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L’ira leghista per i ballottaggi in Sicilia: «I grillini sono traditori, la pagheranno»

Di Mario Barresi |

CALTANISSETTA –  I numeri erano chiari già in nottata. Ma l’ira ha qualche ora di tempo, dopo un’alba insonne, per decantare. Diventando rabbia consapevole: «Sono inaffidabili, ci hanno tradito. Questi…». Seguono improperi. Il concetto però è chiaro: i leghisti siciliani sono furibondi. «I cinquestelle non hanno rispettato i patti: noi li abbiamo sostenuti e fatti vincere a Caltanissetta, loro a Gela sono rimasti a casa e il nostro candidato non ha avuto un solo dei loro voti…».

Lo sfogo mattutino, dopo i due ballottaggi persi dalla Lega (oltre a Giuseppe Spata sconfitto da Lucio Greco con appena il 52% nello scontro gelese, anche Giorgio Randazzo battuto sul filo di lana da Salvatore Quinci a Mazara) non è soltanto una questione siciliana. Perché il teorema del “tradimento” – che fra i colonnelli regionali è molto di più, “una certezza matematica, numeri alla mano” – è arrivato in tempo reale alle orecchie di Matteo Salvini. Che ha prestato molta attenzione quelle che a un primo ascolto potevano sembrare giustificazioni, o peggio ancora scuse, per la doppia sconfitta ai ballottaggi siciliani. «Caro Matteo, questi ci hanno fregati. E ora esultano non solo per le loro vittorie, ma anche per le nostre sconfitte». In effetti, pallottoliere elettorale alla mano, il ragionamento condiviso in mattinata anche col il viceré siciliano Stefano Candiani (riconfermato venerdì scorso commissario regionale del partito, smentendo le voci su una staffetta con il senatore ligure Francesco Bruzzone) riguarda soprattutto ciò che è successo – o che non è successo – nel Nisseno, «anche perché di sostegno al nostro candidato di Mazara non se n’era quasi parlato».

Nel cuore della Sicilia, invece, la tentazione gialloverde era un patto politico chiaro. Seppur non ufficializzato, né con apparentamenti ai ballottaggi né con dichiarazioni di voto. E i contraenti erano due, entrambi nisseni: il deputato leghista, Alessandro Pagano, e il vicepresidente dell’Ars, Giancarlo Cancelleri. È Pagano – in auge fino allo sbarco di Candiani, che l’ha messo da parte – ad aver tessuto, da buon ex Dc-Fi-Ncd, la tela gialloverde. «Ti sei fatto prendere in giro come un novellino», è il fuoco amico dal quale adesso il deputato di San Cataldo deve difendersi. Ed è l’astensione-monstre di Gela (sei elettori su dieci domenica hanno disertato le urne) la «prova matematica» di chi adesso gli chiede conto e ragione. E sarà proprio Candiani, domani in conferenza stampa a Catania, a «fare il punto della situazione».

Pagano, che comunque ha il merito politico di aver creato quasi dal nulla due candidati leghisti, portandone uno in finalissima e uno al 12%, subisce anche l’attacco dell’arcinemico Gianfranco Miccichè: «Pagano ci odia. Quando uno va via da un partito poi ti odia, come accade in amore… Non c’è dubbio alcuno che Pagano per farci perdere ha fatto l’accordo con i cinquestelle», afferma velenoso. Con requiem finale per l’asse gialloverde e inno alla gioia per il “Nazarenino”: «Se avessimo fatto a Caltanissetta lo stesso accordo che abbiamo fatto a Gela avremmo vinto…». Concetto messo agli atti dall’aspirante sindaco sconfitto. «C’era un accordo da retrobottega tra il M5S e la Lega di Salvini per farmi perdere. Non c’è stato un apparentamento tecnico ma palese, con messaggi e telefonate. Insomma, un accordo vero e proprio. Pur di fare perdere me, la Lega ha cercato di sostenere in tutti i modi grillini, alludendo a uno schema di governo nazionale. Una cretinata», dice Michele Giarratana ad AdnKronos.

Se c’è un tradito, dev’esserci un traditore. I leghisti additano ovviamente Cancelleri. Ma il leader siciliano del M5S si scansa: «La Lega a Caltanissetta è stata determinante, ma solo al primo turno. Se si fosse alleata con Giarratana al primo turno non saremmo qui a festeggiare. Ma al ballottaggio ha vinto Gambino , candidato del cambiamento». Nessun tentativo di chiarimento con la controparte leghista, che forse ieri sarebbe andato a vuoto. Si sono rotti i telefoni.

Ma Pagano, tutt’altro che un «novellino», ha ben argomentato la sua difesa con Salvini. Tant’è che il capo del Carroccio s’è convinto dell’«inaffidabilità» di quei «traditori» dei grillini. In mattinata il ministro dell’Interno commenta con parole sobrie il voto siciliano di domenica. Ringraziando «gli amici» candidati sindaci a Gela e Mazara, che «si sono battuti come leoni al ballottaggio», e lanciando la sfida: «Non vedo l’ora che arrivi il 26 maggio per portare a Bruxelles il primo siciliano eletto con la Lega». E poi ancora: «Dove la Lega ha perso, ha perso per una manciata di voti. Sondaggi in calo? Io credo alle piazze che dicono che saremo il primo partito in Europa».

Insomma, nessuna soddisfazione ai nemici-alleati vittoriosi ai ballottaggi. Ma ai siciliani che lo assillano sul doppio gioco grillino promette: «La pagheranno, pagheranno anche questa». Un altro conto romano da presentare a Luigi Di Maio, ieri festante nella Caltanissetta dei «traditori».

Twitter: @MarioBarresi

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