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Mineo, Salvini chiude il Cara: «Che bella giornata». Ma lavoratori protestano: «Lasciati in mutande»

Di Redazione |

MINEO – «Sul Cara siamo passati dalle parole ai fatti. Pensiamo già a cosa verrà al suo posto. Si recupereranno al presidio del territorio uomini e donne, si risparmieranno un sacco di quattrini: lavoriamo per ricollocare i lavoratori, ma la Sicilia, Catania e Mineo non possono fondsare il loro futuro sull’immigrazione. Oggi è un bel giorno per legalità territorio che dedico ai due anziani massacrati». Con queste parole il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha recitato il “de profundis” del Centro accoglienza richiedenti asilo di Mineo aperto nel 2011 e oggi definitivamente chiuso dal capo del Viminale.

«La chiusura del Cara – ha spiegato Salvini – è una promessa fatta non solo ai siciliani, perchè il più grande centro immigrati d’Europa era un grande business da decine e decine di milioni di euro».

«Alcune indagini hanno portato alla luce fattispecie evidenti di mafie non solo italiane, ma anche nigeriane che dal Cara di Mineo si sono allargate come potenza operativa dello spaccio su tutto il territorio. E’ stato provato dalla procura – ha aggiunto il ministro – che era anche un centro base di mafia nigeriana per lo spaccio di droga per la prostituzione, per la ricettazione e le aggressioni. Violenza stupri e omicidi come a Palagonia. Mi avevano dato del matto quando da ministro ho promesso che l’avrei chiuso perchè era un centro che raccoglieva fino a 4 mila persone. In passato le abbiamo ridotte fino a oggi che la presenza è zero. Questo vuol dire tranquillità per il territorio».

Come detto, il vicepremier ha dedicato la giornata ai coniugi Solano, uccisi dal 18enne ivoriano Mamadou Kamara, ospite del Cara di Mineo, condannato, l’8 febbraio del 2019, all’ergastolo dalla Corte d’Assise di Catania. I giudici, accogliendo la richiesta del Procuratore di Caltagirone, Giuseppe Verzera, lo hanno riconosciuto colpevole del duplice omicidio per rapina, commesso il 30 agosto 2015, nella loro villa di Palagonia di Vincenzo Solano, 68 anni, e di sua moglie Mercedes Ibanez, di 70. La donna, è la tesi dell’accusa, sarebbe stata anche violentata. L’ivoriano si è sempre proclamato innocente.

Tornado al Cara, Salvini ha spiegato che «con la chiusura del centro risparmiamo un sacco di quattrini e si recuperano forze dell’ordine per il territorio. Stiamo lavorando per riconvertire il personale. E’ un bel segnale. Chi pensa di fare business sull’immigrazione di massa, deve cambiare ragione sociale. E’ il segnale che parte da Mineo e rivolto a tutti. Il fenomeno è sotto controllo».

Il futuro dell’accoglienza di migranti è «in centri più piccoli e più controllati per continuare ad assolvere i doveri che ha una comunità, e per fortuna i numeri sono in calo». Al Cara di Mineo – ha affermato Salvini, si spendevano «10omila euro al giorno che potranno essere utilizzati meglio e in altra maniera».

La protesta dei dipendenti

Ma la chiusura del Cara ha anche altri risvolti non proprio positivi sul territorio. Ovvero le centianaia di persone che lavoravano nell’industria dell’accoglienza e che ora si sono trovati senza occupazione. All’arrivo di Salvini oggi nella struttura, una delegazione di dipendenti ed ex lavoratori del Centro accoglienza richiedenti asilo più grande d’Europa ha protestato utilizzato fischietti ed esposto uno striscione con la scritta «Lasciati in mutande». «Oggi si celebra il funerale di Mineo e del Cara…» era scritto su un altro cartellone.

«I cittadini del Calatino e di Mineo non verranno lasciati soli – è stata la risposta di Salvini – perché questo è l’inizio di un percorso di rinascita. Se uno digita Mineo su Google esce stupro omicidio, furti, spaccio, mafia nigeriana, prostituzione… e invece é un territorio che merita altro e il sindaco mi dice che il valore della produzione agricola e dei terreni agricoli torna ad avere un livello positivo». 

Per questo Salvini ha detto che Mineo deve «tornare all’economia reale, quella dell’agricoltura, del commercio, del lavoro e non quella del business dell’immigrazione. Sono orgoglioso di aver liberato questa terra da un problema. Qui i terreni agricoli e gli immobili valevano zero. Questa torna ad essere una parte di Sicilia e dell’Italia, dove le arance valgono perché sono arance e non perché vengono rubate dal primo balordo che esce dal Cara».

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