Cronaca
Ancora un suicidio tra le forze dell’ordine: sono quasi due ogni settimana
Ieri mattina un poliziotto in servizio nella Divisione Anticrimine della Questura di Caltanissetta si è tolto la vita. Aveva 50 anni, era sposato con una insegnante e la coppia aveva due figlie che stanno svolgendo in maniera encomiabile il percorso universitario.
A trovare il corpo ormai privo di vita di P. G. nel garage del condominio in cui la famiglia abitava nel quartiere San Luca, è stata la moglie intorno alle 8. Il dramma però si era già compiuto. Pare che il poliziotto abbia lasciato un messaggio in cui si scusa con la moglie e le figlie per il drammatico gesto messo in atto. Ad avviare le indagini di rito sono stati i carabinieri, anche loro giunti immediatamente nel luogo in cui si era consumata la tragedia.
Il poliziotto ieri avrebbe goduto di una giornata di riposo. Sino a venerdì aveva lavorato con i colleghi dell’Anticrimine con l’impegno e la professionalità di sempre. Qualcuno dei colleghi, singhiozzando, diceva ieri che mai e poi mai avrebbe potuto ipotizzare quanto invece è accaduto. «Sino a venerdì – ha aggiunto – appariva sereno, allegro, si parlava insieme dell’imminente festività del Natale».
La notizia del suicidio di P. G. ha gettato nella prostrazione tutto il personale di Polizia in servizio a Caltanissetta. Ma non solo. Perché si tratta dell’ennesimo caso di uomo in divisa che si toglie la vita. La criminologa Antonella Cortese presidente Aispis, l’Accademia Italiana delle Scienze Polizia investigativa e Scientifica, e Vice Presidente Osservatorio Nazionale dei diritti e della salute dei militari e forze dell’ordine, lancia un appello alle istituzioni affinchè promuovano interventi e sostegni psicologici.
«Sono gli ultimi giorni dell’anno, ma la triste conta dei casi di suicidi nelle forze dell’Ordine e forze Amate non si arresta. Ieri a Caltanissetta un poliziotto si è tolto la vita con un colpo di pistola nel garage di casa. Nel 2019 abbiamo raggiunto il numero straziante di quasi due episodi alla settimana. Uomini e donne in divisa che decidono, o di rivolgersi contro l’arma oppure di impiccarsi in caserma; queste le modalità con cui nella totalità dei casi decidono di mettere fine al proprio disagio e alle proprie sofferenze. Da criminologa e da Presidente dell’Aispis, nonchè da Vice Presidente Osservatorio Nazionale dei diritti e della salute dei militari e forze dell’ordine – afferma Antonella Cortese – mi sono da sempre battuta per difendere i diritti civili e preservare il ruolo e la figura della donna nella nostra società colpevole per troppo tempo di aver vissuto nel retaggio culturale di una visione maschilista che ha tolto spazio, e in molti casi la vita, a molte ragazze, compagne, fidanzate, innamorate, amanti ma alla fine solo e soltanto vittime. Ecco allora – sostiene Antonella Cortese – dobbiamo reagire all’idea di una società che guarda solo alle vittime, ai fatti compiuti, all’irreparabile».
Per l’esponente dell’Accademia Italiana delle Scienze Polizia investigativa e Scientifica «la conta dei morti deve finire. Si deve indagare alle origini e scoprire le cause. Si è fatto tanto nel contrasto ai femminicidi e molto c’è da fare ancora ma adesso dobbiamo fare altrettanto per i suicidi nelle forze dell’ordine che, non mi stancherò mai di ripeterlo, sono singoli episodi ma da trattare assolutamente non come casi isolati. Proprio come nella violenza contro le donne abbiamo iniziato a risolvere quando si smesso di pensare al singolo caso di stalking, alla singola lite domestica o al singolo schiaffo, ma si è preso coscienza del fenomeno collettivo e globale del problema. Due vittime a settimana tra le nostre divise devono suscitare altrettanto sdegno».
«Che cosa possiamo fare?», si chiede Antonella Cortese: «Iniziamo a parlarne e le Istituzioni ci ascolteranno. Torniamo a chiedere subito una Commissione parlamentare d’inchiesta per i suicidi nelle Forze Armate».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA