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Europee, Musumeci “indeciso” tra Salvini e Meloni. «Deve scegliere se stare con mamma o con papà»

Di Mario Barresi |

Catania – «Mi chiede se è vero che nelle ultime settimane sia ripreso il dialogo politico fra la Lega e Musumeci? Perché, s’era mai interrotto? A me non risulta…». Fra un briefing sulle procedure d’emergenza e un sopralluogo al nuovo pronto soccorso del Policlinico, la domenica pomeriggio di Stefano Candiani s’incrocia con quella del governatore. E quando il proconsole salviniano in Sicilia – «il più raffinato democristiano fra i leghisti», lo definiscono a Palazzo Madama – riapre con innocente candore una partita che sembrava chiusa, Nello Musumeci sta per arrivare.

E quando il presidente, dopo qualche minuto, si materializza, fra i due c’è subito un colloquio molto fitto. Magari lo stress test di cui parlano non sarà quello del nuovo reparto ospedaliero, bensì l’ennesima prova di resistenza nel centrodestra dopo l’ultimo scontro fra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, da ieri più lontani che mai. E, semmai di simulazione avranno discusso, non sarà certo quella con morti e feriti (finti) per sperimentare l’efficienza di medici e ambulanze, ma magari quella delle vittime (vere) nello scenario post-Europee, la «scomposizione e ricomposizione del centrodestra» evocata da Musumeci.

Il feeling c’è ed è saldo. E Candiani, parlando sul palchetto, non fa nulla per nasconderlo: «Siamo completamente dalla vostra parte», dice vantando il fatturato della Regione sulla sanità e l’approccio interventista sul dissesto idrogeologico. «Un solido rapporto istituzionale con gli esponenti di governo di uno storico alleato come la Lega», minimizza Ruggero Razza. Ieri officiante – da assessore alla Salute, ma soprattutto da più autorevole fra i “filo-salviniani” di DiventeràBellissima – dell’incontro. Il giovane delfino del presidente continua a giurare che una sua candidatura alle Europee «non è mai stata in agenda». Ma la questione, con le elezioni ormai alle porte, prima o poi nel movimento si dovrà affrontare. Per adesso il nodo è stato rimandato, così come la data del congresso regionale che dovrà dare forse anche nome e simbolo nuovi ai musumeciani. Ma soprattutto un indirizzo politico ben preciso. «Nello non può restare in mezzo al guado, deve decidere se vuole più bene alla mamma o al papà», dicono influenti esponenti del centrodestra siciliano. Anche perché, al netto del «dialogo mai interrotto» con Salvini, il governatore una precisa proposta l’ha già ricevuta da Giorgia Meloni, che lo vorrebbe fra i protagonisti della nuova terza gamba, conservatrice e autonomista, della coalizione. «Non è detto che le due strade – ragionano i Nello-boys – siano necessariamente in contraddizione, perché in ogni caso la destinazione è un’alleanza con la Lega». Ma in mezzo c’è il voto per il Parlamento europeo. E una cosa è stare sin da subito, magari con un patto federativo sul modello del Partito Sardo d’Azione, “dentro” il Carroccio, ben altra scelta è provare l’avventura elettorale in un altro contenitore. E non è soltanto una questione di quorum. Né di rimpasti nella giunta regionale.

In casa della Lega le porte sono sempre aperte. Ma non spalancate. «Non faremo l’incubatore per aspiranti eurodeputati», taglia corto un leghista siculo molto ascoltato a Roma. Ricordando che «prima di un eventuale accordo elettorale a Musumeci è stato chiesto di firmare l’adesione a precisi punti programmatici. Per la Sicilia, per l’Italia e per l’Europa». Ed è questo passaggio, giudicato «uno schiacciamento incondizionato su Salvini» da chi non lo condivide, a spaccare DiventeràBellissima. E non sono pochi, in queste settimane, a chiamare Raffaele Stancanelli, senatore diversamente musumeciano eletto in Fratelli d’Italia, per chiedergli il da farsi. L’ex sindaco di Catania va avanti per la sua strada, convinto che sia la migliore per tutto il movimento, verso il progetto di Meloni. Che piace a molti nel centrodestra siciliano: dagli autonomisti di Raffaele Lombardo ai centristi di Saverio Romano, fino a qualche forzista in crisi d’identità.

«Nello farà l’uomo di governo e alle Europee non scenderà in campo», è il vaticinio di chi lo segue da decenni. Ma le pressioni – in DiventeràBellissima e fra gli alleati – crescono di giorno in giorno. Musumeci deve scegliere. Prima che sia qualcuno a scegliere per lui. Tanto più che la Lega, con il vento in poppa dei sondaggi anche nell’Isola, non sembra voler star lì a pettinare il pizzetto. «La lista per le Europee è molto più che in progress», assicurano esponenti vicinissimi a Candiani. Il catanese Fabio Cantarella e il palermitano Igor Gelarda, dopo Salvini capolista simbolico, sono già in pista, tanti i papabili di peso. E per Musumeci, se davvero dovesse declinare l’invito di Meloni, fra un po’ rischia di restare poco più di uno strapuntino nel gioioso autobus leghista che porta dritti a Bruxelles.

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