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Pedara, avvelenati tre cani randagi partono bonifiche e controlli

Di Filippo Romeo |

Pedara (Catania) – Scatta la bonifica, a Pedara, dopo i casi di avvelenamento di randagi in via Tarderia.

Sono tre gli episodi accertati questa settimana, l’ultimo giovedì: ridotta in fin di vita una cucciola, trovata agonizzante da alcuni passanti nella zona del santuario di Maria Santissima Annunziata. La cagnolina è stata soccorsa da alcuni volontari e si trova adesso in una clinica veterinaria dove si sta tentando di salvarla, anche se ha perso molto sangue e i suoi organi vitali potrebbero essere stati compromessi dal veleno.

Nei giorni scorsi, invece, due cani erano stati uccisi nei pressi del pozzo Macrì. Secondo gli attivisti delle associazioni animaliste si tratta della stessa mano criminale infastidita, forse, dalla presenza di randagi. Nel paese è così scattata la caccia al “killer dei cani”, si cercano indizi che possano portare alla sua identificazione. Indicazioni utili potrebbero arrivare dagli esami effettuati dal servizio veterinario dell’Asp sulle carcasse: innanzitutto si potrà risalire al tipo di veleno utilizzato visto che, durante i controlli effettuati da Asp e Comune, non sono state trovate esche contaminate in giro. «Probabilmente – dice il sindaco Antonio Fallica – è stato avvelenato il cibo lasciato dai volontari. Un gesto deprecabile che ci auguriamo non resti impunito, per questo abbiamo predisposto con la nostra polizia municipale controlli straordinari e appostamenti in diverse ore della giornata. Stiamo anche pensando a una campagna di sensibilizzazione. I randagi in giro per Pedara, una cinquantina in tutto, non sono pericolosi – puntualizza Fallica – e non hanno mai dato fastidio a nessuno».

Critica, però, l’operato dell’Amministrazione comunale la responsabile della sezione di Acireale dell’Ente nazionale protezione animali, Stefania Raineri: «Il Comune dovrebbe essere più solerte nell’affrontare il problema che finora è stato sottovalutato. Ci sono direttive del ministero della Sanità che vanno attuate, come l’apposizione di segnali che avvisino i proprietari di cani del pericolo, ma nulla è stato ancora fatto. Siamo convinti che sia sempre la stessa persona a compiere quello che, lo ricordiamo, è un reato e che come tale va perseguito».

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