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Il popolo siciliano e il tempo futuro: confronto aperto sulle priorità

Di Alfredo Zermo |

Non è gloriosa la storia dell’autodeterminazione del popolo siciliano. Spesso si sono delegate le decisioni importanti alle élite locali che, nello scambio con le élite nazionali, non hanno fatto sempre l’interesse dei siciliani. Oggi si presenta un’occasione per provare di nuovo ad autodeterminarsi, sia pure nell’ambito di precisi e stringenti vincoli istituzionali.

Il mese scorso il Consiglio Europeo ha messo in campo risorse assolutamente straordinarie offrendo ai Paesi membri una strada per uscire dalla crisi innescata dalla pandemia Covid. È un piano complesso che prevede sia strumenti ordinari come il bilancio pluriennale sia strumenti straordinari come il cosiddetto Recovery Fund. Quest’ultimo punta alla ripresa delle economie colpite dalla pandemia e al rafforzamento della loro capacità di resistere a nuovi shock.

All’interno di questo fondo straordinario troviamo il “Recovery and Resilience Facility” (Dispositivo per la ripresa e la resilienza) dotato di 560 miliardi di euro, destinato a offrire ai Paesi membri l’opportunità di rimettersi in piedi e rafforzarsi. I Paesi membri dovranno, nei prossimi mesi, presentare il proprio “Recovery and Resilience Plan” alla Commissione per accedere alle risorse del fondo. Tutti – a cominciare dalla Commissione Europea – si aspettano che questo piano sia adeguato alla gravità del momento e punti veramente a rimettere in piedi le economie nazionali e a renderle meno vulnerabili a shock come quello che ha recentemente investito il mondo intero.

Come sarà questo piano? Il piano deve ovviamente essere coerente con le grandi linee strategiche europee. In particolare, deve affrontare la questioni cruciale della competitività del sistema produttivo; deve dare ampio spazio alla riqualificazione del sistema della formazione dell’istruzione, puntando sulla ristrutturazione delle competenze; deve ovviamente occuparsi di salute, occupazione e coesione territoriale. Deve fare tutto questo nel quadro delle transizioni verde e digitale, per raggiungere una crescita sostenibile e rendere l’unione più resiliente.

L’organismo che si occupa della redazione del piano è il Comitato Interministeriale per gli Affari Europei (CIAE). Presieduto dal Presidente del Consiglio; ad esso partecipano di diritto il ministro degli Esteri e il ministro dell’Economia; possono partecipare anche gli altri ministri competenti. Possono anche partecipare i Presidenti di Regione; la Sicilia può dunque farsi sentire.

È evidente a tutti che non può darsi alcun piano di ripresa del Paese che non coinvolga tutto il territorio nazionale. La storia che bisogna concentrare tutto nelle aree di massima efficienza ha avuto una clamorosa smentita con il fallimento del sistema sanitario lombardo nella gestione della fase più acuta della pandemia. Il coinvolgimento di tutto il territorio nazionale non può limitarsi a prevedere interventi sparsi sui territori, ma deve coinvolgerli nell’elaborazione delle proposte. È necessario dunque che ai siciliani sia consentito, attraverso un sistema di coinvolgimento quanto più diffuso possibile, di poter dare dei contributi utili a produrre un piano di rinascita per la Sicilia, che il Presidente potrebbe integrare con quanto il governo regionale sta elaborando.

Non si tratta ovviamente di riprendere progetti già esistenti e riproporli, ma di inserire questi ed altri in un quadro di rilancio che guardi al medio-lungo termine. Come ci ricorda Francesco Giavazzi in questi giorni, la denominazione del Recovery Fund è “Next Generation EU”. Bisogna guardare alle prossime generazioni affrontando seriamente i veri nodi strutturali.Rivolgiamo quindi un invito ai siciliani di dire la loro e al Governo Regionale di prestare ascolto, perché la Sicilia, sia pure in questo passaggio epocale di crisi estrema, possa finalmente riprendersi il futuro e cominciare a declinarlo anche nella sua bella lingua.

Maurizio CasertaMassimo Fundarò Bianca GuzzettaGiovanni Ruvolo

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