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Montante, le rivelazioni di Lumia: «Ha sostenuto anche Musumeci»

Di Mario Barresi |

CATANIA – Un anacoluto storico, se non fosse quasi una legge del contrappasso: il nervosismo, evidente, in un contesto che da diversi lustri è il suo habitat naturale. Beppe Lumia in Antimafia. A Palermo, ieri mattina. Davanti alla commissione regionale presieduta da Claudio Fava che sta conducendo un’istruttoria sul caso Montante.

Stavolta l’ex senatore del Pd, uno dei paladini di una stagione dell’antimafia ammaccata da arresti e inchieste (che mai l’hanno coinvolto), non è qui da commissario, né da documentato accusatore. Giammai accusato, il “senatore della porta accanto” si trova però a dover dare spiegazioni su una fase in cui – assieme all’ex governatore Rosario Crocetta e agli osannati golden boy della Confindustria della legalità – ha condiviso gli altari. E ora che alcuni di loro assaporano la polvere, Lumia viene sentito sul «presunto condizionamento da parte di Antonello Montante, arrestato per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, sulle scelte dell’ex governo Crocetta».

Una «ricostruzione molto politica», la definisce chi ha ascoltato l’audizione, che la commissione ha deciso di secretare. Anche perché nelle rivelazioni di Lumia c’è più di un passaggio d’interesse per i pm che a Caltanissetta non hanno ancora chiuso la tranche sulla corruzione finalizzata al finanziamento illecito ai partiti che, oltre a Montante, vede fra gli indagati anche Crocetta, con ex assessori e vertici confindustriali siciliani. Qual è la novità? All’Antimafia dell’Ars, Lumia avrebbe raccontato che a ricevere sostegno dal “sistema Montante” non sarebbe stato soltanto Crocetta, ma anche Raffaele Lombardo (prima) e Nello Musumeci (dopo, «fino all’ultima campagna elettorale»). Affermazioni naturalmente tutte da dimostrare. In altre sedi, come è ovvio che sia. Una rivelazione che, se fosse vera, dimostrerebbe che quel sistema non sbagliava un colpo: tre governatori eletti su tre sostenuti. E, soprattutto, proverebbe l’influenza di Confindustria nell’ultimo decennio di storia della Sicilia. «Era come un partito, il partito dell’antimafia», sarebbero state le parole usate dall’ex senatore. Un triste epitaffio se non fosse un’ammissione auto-assolutoria.

«E lei che ruolo aveva?», gli ha chiesto – con parole diverse e differenti sfumature di sospettosa aggressività – più di un membro della commissione. Lumia, da par suo, non s’è sottratto alla «spiegazione politica». Ammettendo il sostegno a quel gruppo che «abbiamo dato perché credevamo davvero al loro contributo nella lotta alla mafia». Ma rifiutando l’abito di “puparo” che in molte ricostruzioni giornalistiche (alcune delle quali citate nell’audizione) veniva cucito addosso al politico di Termini Imerese. Parlando sempre di «noi» e mai da protagonista, né tanto meno da regista occulto, Lumia ha più volte evocato una «scelta politica». Tirandosi fuori da ogni responsabilità: «Io ho fatto il politico, il senatore, e ho combattuto la mafia e non mi sono mai occupato di affari o di gestione di potere». E non s’è abbattuto – seppur visibilmente infastidito – l’ex presidente e per anni membro fisso dell’Antimafia nazionale anche quando qualcuno, maliziosamente, ha riesumato le carte dell’inchiesta in cui si parla di 20mila euro di fondi in nero “postumi” chiesti all’ex assessore Marco Venturi per la campagna elettorale di Lumia. «Poi passa la segretaria di Crocetta», è la frase-simbolo di un’intercettazione che l’esponente dem smentisce: «Mai preso soldi». Segue una raffinata vendetta consumata rispondendo a chi gli chiede il perché della rottura di Venturi con Montante: «Non so fu davvero perché scoprì di non condividere alcune cose, o magari per altre ragioni…».Strette di mano, sorriso tirato. È finita, almeno per ora. Dopo quasi due ore. Un’eternità. Sotto a chi tocca. La prossima settimana sarà il turno di Ivan Lo Bello, ex presidente siciliano e vicepresidente nazionale di Confindustria. Il “gemello diverso” di Montante in una stagione della quale resta ancora molto da capire.

Twitter: @MarioBarresi

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