NOSTRA INTERVISTA
I conti della Regione e l’Sos di Musumeci: «Il deficit un freno per i primi anni»
Dopo il siparietto, Musumeci “torna” governatore. E affronta, in una lunga intervista nella redazione de La Sicilia, numerosi temi.
Come sono i conti della Regione?
«Ho affrontato il tema nella prima seduta di giunta in presenza del ragioniere generale. Noi puntiamo a compiere un’operazione-verità. I siciliani hanno il diritto di sapere da quale punto parte questa avventura esaltante, ma anche difficile».
E da quale punto si parte?
«Ammonta a 5 miliardi il deficit della Regione. Ed è fuor di dubbio che la crisi finanziaria condizionerà l’operato del governo almeno per i primi anni».
Ma per Baccei i conti sono in ordine.
«Non voglio polemizzare con il governo precedente. Lo dico con la sobrietà che un presidente deve avere. Ma va detto che la condizione delle finanze della Regione, con le partecipate quasi tutte in deficit, si presenta drammatica. Perciò urge un confronto sereno con il governo centrale»
A partire dall’ipotesi di una norma salva-Sicilia in Finanziaria come exit strategy per la mancata approvazione del consolidato?
«Se ancora siamo in tempo per poterla chiedere, certamente. In tal caso bisognerebbe che fosse introdotta a Palazzo Madama».
Ma l’interlocuzione col governo non sarà soltanto sui temi finanziari.
«Certamente. Mercoledì incontrerò i primi rappresentanti del governo: i ministri Delrio e Galletti».
Quali dossier porterà con sé sulle infrastrutture?
«Col ministro Delrio ho bisogno di definire un quadro operativo anche alla luce dei fondi a disposizione per le opere pubbliche».
Uno dei must del centrosinistra: una pioggia di miliardi per la Sicilia.
«Per ora la pioggia non c’è. Quei miliardi sono solo una nuvola: sette miliardi fra coesione, fondi strutturali e Patto per il Sud. Col ministro si dovrà definire un piano strategico di azione: devo capire quali sono i tempi e soprattutto se il governo ritiene di dover concedere la necessaria flessibilità a una Regione che ha assunto una nuova classe dirigente da alcuni giorni».
E con Galletti?
«Affronteremo l’altra emergenza: i rifiuti. Galletti, con l’ultima intesa sottoscritta due giorni fa, non può chiederci di fare in 15 giorni ciò che la Regione non ha fatto in 15 anni. Cosa s’è fatto in questi anni? S’è andati avanti di proroga in proroga, senza avere mai avuto il coraggio di affrontare il problema in termini risolutivi. La Regione oggi è quasi ostaggio di chi detiene le discariche. E la colpa non è del privato, ma è della politica che non ha avuto il coraggio di scelte d’avanguardia».
Lei cosa vuole fare sui rifiuti?
«Sto costituendo, d’intesa con l’assessore Figuccia, un comitato di esperti per definire una nuova strategia, individuando soluzioni a breve e a medio termine. Nell’immediato servono almeno altre dieci piattaforme per assorbire le 5mila tonnellate di rifiuti prodotti ogni giorno nell’isola».
E a medio termine si può pensare ai termovalorizzatori?
«A medio termine dobbiamo eliminare le discariche, con una differenziata del 60/65%. Sui bruciatori, e dunque su una frazione minima, esistono tesi divergenti. Sposeremo la soluzione che si rivelerà di minore impatto».
Il Tar ha già dato una picconata alla riforma delle Province, in attesa della pronuncia della Consulta sull’impugnativa di Palazzo Chigi.
«È una menzogna dire che le Province sono enti inutili. Il governo ha difeso la legge Delrio che s’è rivelata, dove applicata, un fallimento. Ritengo che ci sia stato un eccesso, da parte del governo nazionale, nel considerare la Delrio una legge di “grande riforma sociale ed economica”. Ammesso che lo sia, la competenza nell’ordinamento degli enti locali è e rimane della Regione. Una Provincia governata da un presidente eletto dal popolo è un ente di perfetta gestione, al quale dovrebbero essere decentrate altre funzioni oggi in capo alla Regione: l’approvazione degli strumenti urbanistici, la gestione delle acque e dei rifiuti, l’edilizia popolare, la motorizzazione».
È pronto il turn over dei dirigenti?
«Non è una penalizzazione. La rotazione dei dirigenti obbedisce a una logica di trasparenza e di competenza. Se un dirigente è stato leale, onesto ed efficiente non c’è ragione di doverlo penalizzare. A noi interessa la fascia intermedia, dagli impiegati ai funzionari, che ha bisogno di essere motivata. Sarò poi molto attento alle strutture decentrate della Regione, per coglierne inefficienze e potenzialità».
Intanto il segretario generale lascia.
«Anche lì non si tratta di una penalizzazione. Avevo preannunciato che avrei sostituito il segretario generale e lo farò compiendo una scelta».
Cosa farà Patrizia Monterosso?
«Se fosse interna, andrebbe a dirigere una struttura. Essendo esterna…».
Nella composizione della giunta quanto c’è di sua volontà effettiva e quanto di compromesso coi partiti?
«Per ogni forza politica ho scelto su una rosa di nomi, rispettando accordi ed equilibri. Sono contento del risultato finale. Mi spiace solo che Fratelli d’Italia e Noi con Salvini non abbiano trovato un’intesa».
Infatti la giunta è in versione “noi senza Salvini”. Ha sentito il leader della Lega?
«Ho parlato con Giorgetti. Parlerò con Salvini. Al di là di qualche intervento scomposto di esponenti siciliani, si appianerà tutto».
Micciché è blindato per la presidenza dell’Ars?
«Non me ne occupo. Il presidente della Regione non presiede più i vertici di maggioranza, laddove non riguardino il governo ma la politica. Questo è un metodo nuovo. E lo rivendico».
Come va con Sgarbi?
«Ottimi rapporti. La foto? Nessuna polemica. Doveva prendere un aereo, era stato tutta la mattinata con me».
Non c’è il rischio che diventi un Battiato al cubo? Come si concilia il rigore musumeciano con l’anarchia sgarbiana?
«Sgarbi sfugge a qualsiasi classificazione. O lo si apprezza o lo si disistima, non c’è via di mezzo. Io gli voglio bene e lo apprezzo. Ed è il non siciliano che più e meglio conosce il patrimonio culturale dell’isola. Che Sgarbi faccia dichiarazioni a raffica è persino scontato. Le sue proposte saranno oggetto di valutazione di tutto il governo. Ma la sua fantasia, la sua creatività e la sua esuberanza sono per il mio governo».
Chissà che ne pensa, compare Salvatore da Palagonia.
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