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Catenanuova, la prima moglie dell’omicida: «Al posto di Loredana potevo esserci io»

Di Giulia Martorana |

Catenanuova (Enna) – «So che al posto di Loredana avrei potuto esserci io». Donatella Mirabella, prima moglie di Filippo Marraro, è certa che anche lei sarebbe finita uccisa se non avesse lasciato un uomo la cui personalità violenta emerge sempre più, a distanza di 4 giorni dall’omicidio della compagna Loredana Calì.

«E’ terribile che Loredana nel giorno in cui doveva festeggiare i suoi 40 anni, fosse su un tavolo dell’obitorio. Io con quel uomo ho passato l’inferno – aggiunge Donatella Mirabella – e mi ha perseguitata per sette anni, dopo la separazione. Ha smesso solo quando ha incontrato la donna che adesso ha ucciso. Ha tolto la madre ai suoi figli ai quali ha distrutto la vita». Dal matrimonio tra Marraro e Donatella, oggi felicemente sposata con un uomo che, dice, le ha ridato la gioia di vivere, è nato un figlio, oggi ventiseienne, che alle telecamere della Rai ha dichiarato che non perdonerà mai il padre per quello che ha fatto a Loredana che considerava una seconda mamma.

«Mio figlio – spiega Donatella – mi ha detto di provare una vergogna profonda e di temere che tutti lo guardino come il figlio dell’assassino. Io ho lasciato il mio ex marito dopo due anni di matrimonio e voglio solo riferire un episodio, quando incinta di 8 mesi, sono stata picchiata e afferrata per il collo. Dopo la separazione sono stata seguita, aggredita, malmenata e in paese tutti conoscevano la natura violenta e possessiva di quel uomo». Donatella non fa mai il nome di Marraro, ma ricorda le botte, le settimane ed i mesi vissuti nel terrore di uscire da casa. «Non ha mai esitato ad aggredirmi e picchiarmi – aggiunge – anche davanti a nostro figlio che all’epoca era solo un bambino. Mi sento una miracolata, anche se so che quando è finito il mio inferno è cominciato quello di Loredana».

Ieri mentre si svolgeva l’autopsia sul corpo di Loredana, alla quale era presente l’avvocato Egidio La Malfa, che rappresenta la madre, le sorelle e fratelli di Loredana Calì, nel carcere di Enna Marraro è comparso per l’interrogatorio di garanzia, assistito dal suo difensore, avvocato Maria Fallico. Marraro ha risposto al Gip confermando il racconto fatto ai carabinieri poco dopo il delitto. Un racconto dettagliato, lucido nella ricostruzione, di quello che è accaduto lunedì mattina, da quando ha atteso Loredana vicino alla sua auto a quando pistola in pugno, l’ha costretta a salire alla guida e raggiungere la casa di campagna dove, una volta costretta a scendere, le ha sparato. Avrebbe riferito di avere sparato il primo colpo mentre lei si stava inginocchiando, forse sperando di salvarsi la vita. Ma certamente cosciente delle intenzioni di chi era stato suo compagno per 18 anni e del quale conosceva la natura violenta. L’autopsia ha confermato che la donna è stata raggiunta da due colpi di pistola calibro 38 special sparati a distanza ravvicinata. Uno in linea retta, l’ha raggiunta al collo ed è quello che l’avrebbe uccisa, l’altro è stato sparato dall’alto in basso, ha attraversato l’avambraccio e colpito al cuore la donna. Marraro aveva detto ai carabinieri ai quali aveva telefonato dopo il delitto di avere sparato la seconda volta per essere sicuro che fosse morta. L’uomo ha sostenuto di non sopportare che lei lo avesse lasciato, che potesse avere altri uomini e, quindi di essere considerato «un cornuto». Una frase detta alla vicina quando, dopo l’omicidio, rientrando a casa per farsi la doccia e aspettare i carabinieri le ha detto: «Ho ucciso Loredana. Filippo Marraro non passa per cornuto».

Ieri è anche trapelata la notizia che in realtà Marraro volesse uccidere anche l’ex cognata, sorella di Loredana, che riteneva responsabile della fine del loro rapporto. Sembra che dopo avere assassinato l’ex compagna, sia andato a casa della sorella di lei ancora con la pistola in tasca. La donna non era in casa e le ha telefonato per dirle che Loredana era morta. Solo dopo avrebbe nascosto la pistola, avvisato i figli di 17 e 12 anni della morte della mamma e poi chiamato i carabinieri. Per due giorni Marraro non rientra nella nuova norma per la quale gli imputati di omicidio non possono essere processati con il rito abbreviato e ottenere lo sconto di pena. Tuttavia, anche con il rito abbreviato potrebbe non sfuggire all’ergastolo, perché oltre all’omicidio premeditato aggravato, il Pm gli ha contestato il sequestro di persona aggravato.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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