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Coronavirus, i numeri salgono e il picco ora è imprevedibile

Di Enrica Battifoglia |

ROMA – Sono numeri inattesi e che rendono nuovamente impossibile fare ogni previsione, compresa quella relativa all’arrivo del picco della curva epidemica: i 28.710 malati di coronavirus in Italia (aumentati di 2.648 in un giorno) portano a 35.713 il numero complessivo dei contagiati, comprese vittime e guariti, mentre i 2.978 decessi segnano un aumento di 475 rispetto a martedì, contro i 345 in più registrati fra lunedì e martedì.

«I nuovi numeri rendono più difficile qualsiasi previsione: siamo costretti ad aspettare un’intera settimana per vedere una conferma del rallentamento della crescita e fare una previsione affidabile», ha detto all’ANSA il fisico teorico Federico Ricci Tersenghi, dell’Università Sapienza di Roma.

«Speriamo che questi numeri rappresentino una fluttuazione che domani possa rientrare», ha aggiunto. Se da un lato «è certo che la curva epidemica abbia abbandonato la fase esponenziale iniziale, è difficile ora prevedere il picco». L’aspetto più interessante, secondo l’esperto, «riguarda le singole regioni: non vogliamo sbilanciarci, ma in molte di esse la crescita non sembrerebbe esponenziale. Non è ancora possibile fare nessuna affermazione statistica, ma forse – ha aggiunto – c’è l’impressione che le regioni del Centro-Sud potrebbero restare lontane da situazione drammatica del Nord». La speranza, ha rilevato, è che non ci sia un aumento di casi dovuti alle persone che sono arrivate dal Nord.

La parola d’ordine è ancora una volta «pazienza», ma nello stesso tempo «dobbiamo mantenere una forte speranza», ha osservato Ricci Tersenghi. Questa settimana potrebbe portare infatti «buone notizie» in quanto sarà trascorso l’intervallo di tempo dopo il quale si dovrebbero cominciare e vedere gli effetti delle misure restrittive a livello nazionale.

«Pazienza» è la parola sulla quale ha insistito anche il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), Silvio Brusaferro, intervenuto nella conferenza stampa della protezione civile. «Ancora una volta le regioni del Nord sono le più coinvolte nel numero di persone positive», mentre «in altre aree del Paese c’è una crescita non veloce, ma questo – ha detto – non deve illuderci né creare false illusioni: se tutti eviteremo contatti stretti potremo rallentare la crescita epidemica».

L’appello, ha rilevato, è rivolto soprattutto alle «persone positive senza sintomi o con pochi sintomi». La seconda raccomandazione del presidente dell’iss riguarda le persone fragili, ossia gli anziani e le persone con più patologie, nei quali si riscontra il tasso maggiore di mortalità. «Siamo consapevoli – ha aggiunto – che siamo in una fase in cui non possiamo ancora vedere i benefici delle misure di restrizione, ma non possiamo mollare».

Resta il tema che le cifre attuali non riescono a rendere le dimensioni reali dei casi di coronavirus in Italia. Lo stesso Brusaferro ha rilevato che «una parte importante delle persone è asintomatica», ma che l’Italia segue le politiche adottate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) riguardo ai tamponi per i test.

Resta quindi di fatto sconosciuto il numero delle persone che in Italia ha l’infezione ma non i sintomi. In proposito ci sono solo delle stime, come quella pubblicata sul sito MedRxiv da Livio Fenga, dell’Istat, secondo la quale i casi di coronavirus in Italia potrebbero superare i 100, vale a dire otto volte superiori rispetto ai pazienti sintomatici. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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