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L’Isola ombelico del Mediterraneo. «Ma dobbiamo crederci tutti»

Di Gianluca Reale |

CATANIA – Orizzonte 2030. Riannodiamo il discorso avviato con il nostro inserto di fine anno e torniamo a immaginare il futuro prossimo venturo. Con il confronto di voci diverse, allungare lo sguardo con un forum. Come ci vediamo tra dieci anni, come ci immaginiamo, dove saremo? Anzi, dove saranno soprattutto i nostri giovani, visto che (vedi il sondaggio a pagina 4) tra i 18 e 24 anni per metà si immaginano fuori dalla Sicilia?

Per questo primo round abbiamo messo attorno a un tavolo il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, l’imprenditore Luca Busi, ceo di Sibeg, il presidente di Coldiretti Sicilia, Francesco Ferreri dell’Anguilla e il fondatore dei Briganti Rugby di Librino, Piero Mancuso. Retaggi culturali, mestieri, provenienze anche molto diverse tra i nostri ospiti, probabilmente il giusto mix per una chiacchierata ricca di spunti, moderata dal direttore de “La Sicilia”, Antonello Piraneo, assieme al caporedattore centrale Andrea Lodato e all’inviato Mario Barresi. Con una consapevolezza di fondo: 10 anni non sono tanti, ma sono un tempo possibile. E c’è molto da fare per cercare di riprendere saldamente in mano il timone di quest’isola che naviga al centro del Mediterraneo. E fare in modo che i nostri giovani non abbandonino l’Isola. La vera, grande sfida.

«Ogni occasione di confronto – esordisce Musumeci – credo sia utile e lavorare per immaginare un obiettivo decennale è un metodo saggio. Tanto che proprio due mesi fa abbiamo istituito una commissione di esperti, imprenditori, accademici, affinché tra fine febbraio e i primi di marzo ci consegnino uno studio su come sarà la Sicilia nel 2030. In funzione di questo studio capiremo dove indirizzare attenzione e risorse». D’altronde, la geografia pone la Sicilia al centro del bacino euro-afro-asiatico. «Questo ci consentirebbe di farne una sorta di punto di riferimento per culture, civiltà, economie che si affacciano sul Mare Nostrum», aggiunge Musumeci.

Il refrain, già sentito in tempi andati per la sola Catania, è quello di “Sicilia capitale del Mediterraneo”. «Ma non basta essere al centro – sa bene il presidente della Regione – piuttosto serve una buona reputazione, una dotazione infrastrutturale che ancora non c’è, più cooperazione fra le quattro università isolane, un cambio di marcia da parte di tutte le istituzioni. E serve che il governo italiano e il capitale straniero credano a questa vocazione della Sicilia. Invece, non mi pare che il governo abbia una visione globale sul Mezzogiorno».

Lo sguardo di Piero Mancuso offre la visione di chi lavora nei quartieri difficili. «Formare i giovani, a 360 gradi, è fondamentale – dice Mancuso – e il collegamento tra università, direi meglio tra tutte le istituzioni culturali e formative, è necessario. Serve una nuova generazione di formatori, possibilmente di alto livello. Non ci dobbiamo accontentare. Sicilia capitale del Mediterraneo? Sì, ma dobbiamo uscire dallo slogan e farlo diventare una cosa fattibile, per i Paesi mediterranei dovremmo riuscire a diventare quello che sono oggi Londra o Parigi per i nostri ragazzi».

Luca Busi è venuto in redazione con cinque punti su cui ha focalizzato la sua visione. L’ultimo è «valorizzare le eccellenze. Dobbiamo essere bravi – dice – a portare avanti e trasferire le esperienze virtuose che ci sono in alcune parti del territorio. E poi imparare a prenderci cura del bene comune». Lui vedrebbe bene tra dieci anni una Sicilia «molto più green, auto elettriche, colonnine, pannelli fotovoltaici, con aziende e istituzioni capaci di promuovere la sostenibilità ambientale». Quindi il turismo, un’industria che ancora offre servizi non sempre adeguati. Ma è «una grande opportunità – insiste Busi – perché la stagione potrebbe durare 8-10 mesi e invece è più corta di quella della Romagna. Si potrebbe puntare sul turismo sportivo e molto di più sul segmento dell’extra lusso».

Turismo fa rima anche con cultura e archeologia, qui da noi. Un patrimonio eccezionale a volte non fruibile. «Con l’assessore Tusa – annuncia Musumeci – abbiamo deciso di esporre la nave greca ritrovata a Gela nel castello federiciano, almeno finché non si risolverà il contenzioso che impedisce la realizzazione del museo a Bosco Littorio».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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