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“Sblocca-cantieri”, è tregua armata tra Salvini e Di Maio

Di Serenella Mattera |

ROMA – La frenata arriva a un passo dal burrone. Luigi Di Maio telefona a Matteo Salvini: sediamoci a un tavolo – gli dice – evitiamo la crisi. E’ la prima volta che si parlano davvero, dopo settimane di gelo. E’ la «premessa» per andare avanti, plaude Giuseppe Conte. Di sicuro permette di sbloccare l’impasse sui decreti crescita e sblocca cantieri, che stanno per scadere. Si sigla una difficile mediazione, in serata ancora oggetto di limature, sulla sospensione di alcune norme del codice degli appalti. Sulla proposta della Lega si è sfiorata la crisi. I due vicepremier si vedranno «nelle prossime 48 ore», poi venerdì con il premier e in Consiglio dei ministri. La crisi non è ancora sventata. La deadline la fissa Salvini: 15 giorni per capire se ci sono i margini per proseguire.

Bisogna fare «presto» chiarezza e mettere al riparo i conti pubblici, sollecita il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, preoccupato per l’andamento dell’economia ma anche dalla necessità per il governo di indicare una figura autorevole alla Commissione europea. Il capo dello Stato lo dice – a quanto riferiscono fonti parlamentari – a Di Maio, in un colloquio al Quirinale, intorno alle 12. Il vicepremier prova a rassicurarlo: il M5s vuole andare avanti e anche Salvini dice di voler proseguire, spiega Di Maio riferendo della telefonata col leader della Lega. I pentastellati continuano a sospettare che il leghista voglia in realtà far saltare tutto ma il tentativo di ricucire è in corso. E potrebbe passare – spiegano da entrambi i partiti – da un rimpasto di governo che rimetta in discussione gli incarichi di ministri come Giulia Grillo o Danilo Toninelli. La situazione è più che precaria e la preoccupazione che trapela dal Colle è tutta puntata sui conti pubblici. E’ atteso a ore da Bruxelles l’avvio della procedura d’infrazione ai danni dell’Italia: Conte e Tria apriranno una trattativa assai difficile. «Non possiamo andare lì col cappello in mano», li pungola Salvini. Ma per trattare e poi per affrontare una manovra d’autunno assai difficile il presidente del Consiglio, come ricorda Di Maio, ha posto come condizione imprescindibile la «coesione» del governo. Si capirà davvero se le condizioni ci sono entro fine giugno e comunque – osservano in casa M5s – non prima dei ballottaggi che vedono Salvini superimpegnato.

Intanto, però, è Di Maio – che in piena dinamica di coppia si definisce «non orgoglioso» – a fare il primo passo e imboccare il percorso auspicato da Conte. Nella notte tra lunedì e martedì si era sfiorata la rottura: dopo la forzatura leghista sul codice degli appalti, nel M5s circolava il timore che Conte annullasse la visita in Vietnam e salisse al Colle per dimettersi. Le parole in mattinata sono di fuoco: il ministro M5s Danilo Toninelli accusa la Lega di voler far cadere il governo, il sottosegretario leghista Guglielmo Picchi twitta “andiamo a votare». Il «superemendamento» di Salvini per sospendere il codice degli appalti rischia – avverte Conte da Torino – di «creare il caos» e far decadere l’intero decreto, che include misure per i terremotati.

La telefonata di Di Maio a Salvini apre la mediazione sulla norma Salva Roma nel decreto crescita, che diventerà una più ampia Salva Comuni, e sul codice degli appalti. La Lega rinuncia alla sospensione di due anni del codice e ottiene che sia applicata all’albo dei commissari Anac, all’obbligo per i Comuni non capoluogo di rivolgersi alla stazione unica appaltante e all’appalto integrato. M5s incassa la soglia per il subappalto al 40% (la Lega proponeva il 100%) e la salvaguardia degli obblighi di sicurezza. In serata si lavora ancora per limare alcune norme, perché il M5s teme che allargare la casistica a cui poter applicare l’uso delle procedure negoziate senza bando di gara ripristini nei fatti la sospensione chiesta dalla Lega. Si tratta fino all’ultimo anche sulla valorizzazione dei rifiuti e arriva una revisione dello «scudo» per i funzionari che revocano concessioni autostradali. Se il patto reggerà, se la tregua armata terrà, si vedrà nei prossimi giorni. Sul decreto crescita alla Camera già si annuncia il voto di fiducia. La deadline l’ha fissata Salvini: 15 giorni per vedere se proseguire. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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