Inchieste
A Palazzolo la rivolta (sedata) contro il sindaco leghista che “privatizza” i rubinetti
Palazzolo Acreide (Siracusa) – In fondo sarebbe una breve in cronaca: il consiglio ha bocciato la petizione di 1.663 cittadini contro la scelta di sostituire i contatori idrici con 5.985 “smart meter”, via libera al progetto dei privati da 2,5 milioni (più Iva). Ma il fatto stesso che questa storia minima accada a Palazzolo, delizioso paese barocchissimo dalle radici grecissime, dov’è nato ed è sepolto Pippo Fava, ci costringe d’istinto a inerpicarci sui tornanti di stranezze e suggestioni. Per scoprire, arrivati in cima a ’u Palazzu, che forse qualcosa non va. Ed ecco spuntare subito l’orgoglioso sindaco leghista, Salvatore Gallo, direttore di banca assoldato a febbraio scorso da Matteo Salvini col rito della “muzzicata” della salsiccia (bontà divina, quella palazzolese) e poi additato a esempio di buon governo quando decise, in pieno lockdown, di «spegnere le luci pubbliche inutili per risparmiare 700 euro al giorno da distribuire ai cittadini», lo lodò il Capitano. «Un grande abbraccio, amico mio», la risposta grata. Gallo, fiero alfiere della crociata contro il famigerato 5G nel Siracusano, ha ascoltato le paure del Forum regionale Acqua e Beni comuni: «Il servizio idrico è pubblico, esternalizzarne un pezzo per i prossimi 13 anni è come far mettere un piede dentro ai privati». Ma i contatori intelligenti, alla fine, si faranno.
Il sindaco di Palazzolo Acreide Salvatore Gallo con il leader della Lega Matteo Salvini
Tutto comincia, per curiosa coincidenza, proprio il giorno in cui l’Italia si risveglia chiusa per Covid. Il 9 marzo scorso la Idrica Srl presenta agli uffici comunali la proposta di installare i quasi 6mila “smart meter”. Ma la burocrazia del piccolo municipio sui monti Iblei, nonostante lo smart working, riesce a esitare la pratica in tempi record. E così il progetto arriva in giunta, che lo approva il 24 aprile, nonostante il parere negativo della terza commissione, viene inserito last minute all’ordine del giorno nella seduta di consiglio del 18 maggio. «C’era tempo fino al 30 giugno per decidere, perché tanta fretta?», si chiede Giulia Licitra, presidente della commissione e consigliera di maggioranza. Ma in aula il piano passa, col no dell’opposizione.
A questo punto scatta la protesta. Antonella Leto, portavoce del Forum regionale, instilla il primo dubbio tecnico sull’iter: «La scelta potrebbe intralciare la costituzione dell’Ati (Assemblea territoriale idrica, ndr) siracusana, che entro il 2021, come in tutt’Italia, avrà il soggetto unico per gestire il servizio idrico integrato. Che senso ha che il Comune si impegni, per una cifra così importante e per un tempo così lungo, privatizzando una parte di servizio che potrebbe rientrare nei finanziamenti pubblici del futuro gestore?». E Fabrizio Raso, presidente regionale di Centro Consumatori Italia, fa un paio di conti a voce alta: «Il progetto di Idrica Srl è faraonico e spropositato. Ed è singolare che mentre la Arera (l’Authority nazionale per l’energia, ndr) lancia una test nazionale a campione, con un totale di 60mila smart meter, a Palazzolo si decida invece di adottarne in maniera definitiva quasi 6mila, il 10 per cento di quelli istallati come sperimentazione in tutta Italia…».
L’amministrazione Gallo non fa una grinza. E Riccardo Messina, potentissimo assessore alla Rigenerazione urbana e alle Infrastrutture sostenibili, su La Civetta di Minerva, spiega tutto. Il perché della scelta: «Dobbiamo adeguarci, entro settembre 2020, a una direttiva Ue. In bilancio non ci sono fondi e dovremmo fare un mutuo. L’unica soluzione è un progetto privato che finanzi l’opera». E anche la dimensione del project financing: «Un soggetto politico – scandisce – non è tenuto a entrare nel merito dei numeri di un progetto in questa fase, ma solo dopo la gara d’appalto. Io e l’ufficio tecnico dobbiamo solo verificare se l’istituto di credito ha validato l’importo. Se ciò avviene, per me l’importo è valido. Qualunque esso sia». Le cose, dunque, si mettono subito bene per la Idrica Srl, costituita il 16 gennaio scorso (meno di due mesi prima della proposta al Comune), con sede legale a Roma e uffici ad Agrigento e a Catania. Amministratore unico è la ragioniera Angela Daniela Grasso, fra i soci risultano Giuseppe Fiore (residente allo stesso indirizzo di Grasso) e la Gecomi Srl di Priolo, quest’ultima con Rosario Fiore presidente del Cda e Alessandro Fiore socio e consigliere delegato. E così, di Fiore in Fiore, la start up romana plana su uno scenario siracusano. Rosario Fiore, infatti, era il responsabile della manutenzione dell’impianto idrico di Sai8, coinvolto – e scagionato con formula piena nel 2019 – nell’inchiesta sullo sversamento di reflui e altre sostanze inquinanti nel Porto grande di Siracusa.
