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La strada per avere turismo tutto l’anno? «Imitare il modello delle Canarie»

Di Daniele Ditta |

PALERMO –  Seguire l’esempio delle Canarie per incrementare il turismo siciliano anche in autunno e in inverno. Secondo Giovanni Ruggieri, presidente dell’Osservatorio sul turismo nelle isole europee (Otie), il modello delle isole spagnole è vincente: «Perché – spiega – hanno azzerato la stagionalità, creando nei fatti un’industria che funziona sempre. Ci sono riusciti andando al di là delle motivazioni del territorio». In altre parole, non basta crogiolarsi sulle bellezze che madre natura ci ha donato; «bisogna creare prodotti nuovi per stagioni nuove». Affinché, sottolinea Ruggieri, «il turismo in Sicilia non sia “l’industria dei panettoni e delle colombe” che si mangiano solo in determinati mesi dell’anno». 

La metafora usata dal presidente dell’Otie emerge chiaramente nell’indagine “Viaggi e vacanze in Italia e all’estero”, realizzata dall’Istat sulla scorsa dei dati consolidati dello scorso anno. I numeri certificano una Sicilia dai due volti. Tra luglio e settembre è una le mete predilette e figura tra le regioni italiane dove si registrano i maggiori flussi di visitatori per quattro o più notti: la nostra isola si attesta al 7,6%, dopo Puglia (13,1%), Emilia-Romagna (9,9%), Calabria (8,6%) e Toscana (8,2%). Mentre scompare letteralmente dai “radar” delle statistiche che intercorrono tra novembre e marzo, dove primeggiano Toscana, Lombardia e Trentino Alto Adige.

La mancata destagionalizzazione comporta anche una perdita in termini di fatturato, in un segmento ad esempio – quello del turismo estero – che d’estate invece va a gonfie vele. A dimostrarlo, stavolta, sono i dati elaborati da Bankitalia. Nel trimestre luglio-settembre, i turisti stranieri lasciano sul territorio siciliano 793 milioni. La Sicilia riduce di un terzo il suo incoming turistico internazionale nel secondo trimestre dell’anno e riesce a fatturare 365 milioni (meno della metà) fra ottobre e dicembre.

«In autunno e inverno – sostiene Ruggieri, che è anche docente di Economia del turismo all’Università di Palermo – non possiamo vendere gli stessi prodotti turistici che vendiamo in estate. Lo sforzo deve quindi essere concentrato su nuovi prodotti e non sui prezzi. Invece adesso, nei mesi della caduta e dell’assenza di domanda turistica, gli imprenditori del settore ricettivo prediligono abbassare i prezzi. Ci sono alberghi che vanno addirittura al di sotto dei costi medi, perdendo ciò che hanno guadagnato in estate».

Anziché guardare il bicchiere mezzo pieno, bisogna riempire quello mezzo vuoto «concentrandosi sui periodi in cui i turisti calano drasticamente. Come? Organizzando manifestazioni sportive, eventi culturali e legati al Made in Sicily, dall’agroalimentare alla moda, ma anche sostenendo le compagnie aeree – risponde Ruggieri –. Ecco dove vanno orientati i fondi pubblici. In quest’ottica, da componente del comitato regionale Grandi eventi ho proposto un sistema di premialità per chi, enti pubblici o aziende private, decide d’investire in eventi che si svolgono nei mesi autunnali e invernali».

Che poi, investire su iniziative che possano richiamare turisti l’anno significa muovere l’economia in generale. «Le imprese propriamente turistiche – Ruggieri – incamerano il 40% di ciò che un visitatore spende, il 60% viene distribuito in altre attività. Il turismo, insomma, è un volano per l’intera economia di un territorio. Per raggiungere gli obiettivi di crescita, che non significa soltanto un aumento delle presenze, serve un lavoro di squadra».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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