissimo raffreddore».

Ma a questo punto i cittadini cosa devono fare, stare più tranquilli?

«Ma certamente. Abbiamo esagerato tutti. In primis noi medici con una querelle tra epidemiologi e infettivologi che non è servita a tranquillizzare l’opinione pubblica. E questo ha rappresentato un livello di preoccupazione a livello mass mediatico, per cui alla fine questa querelle ha contribuito a rendere il quadro piuttosto confuso e nella confusione ha fatto la sua parte il panico».

Forse l’Italia è stata colta di sorpresa da tutti questi casi improvvisi?

«Non ci aspettavamo tutti questi casi in poco tempo e abbiamo esagerato…».

Pensa che il coronavirus continearà a circolare per tanto tempo in Italia?

«No, niente affatto. Oggi penso che questa epidemia avrà vita breve…».

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