Sai8, ex gestore del servizio idrico integrato in nove comuni del Siracusano, prima del fallimento (con relativo processo per bancarotta fraudolenta) era una delle enclave più redditizie del “sistema Siracusa”, con Piero Amara gran ciambellano in una corte in cui bazzicavano magistrati, avvocati, politici e imprenditori. Fiore non c’entra più nulla con Sai8, ma il suo reticolo societario conduce altrove. Presente a vario titolo in altre aziende (oltre alla Gecomi, anche Solmac Srl e Scm Srl), è il vicepresidente della Lucan Oil di Potenza, a sua volta socia della Irem Spa. E siamo di nuovo a Siracusa: la Irem (il cui ad è Giovanni Musso, apprezzato presidente della sezione Metalmeccanici e installatori di Confindustria Siracusa) è fra i leader europei in manutenzione e costuzione di impianti industriali. Una holding che rappresenta un pezzo di storia del Petrolchimico: past president è addirittura Ivan Lo Bello; fra i fondatori, nel 1979, c’è un palazzolese doc, Nello Messina, titolare della prestigiosa cantina Marabino. Ma “Lasagna”, come qui lo chiamano affettuosamente, è in buona compagnia. Perché fra i legali di Irem ci sarebbe Antonio Randazzo, genero di Paolo Gallo, proprietario dello storico Molino San Paolo, l’unica azienda privata in cui, così come risulta dagli atti nel progetto, sarebbe previsto un’area dove Idrica piazzerà uno dei ripetitori necessari a far funzionare gli “smart meter”. Ma, in una nota, la direzione dell’azienda precisa che «nessuna autorizzazione o consenso sono stati concessi da Molino San Paolo, né alla Idrica Srl né al Comune di Palazzolo, per la concessione di un’area di nostra proprietà allo scopo di installare un ripetitore previsto nel project financing sul servizio di lettura dei contatori nel territorio comunale». Allora è stato fatto a loro insaputa? Anche nel curriculum dell’assessore Messina, brillante ingegnere fino a poco tempo fa titolare di Omega Project Srl (fallita), c’è più di un link con Irem: il passato lavorativo con società legate al colosso industriale, come Techimp Impianti, Forster Wheeler, SnamProgetti, Polimeri Europa ed Enichem Priolo.
Torniamo alla cronaca. Gli animi si surriscaldano. Niente a che vedere, sia chiaro, con la sommossa popolare dopo la sconfitta “taroccata” nella finalissima di Il Borgo dei Borghi, quando la giuria tecnica premiò Bobbio ribaltando il televoto che aveva incoronato Palazzolo, già tesoro dell’Unesco. Fulmini e saette, con interrogazioni parlamentari e la buon’anima di Philippe Daverio oggetto delle maledizioni sicilianiste, alcune alquanto sguaiate. Stavolta, a fine giugno, qui vengono raccolte 1.663 firme di palazzolesi. Nonostante il clima di ostracismo. L’assessore Messina lancia gli hashtag #imbroglioniseriali e #ciamaccummattiri; il sindaco non fa mistero di non gradire la petizione. «Mi ha mandato un messaggio privato per un mio “like” a un post, figuriamoci se avessi firmato. Non l’ho fatto – confessa un commerciante, chiedendo l’anonimato – anche se avrei voluto». Sui muri spunta pure un manifesto, piuttosto sgrammaticato, firmato “il comitato dei saggi”, in cui si attaccano «pseudo-intellettuali, pseudo portatori di verità, pseudo garantisti e pseudo buonisti», elencando i successi del sindaco: la petizione è «una speculazione politica». Con un post scriptum che è tutto un programma: «E appaciamu li cani e li lupi, poviri picurieddi e afflitti crapi». Mentre, fra chi sostiene la rivolta anti-contatori, si sussurra: «Questo è un affare di massoni, in sonno ma svegli…». Molto politically correct è Gallo: «L’acqua resterà pubblica. Ma, se qualcuno mi convince che sto percorrendo una strada sbagliata, posso sempre tornare indietro», dice alla vigilia di un incontro con Natya Migliori e Nello Gibilisco, referenti del Forum. Si discute, con civiltà. E ognuno resta della propria opinione. Quella di Messina, per inciso, è che «i palazzolesi hanno capito tutto, perché questa storia interessa ormai a quattro-cinque persone».
Si arriva al voto in consiglio, giovedì scorso. La maggioranza boccia la richiesta di annullare in autotutela il progetto della Idrica. Il sindaco esulta: «S’è esplicata la vera democrazia. Palazzolo è forse in una fase di risveglio». E snocciola: «Se gli elettori di Palazzolo sono circa 7mila, significa che abbiamo dato voce alle più di 5.300 persone che non hanno firmato la petizione». Il Forum non molla: denuncia carenze nella documentazione del progetto e, con Anna Bonforte (vicepresidente di Zero Waste Sicilia), sostiene che Idrica «non possiede i requisiti minimi per proporre un project financing». Poi si cita pure un parere pesante: quello di Giorgio Azzarello. «Visto che si è aspettato tanto, perché magari il cambio dei contatori poteva essere fatto prima», dice il commissario dell’Ati di Siracusa nominato dalla Regione, ora «varrebbe la pena aspettare» l’aggiornamento del Piano d’Ambito, che «dovrebbe già essere operativo da metà settembre». Con un programma di interventi e fondi pubblici per realizzarli. E ora Gibilsco annuncia un referendum consultivo: «Chiediamo alla nostra comunità un parere, sì o no, ma nel segreto dell’urna». Finora ha (stra)vinto il primo sindaco leghista della Magna Grecia. Ma la partita, forse, non è ancora chiusa. C’è tempo per capire se questa sia davvero una storia che fa acqua da tutte le parti.
Twitter: @MarioBarresi
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