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Mafia, arrestato Turi Ercolano: chi è il boss che si cucì la bocca al maxiprocesso

Di Redazione |

TORINO – Già condannato per mafia nel maxiprocesso di Palermo, e ora libero dopo alcuni decenni trascorsi in carcere, girava armato di pistola. Salvatore Ercolano detto ‘Turì, 70 anni, esponente di spicco del clan catanese “Santapaola-Ercolano” è stato arrestato dai carabinieri del Comando provinciale di Torino e si trova ora ai domiciliari. E’ accusato di porto e detenzione illegale di armi.

Cugino del boss Nitto Santapaola, Ercolano è considerato anch’egli un “capo”. Divenne celebre a metà degli anni Ottanta, per la protesta che mise in scena in aula durante il maxi processo, a cui si presentò con le labbra cucite con una spillatrice.

Le indagini, condotte dai militari del Nucleo Investigativo tra marzo e maggio 2019, hanno consentito di accertare che in più occasioni Ercolano ha girato sul territorio nazionale armato di pistola.

L’ordinanza di custodia cautelare degli arresti domiciliari, emessa dal Gip di Torino su richiesta della locale Procura della Repubblica – DDA, è stata eseguita ieri mattina dai carabinieri.

L’udienza del 21 maggio 1986 del maxi processo a Cosa Nostra, nell’aula bunker del carcere dell’Ucciardone a Palermo, fu caratterizzata in apertura dalla singolare forma di protesta di Salvatore Ercolano, rinviato a giudizio per associazione mafiosa e traffico di stupefacenti, ritenuto affiliato alla cosca dell’allora latitante Nitto Santapaola. Ercolano si presentò con la bocca “cucita”. Per “sigillarsi” la cavità orale, unì le labbra, bucandole con una spillatrice da tavolo, del tipo usato in cancelleria. Quindi fece leggere un messaggio dal compagno di gabbia Tommaso Spadaro (uno degli imputati di spicco del processo, già pesantemente condannato per traffico di eroina a Firenze) in cui smentì quanto sul suo conto dissero numerosi pentiti nei vari procedimenti giudiziari in cui era coinvolto. 

Nella lettera Ercolano precisava anche che la sua protesta non aveva nulla a che vedere col processo ma che era stata  ed e’ provocata oltre che dai pentiti  anche dal severo regine di detenzione al quale diceva di essere sottoposto. Rivolgendosi al presidente, ercolano aggiunse: «Mi dica lei come mi debbo comportare. L’unica mia difesa è la bocca e a questa bocca non crede nessuno. Cosi’ me la sono cucita». Seduto sulla panca della panca della gabbia, Ercolano si mise poi a fumare una sigaretta introducendola in una narice.

In quell’udienza, Salvatore Ercolano nel pomeriggio non tornò  in aula ma fu stato trasferito nell’ infermeria del carcere per essere liberato dalla “cucitura” alla bocca.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA