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L’Ingv ricorda (e ricostruisce) la distruttiva eruzione di 40 anni fa a Randazzo

Di Redazione |

CATANIA – Poco dopo l’ora di pranzo del 17 marzo 1981, ad una quota di 2.625-2.500 metri, iniziano ad aprirsi fratture nel versante nord dell’Etna. Comincia così una delle più drammatiche e distruttive eruzioni dell’Etna degli ultimi secoli. Un evento che sarà di brevissima durata – solo 6 giorni – ma che si svilupperà con una dinamica insolitamente violenta e rapida.

L’evento fu osservato e studiato dai vulcanologi dell’Università di Catania e dell’Istituto Internazionale di Vulcanologia, istituto che è confluito nell’attuale Osservatorio Etneo dell’Ingv che sul sito IngvVulcani pubblica una ricostruzione del vulcanologo Boris Behncke. In soli due giorni, le colate laviche inondano e devastano boschi, terreni coltivati, vigneti, casolari e abitazioni; tagliano strade, ferrovie, travolgendo le linee telefoniche ed elettriche. Per poco le colate non raggiungono la cittadina di Randazzo e il vicino borgo di Montelaguardia.

Nella serata del 17 marzo si apre una frattura a quota 1.800 metri dalla quale una voluminosa colata lavica comincia ad avanzare molto rapidamente verso nord, minacciando l’abitato di Montelaguardia, a pochi chilometri a est di Randazzo. Nelle prime ore del 18 marzo, il sistema di fratture eruttive si propaga ulteriormente verso il basso e nella tarda mattinata raggiunge quota 1400 metri. La colata lavica principale segue un percorso che si dirige fra Randazzo e Montelaguardia.

In poche ore, la colata principale distrugge dozzine di case di campagna e terreni coltivati e taglia tutte le vie di comunicazione: i binari delle Ferrovie di Stato e della Fce, la Statale 120 e diverse altre strade. Interrompe le linee elettriche e telefoniche, lasciando Randazzo al buio ed isolata. Continua intanto la propagazione del sistema di fratture eruttive, che termina nel pomeriggio del 18 marzo con l’apertura di alcune piccole bocche a quota 1.250-1.115 metri, dalle quali escono solo minori volumi di lava.  Il braccio più lungo, il 19 marzo, raggiunge il letto del fiume Alcantara

Infine, l’eruzione comincia a perdere forza, e la colata che sta minacciando Randazzo rallenta, arrestandosi a 2 km dall’abitato il 23 marzo.

Il volume totale di lava emessa in questa eruzione è stimato di circa 20-30 milioni di metri cubi, volume relativamente modesto, ma i tassi effusivi hanno raggiunto picchi eccezionali di circa 600 metri cubi di lava emessa al secondo. 

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