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Sciascia e la sua inseparabile Olivetti portatile

Di Antonio Ravidà |

Leonardo Sciascia fu polemista e scettico, attento e schivo con gli amici e gli avversari. Scrisse libri per vari editori e articoli per i giornali, compresa “La Stampa” di cui fui corrispondente da Palermo per 32 anni. Arrigo Levi lo volle tra le nostre firme e, quando uscì “Tuttolibri” ci frequentammo di più.

Non guidava l’automobile e spesso gli diedi passaggi. Evitava di telefonare, a modo suo era timido, fumava troppo e sorrideva sprezzante per fatti e persone che disapprovava. Veniva spesso nel mio ufficio all’Ansa e nella stanza che ospitava la sede palermitana di Radiostampa consegnava i testi per il “Corriere del Ticino”.

Fu allora che lo ritenni, oltre che grande scrittore, mediocre dattilografo. Con l’Olivetti portatile (stessa serie di quella fra gli altri di Indro Montanelli) infatti usava il solo dito medio della mano destra, più veloce di Buffalo Bill con il grilletto. Gli errori di stampa l’angosciavano e aveva un correttore di bozze di lusso: il presidente della Corte d’Appello, Francesco Nasca, suo vero amico.

Nella sede di “Sellerio”, tenendo a battesimo la fortunata collana della “Memoria”, eravamo una ventina di persone. Elvira Sellerio lo magnetizzava, ma tutto il suo amore fu sempre e soltanto per la moglie Maria e le figlie Annamaria e Laura. Gli piaceva ciondolare fra la galleria “Arte al Borgo” di Maurilio Catalano e, pur senza essere uno che si strafogava di cibo, un vicino negozio di formaggi tipici delle Madonie. Le polemiche dimissioni dal Consiglio comunale di Palermo, lui che era un radicale, dopo due anni da indipendente dal Pci interruppero i rapporti con Renato Guttuso, invece comunista ortodosso. Sciascia se ne dispiacque. Nei roventi contrasti del resto ci si ritrovava benissimo: come quelli per le sue accuse ai “professionisti dell’antimafia”.

Con me non si vantò mai dei suoi successi, ma ci si accorgeva facilmente che non riusciva a non rallegrarsene. Assalito dal male, negli ultimi due anni limitava ai giorni pari scrittura e incontri e nei dispari subiva la dialisi. La sera di domenica 19 novembre 1989 la moglie mi fece avere le ultime cartelle cliniche da consegnare tramite “La Stampa” a un noto medico di Torino. Alle 7,10 l’indomani però la morte.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA